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sabato 20 giugno 2020

Pandemia: presente, passato, futuro

Ioachinus Pizzoli Academicus Clementinus Inv.; Lodovicus Matthioli Academicus Clem.us incidit - [Bologna, s.n., 1719], 1 stampa, acqf.; 367 x 255 mm.
Segnalo due contributi che, in modo diverso, ci parlano di "pandemia". 
Il primo è secolarmente consolidato e di apparente semplicità, il secondo, attualissimo, più seriosamente si pone in un'ottica di "futuro". 
E' infatti uscito in questi giorni il libro di Franco Cardini e Riccardo Nencini "Dopo l'Apocalisse",  presentato giovedì 18 giugno, ore 15.30, presso la Camera dei Deputati, a Roma. Troviamo una presentazione di questo libro seguendo questo link oppure leggendo più avanti una introduzione ripresa dalla stampa.

Ricordo che Franco Cardini sarà "virtualmente" con noi lunedì 29 giugno intervistato dalla conciyyadina Prof.ssa Beatrice Rebecchi in una puntata dell'iniziativa culturale “A proposito del domani” proposta dall'Amministrazione Comunale a partire da lunedì 22 giugno.
Ma partiamo dalla semplicità di questa poesia che ci rimanda alla miracolosa "Effigie di S. Maria del Soccorso che si venera dalla di lei Confraternita a capo il Borgo di S. Pietro, e per cui l'anno 1527 cessò il contagio" che apre questo post.
Me a sper c'an vegnae s'al ven c'an me tocca
s'an tocca a sper d'an murir
e se a mor vat far benedir
[Io spero che non venga
E se viene che non tocchi a me
Se mi tocca spero di non morire
E se muoio vai a farti benedire!]
Il libro
Nulla sarà più come prima. Tutto resterà come prima. Due posizioni antitetiche. E due frasi fatte, due luoghi comuni senza significato. La realtà è che il professor Coronavirus ci ha insegnato molte cose. Che credevamo di esser forti e praticamente invulnerabili, mentre siamo deboli e cagionevoli. Che contavamo sulla tecnica che ci avrebbe portato a viver a lungo giovani e sani, e invece è bastato un nuovo esserino microscopico per renderci improvvisamente disorientati e isterizzati. La storia delle pandemie ci racconta tanto, ma non ci dice tutto. Oggi il progresso sta correndo in modo esponenziale, la società si evolve troppo in fretta, è utile cercar d’imparare dal passato ma è più utile ancora immaginare inediti scenari futuri. Il modello turbocapitalista non ha ancora finito di collaudarsi ed è già decrepito. E noi siamo qui. Liberi e soli. Solo che libertà e solitudine in realtà non stanno affatto bene insieme. Inventiamoci i modi per conservare la nostra libertà. Il primo di tutti è trovare il coraggio di battere la nostra solitudine.
Il coronavirus. Che sarà mai, in fondo? Ne abbiam passati di mari, ne abbiam colti di fiori. Ne abbiamo viste di epidemie, ne abbiamo affrontati di pericoli. E questo non è certo stato il peggiore. Vi sono state pandemie più crudeli, più letali. E allora, questa, che cos’ha di diverso? Per noi occidentali moderni, una sola piccolissima cosa. Che non ci era mai accaduta prima, nemmeno quando ci siamo trovati ad affrontare prove ben più dure. Questa però ci ha insegnato una cosa che non sapevamo o che ci eravamo rifiutati d’imparare. Che la nostra splendida e invincibile civiltà moderna non è immortale. Che con tutta la sua potenza è anche molto fragile: un colosso dai piedi d’argilla, come quello della celebre visione. Che è esposta alla fine. E che la fine può arrivare anche sulle ali d’invisibile libellula di un esserino uscito da chissà quale laboratorio di ricerca, da chissà quale antro di apprendisti stregoni. O magari solo per un caso naturale, anche se non vorremmo crederlo né potremmo ammetterlo. Nella vita di ciascuno di noi, arriva prima o poi quel momento. Coglie qualcuno appena bambino o ragazzo, qualche altro già uomo o donna, altri ancora in età matura o avanzata. Spesso si annunzia da lontano, talvolta colpisce come un fulmine. È il momento nel quale ricevi la conferma di quel che hai sempre saputo e hai sempre finto di non sapere. È il momento nel quale ti rendi conto di non essere immortale; che la vita, quella cosa che di solito finisce per gli altri, ha un termine anche per te.

Gli autori

Franco Cardini è professore emerito di storia medievale presso l’ISUS/SNS. Ha insegnato in varie università in Europa e all’estero e collabora con alcune testate giornalistiche e con varie emittenti televisive. Si occupa principalmente di rapporti fra mondo europeo e civiltà musulmana. Per La Vela ha pubblicato “Gesù, la falce, il martello” (2017), “Neofascismo e neoantifascismo” (2018), “Homo viator. Il pellegrinaggio medievale” (con Luigi Russo, 2019), “Interviste impossibili” (2019) e “Cantico postmoderno di Natale” (2019).

Riccardo Nencini è nato in Mugello. È autore di un’opera vasta e differenziata, sia saggistica che narrativa. Ha vinto il Premio Selezione Bancarella Sport 1999 con “Il giallo e il rosa” (Giunti) ed è stato finalista del Premio Acqui Storia 2010 con “L’imperfetto assoluto” (Pagliai) e del Premio Acqui Ambiente 2019 con “La bellezza” (Pagliai). Ha pubblicato “Morirò in piedi” (Polistampa, 2007) e “Il fuoco dentro” (Pagliai, 2016), in omaggio a Oriana Fallaci. Ha ricevuto il Premio Internazionale Il Molinello per aver ideato il “Dizionario della Libertà”.

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