sabato 5 giugno 2021

Demetrio Emilio Cassi borghigiano di nascita, “soldato di ventura per necessità e musico per vocazione”

Emilio Demetrio Cassi, nato nel 1871 a Borgo San Donnino,
eroe a Cuba, spianò a 
Theodore Roosevelt la corsa alla
presidenza degli Stati Uniti. Ricostruita la sua storia.


Emilio Demetrio Cassi borghigiano di nascita, “soldato di ventura per necessità e musico per vocazione”

L'avventurosa vita di questo “borghigiano” che alla fine scelse gli Stati Uniti come sua nuova patria ebbe il suo momento di gloria nel 1898 nella battaglia della collina di Ban Juan a Cuba durante il conflitto che oppose la Spagna agli Stati Uniti e che spianò a quest'ultimo paese la supremazia nel continente delle Americhe. 
Il suo nome è Cassi Emilio Demetrio, il trombettiere di Roosevelt. 

A parlarci di lui è Roosevelt stesso che, diventato Presidente degli US, concesse una intervista ad Ugo Ojetti allora corrispondente negli Stati Uniti per il Corriere della Sera, giornale del quale diventerà vent'anni dopo direttore. Siamo nel 1904 e l'intervista avvenne alla Casa Bianca a Washington. 
Così il Gazzettino di Bergamo, riprendendo il Corriere della Sera di poche settimane prima, riportava la notizia:
“Lo stesso Roosevelt ricordava con parole di calda simpatia l'episodio del trombettiere italiano che, mentre lo seguiva suonando la carica, avendogli una palla spezzato due dita della mano che reggeva la tromba, trasse di tasca il fazzoletto e avvoltone le dita sanguinanti riprese a suonare ed a correre.” 
concludendo poi: 
“la cronaca di quell'episodio, che parecchi giornali americani, come il New York Herald del 10 giugno 1900, hanno, a suo tempo segnalato aggiungendo che il capo trombettiere italiano, di cui si parla, si chiama Cassi Emilio Demetrio, ed è nativo di Borgo San Donnino, provincia di Parma. Egli, per atti di eroismo singolare compiuti durante quella carica, che fu detta di Saint Juan ed è senza fallo il più brillante fatto d'armi della guerra di Cuba, venne fregiato della medaglia d'oro al valore e dal Governo americano nominato a guerra finita, capitano della prima milizia costituita per la sicurezza interna dell'isola.”

I riscontri effettuati confermano la sostanza di questi fatti e permettono di sapere molto di più sulla vita di questo nostro compaesano che fu virtuoso di violino a Parigi, soldato in Algeria, Rough Rider a Cuba, attivista politico con Roosevelt, romanticamente sposato che, stanco di bivacchi e battaglie, 
sceglie la quiete domestica. 
Cassi si definì con queste parole: “musico per vocazione, soldato di ventura per necessità”, la musica lo seguì tutta la vita e che il suo rimpianto per la ferita ricevuta a Saint Juan era quello di non poter più suonare il violino.

Probabilmente a spingerlo definitivamente a New York fu un episodio occorsogli a Cuba .
Dovette scontare infatti 10 mesi nelle prigioni cubane per aver ucciso un tenente cubano davanti all'Hotel Inglaterra nella città di Avana. Cassi allora faceva parte del corpo di polizia dell'Avana e sparò per proteggere un uomo disarmato. Solo la testardaggine della futura moglie cubana riuscì a trarlo fuori vendendo informazioni alla polizia cubana circa un attentato che si andava progettando, informazioni dimostratasi veritiere, la liberazione avvenne comunque in gran segreto per evitare che esplodesse la rabbia anti-statunitense dei nazionalisti.   

