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giovedì 1 aprile 2021

Ombre e luci su Borgo san Donnino. I Farnese in un libro di Vittorio Sozzi

Questo libro, scritto e curato da Vittorio Sozzi, è stato licenziato alla stampa nel marzo 2021 in una edizione fuori commercio in tiratura limitata a 150 esemplari. Chi fosse interessato potrà utilmente contattare direttamente il nostro concittadino ed autore.
 

Ombre e luci su Borgo san Donnino

Nel 1526, quando Borgo san Donnino "saccheggiato fu senza trar arma", a condurre i lanzichenecchi era un certo Pier Luigi Farnese "di temperamento guerriero, selvaggio e rude", mercenario di Carlo V imperatore: I borghigiani, che videro il palazzo comunale devastato, non avrebbero mai immaginato che quel personaggio sarebbe diventato un decennio dopo il suo Duca, il Duca di Parma e di Piacenza.

Giusto il tempo per Pier Luigi di saccheggiare Roma, capitale della cristianità, e di assistere alla elezione del padre, il cardinale Alessandro Farnese, al soglio papale come Paolo III!

Ci racconta tutto questo Vittorio Sozzi nel suo libro fresco di stampa "La dinastia Farnese con ombre e luci su Borgo san Donnino"

Una "'edizione fuori commercio" che Vittorio presenta come "compendio storico" ma che in realtà, farnese per farnese, maschio o femmina che sia,  sposa o amante, traccia la storia di quei due secoli in cui a Borgo successero tante cose: ombre e luci appunto. 

Abbiamo esordito con una pesante ombra: il saccheggio del palazzo comunale, vediamo il resto.

I Farnese, ormai solidamente Duchi di Parma, Piacenza, prestarono molta attenzione al nostro Borgo, situato a mezza strada tra le due vicine "capitali" in una posizione strategica sia per il controllo interno del ducato che per quello del transito degli eserciti da nord a sud della penisola.

Entro le poderose mura a prova di cannone trovava posto l'intero borgo ma anche altrettanto spazio da poterne raddoppiare la superficie. L'imperatore non gradì tanto sfoggio di potenza e, dalla Spagna, ordinò l'abbattimento dei bastioni, cosa che fu prontamente eseguita. I borghigiani, con gran dispetto incassarono, ma furono "premiati" con una bolla pontificia del 12 febbraio 1601 che eleggeva Borgo San Donnino a sede vescovile. A pagina 68 troviamo stampata per la prima volta la Bolla, conservata nell'archivio diocesano, con il fronte e retro del sigillo di Papa Clemente VIII.  

I Farnese dotarono Borgo di importanti costruzioni e Vittorio le colloca via via nel loro contesto storico e nella successione dinastica dei Farnese; la più imponente, il Palazzo dei Gesuiti, è ancora lì e la sua storia da tre secoli è parte della nostra storia.

Enrichetta d'Este stabilì la sua corte a Borgo san Donnino

Ma la dinastia Farnese nel settecento repentinamente finì per mancanza di eredi e l'ultimo atto si consumò proprio a Borgo. Enrichetta d'Este, vedova  farnese, tenne corte nella nostra Rocca ristrutturata a residenza. Per i borghigiano fu un momento di pausa anche lieta in attesa di peggiori eventi, i Borboni infatti erano alle porte anzi in municipio.

Detto questo non resta che leggere il volume di Vittori Sozzi che sarà ben lieto della vostra attenzione. Aggiungo solo che il Pier Luigi, quello che permise le scempio del nostro Palazzo Comunale, finì malamente: gettato nel fossa della Cittadella di Piacenza dai congiurati fu straziato orrendamente. 

Ambrogio Ponzi

3 commenti:

  1. Buonasera,
    A che indirizzo o recapito è possibile contattare l’autore?
    Grazie mille cordialità
    AD

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    1. Si può telefonare all'autore stesso al numero 0524 527373

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  2. Molto interessante, complimenti. Immagino che le 150 copie a disposizione finiranno in fretta.

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