In una intervista concessa al quotidiano newyorkese Herald Cassi racconta così la sua vita avventurosa: 
“Oh! Ma alla fine non fate di me uno spavaldo. Io nacqui a Montecarlo magari la mia irrequietezza deriva da questo. Come sapete tutto è così mutevole a Monaco, come in un caleidoscopio. La musica era il mio talento. Io andai a Parigi a studiare.  Come virtuoso del violino fui fortunato. Poi mi arruolai nella Legione Straniera e per due anni prestai servizi tra i negri in Dahomey. Era un lavoro duro. Eccitante? Oh! Si. Ma quando è troppo, ti chiedi il perché.”
Da notare l'indicazione “nacqui a Montecarlo” che potrebbe coprire problemi di emigrazione clandestina, più probabilmente Emilio nacque effettivamente a Montecarlo dove la famiglia si era trasferita. A Montecarlo comunque visse in gioventù prima di trasferirsi a Parigi dove ebbe fama di virtuoso violinista. Sempre a Parigi conobbe quella che diventerà la futura moglie, una cubana appartenente ad una famiglia di fuoriusciti cubani con altre peregrinazioni alle spalle negli Stati Uniti ed in Europa. 
Meno noti sono i motivi del suo repentino arruolamento nella Legione Straniera. Terminata questa esperienza probabilmente durissima, Emilio Cassi ci dice: 
“poi venni a NY. Qui come musicista andai bene ma i miei compagni e colleghi intrapresero altri mestieri e io traslocai a San Francisco.”
A San Francisco Cassi  diventò il leader di una orchestra di 24 elementi in uno dei teatri della città ed incontrò “Bucky” O'Neil, un incontro che cambiò ancora una volta la sua vita. 
“Bucky” diventò più di un amico, di lui Cassi diceva: 
“egli era il mio punto fermo, egli sarebbe passato nel fuoco e nell'acqua per un amico. C'era un splendido cuore troppo grande per il suo corpo. Nessuno provò tanto dolore come me quando fu ucciso a San Juan!”
Fu Bucky O'Neil a portarlo in Arizona e fece di lui un vero americano. In Arizona, dove rimase quattro anni, divenne un uomo delle praterie ed ottenne il documento di  cittadinanza, giurò quindi fedeltà alla “bandiera a stelle e strisce e alla fine Bucky, che era molto patriottico, lo convinse che dovevamo andare a Cuba a “pulire dagli spagnoli la faccia della terra”. 

Cassi racconta: 
“Io avrei dovuto essere leader della banda di cow-boys che desideravano entrare nella cavalleria dei Rough Riders. Ma gli eventi precipitarono e non c'era tempo di esercitarsi per cui dovetti raggiungere San Antonio in fretta dove il colonnello Wood ed il luogotenente colonnello Roosevelt stavano reclutando truppe per i loro reggimenti. Fui il terzo ad essere arruolato sempre “alle calcagna di Bucky”. 
Nominato trombettiere Cassi ebbe l'opportunità di andare al fronte a Las Quasimas e a San Juan. 
Qui, “una pallottola andò a sbattere contro il mio polso il 2 luglio 1898, e mi mise fuori gioco. Il peggio di questo fu che io non posso più suonare il violino. Dopo Santiago tornai con il colonnello Roosevelt. Quando fu candidato a governatore io feci molti viaggi elettorali con lui. Si, io ero a Bowery con lui.” 
Non dice tuttavia che si fasciò con uno straccio la mano e continuò a suonare la carica che risultò alla fine vittorioso. Questo fatto lo rese famoso e Roosevelt, il futuro Presidente degli Stati Uniti lo premiò.  

In una intervista parla anche della moglie di origine cubana e lo fa in questi termini: 
“Ella è di New York ed io sono cittadino americano, di questo siamo ambedue fieri. Lei si è diplomata all'accademia del Sacro Cuore. Suo fratello era un banchiere, tuttavia quando scoppiò la guerra essa si ricordò la sua origine cubana e si arruolò nella Croce Rossa e fu così che ci incontrammo”. 
La futura moglie, Caroline Fernandez chiamata familiarmente Cocola, era una cugina del Generale Demetrio Castillo, un nome famoso negli annali della rivoluzione cubana che, in quel momento, appoggiò gli Stati Uniti per affrancarsi dalla Spagna. Tornata a Cuba come ausiliaria: 
“essa badava agli ammalati e confortava i morenti, come una donna, solo una brava donna, sa far bene. Io mi ritrovai con il cuore colpito, e  noi diventammo compagni di tenda per la vita.”
Il matrimonio fu celebrato all'Avana nel periodo durante il quale Cassi stava ancora scontando la pena per l'episodio dell'uccisione del tenente cubano di cui abbiamo parlato. 
Sorsero difficoltà perché nella città aveva molti nemici a motivo dell'uccisione e nessun prete avrebbe accettato di sposarlo. Ma un  un prete Cattolico  che conosceva Cassi da quando i Rough Riders erano a San Antonio accettò “di farci ambedue felici.” 
La moglie si mise immediatamente in movimento per la sua liberazione, avrebbe infatti dovuto passare tre anni in carcere. Da allora spese una fortuna cercando di ottenere il rilascio del marito. 
Supplicò il governatore Wood, il Governatore Roosevelt, il presidente McKinley e le autorità militari locali. Niente la scoraggiò. Per ottenere il suo scopo e stargli vicino il più possibile pagò ai carcerieri grandi tangenti fino a quando fu dato l'ordine di impedire il suo ingresso al carcere. 
Ad un certo momento essa denunciò alle autorità militari che alcuni cubani tramavano per far esplodere il teatro Tacon e un altro edificio comunale a Santa Clara nella notte del quattro luglio. 
L'informazione allarmò l'autorità militare che le promise di condonare  al marito la restante pena qualora l'informazione si fosse dimostrata veritiera e i cospiratori fossero stati arrestati. L'Avana fu messa sotto protezione militare e quella notte un reggimento di soldati sorvegliava gli edifici a Santa Clara. Un tentativo fu fatto in entrambi i posti, esattamente come dai dettagli forniti dalla signora Cassi. 
Tre uomini furono catturati mentre tentavano di mettere pacchetti di dinamite sotto il teatro Tacon. 
Il Governatore Generale Wood prese in mano a questo punto il caso e concesse il perdono. Cassi lasciò segretamente all'Avana dopo il suo rilascio per andare subito negli Stati Uniti con la moglie.

Alla fine dell'intervista con l'inviato dell'Herald Cassi conclude così questa vicenda:

 “Io feci il mio dovere come meglio ritenevo, mi comportai come ogni cittadino americano dovrebbe fare. Avvocati e spese varie per la mia difesa consumarono tutti i miei soldi ed io decisi di tornare a NY, lavorare e diventare un uomo d'affari, come ogni americano dovrebbe”.
Al che l'inviato aggiunge concludendo a sua volta: 
“Questo quanto, dopo molte insistenze, Cassi disse delle sue avventure, sempre insistendo di non essere un soldato di ventura per scelta, ma in forza degli eventi e che egli chiedeva a tutti solo il favore di lasciarlo in pace. Lui doveva pensare solo a crearsi la propria strada alla faccia di tutti”. 
Questa è la storia movimentata dei primi trent'anni di Cassi Emilio Demetrio, borghigiano nato nel dicembre 1871, a Borgo San Donnino o a Montecarlo. Resta da dire che le fonti giornalistiche utilizzate non danno molte altre indicazioni per costruire una cronologia precisa di una vita molto intensa, dal suo ruolino militare sappiamo invece che aveva una lieve carenza visiva all'occhio sinistro.  
Il suo soggiorno a Monaco o Montecarlo come la migrazione negli Stati Uniti non hanno infatti date precise, i restanti episodi possono invece essere datati per i precisi riferimenti storici dei fatti narrati.

Cassi probabilmente non tornò mai a Borgo, ma chiaramente non dimenticò le origini della sua famiglia, il fatto stesso che ai compagni di avventura ed a Roosevelt avesse indicato Borgo San Donnino come suo luogo di appartenenza è molto significativo, la sua provenienza italiana è comunque confermata da altri riscontri sulla stampa americana all'epoca degli ultimi eventi narrati. 
Ambrogio Ponzi



2 commenti:

  1. Ah, Il Risveglio, che giornale... Se non ci fosse , lo si dovrebbe inventare; non voglio assolutamente perdere questo numero. La vicenda mi ricorda anche quella di quell'italiano, unico sopravvissuto all'ecatombe di soldati blu, comandati dal generale Custer, massacrati daimSioux.

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  2. Franco, per cortesia. "uccisi" può bastare. I Sioux si stavano solo difendendo. O li vuoi far passare solo come selvaggi??

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