Chi entra nella Chiesa di San
Francesco a Fidenza può stupirsi di un monumento che chiaramente appare
compresso in uno spazio ristretto, che non rende merito all'opera e neppure
all'artista che l'ha creata. Nel sarcofago di marmo nero sono raccolti i resti
mortali di Enrichetta d'Este e del secondo coniuge, il Langravio Leopoldo
d'Assia- Darmstadt; l'insieme marmoreo è dello scultore Giovan Battista Boudard
(1715-1773).
Enrichetta Anna d'Este era nata a
Modena il 27 maggio 1702, terza figlia del Duca Rinaldo ( 1655-1737) e di
Carlotta di Brunswich- Luneburg (1671-1710).
L'Europa del 1700 era ancora un
insieme di Stati la cui importanza si misurava dal valore strategico delle
relazioni stabilite sia con le alleanze che con i matrimoni. Rinaldo d' Este
non era stato destinato a diventare duca, spettava al nipote Francesco, aveva
cercato quindi altre vie di carriera, ma con poca fortuna, restava quella ecclesiastica, buona
opportunità di comodo, infatti il 2 settembre 1686 era stato ordinato Cardinale Diacono.
Il 6 settembre 1694, però, con la
morte del Duca Francesco II , si presentò il problema della successione. È
facile pensare all'impegno dei vari dignitari per compiere rigorosamente
secondo i canoni le varie procedure atte a consentire a Rinaldo di insediarsi a
Modena come Duca. Una dispensa papale sciolse il vincolo ecclesiastico, una
delegazione si recò a Vienna per ottenere da parte dell'Imperatore Leopoldo I
d'Asburgo l'investitura al Ducato di Modena e Reggio ed infine a completare il
tutto vi fu il matrimonio con Carlotta per assicurare una discendenza.
Il Ducato confinava con quello di
Parma e Piacenza su cui governavano i Farnese. Strana origine aveva questo
Ducato, sorto nel '500 da accordi tra l'Imperatore Carlo V e il Papa Paolo III
Farnese che desiderava garantire un dominio
alla sua discendenza . (Lo storico incontro dei due massimi poteri il 21
giugno 1543 a Busseto è colà ricordato da una lapide marmorea sulla facciata
della Collegiata).
All'inizio del '700 a Parma era
insediato il Duca Francesco (1678-1727)
sposato a Sofia Dorotea di Neuburg, cognata in quanto vedova del
fratello Odoardo (1666-1693) morto prematuramente lasciando un'unica figlia ,
Elisabetta (1692-1766).
Quando nel 1727 morì Francesco,
senza eredi, rimaneva l'ultimo fratello, Antonio ( 1679- 1731), grasso e
gaudente nel cui sangue erano ormai spente
le capacità guerriere e politiche della stirpe.
Per assicurare una discendenza
alla dinastia fu costretto a sposarsi e la scelta cadde sulla “vicina di
casa”Enrichetta d'Este.
Il matrimonio fu celebrato il 5
febbraio 1728 , ma ebbe vita breve e triste.
Il duca Antonio, infatti, morì
improvvisamente il 20 gennaio 1731 e cominciò una “farsa “a spese della povera
Enrichetta, o meglio, ritenendosi di primaria importanza per gli equilibri europei la successione al Ducato ,
prevalsero gli interessi politici su
quelli morali ed umani e alla vedova fu attribuita una falsa gravidanza...con
conseguente “teatrino”.
Il Papa avanzava le pretese della
Chiesa, il diritto di investitura spettava a Vienna, gli Asburgo infatti tenevano lo scettro imperiale, unica erede
Farnese era Elisabetta sposata a Filippo V di Spagna, il quale nel 1720
aveva provveduto con opportuna previdenza a garantire
ai loro discendenti maschi, non
destinati al trono spagnolo, la successione in alcuni stati italiani tra cui
Parma e Piacenza. Di diritto divenne Duca il Principe Carlo di Borbone in cui
scorreva il sangue farnesiano della madre. La nonna materna Dorotea , in attesa
del suo arrivo, fece il suo ingresso a Parma.
Le cronache parlano delle feste
solenni e grandiose che la Città dispose per l'arrivo del nuovo Duca il 9
settembre 1732.
Enrichetta?
Finalmente “liberata dai raggiri
di palazzo”, si era allontanata da Parma, dovette tuttavia farvi ritorno per
restituire a Carlo tutti i beni del Ducato, compresi gioielli, quadri ,
arredamenti …, mentre la Casa d'Este e la Corte di Parma si accordavano per la
sua buonuscita. S.A.R Don Carlo
concedeva un vitalizio annuo di “tremila doppie* d'Italia”, la residenza
negli Stati, il godimento del Palazzo
“detto di Madama” di Piacenza, per la villeggiatura era destinata la Rocca di
Borgo San Donnino e in seguito avrebbe ottenuto palazzi a Cortemaggiore, Polesine e Sissa. (da A.
Leandri- Momenti di Festa a Borgo S. Donnino...- 2005)
La storia del Ducato prendeva
altre strade e il sogno farnesiano si frantumava.
Enrichetta cresciuta alla Corte di
Modena aveva imparato ad apprezzare e a condividere le occasioni di svago che,
pur nell'ambiente austero di Corte, davano onore e lustro ai Signori.
Apprezzava gli intrattenimenti, la musica, le recitazioni, era consapevole del
ruolo protettivo e munifico verso i sudditi e praticante della pietà
cristiana. Continuò a vivere nel Ducato, alternando i suoi soggiorni nelle
varie dimore.
Dalle Cronache si apprende che
alla fine di dicembre 1732 andò ad
abitare a Piacenza nel palazzo ducale. Era stata a Borgo quattro mesi
“spassandosi con vari festini in Case particolari e molte opere e Comedie sì
nel Seminario che nella propria Rocca, adesso Reale ( proprietà del Principe
Carlo) “.( A Leandri-pag 29)
Non era un tempo di pace, ciò nonostante la nobiltà rispettava la vita
per la quale era stata preparata. Da parte sua la Chiesa non era da meno con
riti che duravano giorni, con allestimenti spettacolari di processioni da una
chiesa all'altra con stendardi , “torze”, candele, catafalchi.
Enrichetta accettò, “per suo
decoro e quiete”, la richiesta di
matrimonio del Principe Leopoldo, Langravio* d'Assia Darmstadt; si sposarono a
Piacenza il 31 dicembre 1738 e la notizia fu divulgata solo dopo tre mesi.
I Principi condividevano
gusti raffinati ed eleganti, passione per il teatro, piacere dell'accoglienza e dell'ospitalità
come riportato dall'abate Pietro Zani: “La sua piccola corte era l'ospizio di
quanti cavalieri e letterati passavano di qui”. Egli stesso, di umili origini, ne sperimentò la generosità.
Sempre dalle cronache si apprende
la stretta vicinanza con i P.P. Cappuccini che in più occasioni ebbero a
ricevere doni e sostegno per la loro chiesa da entrambi i coniugi: calici, tabernacolo con lo stemma congiunto
di Enrichetta e Leopoldo, un prezioso crocifisso appartenuto a Paolo III...(
Bergamaschi).
Dal 1585 i Cappuccini avevano Chiesa e Convento a sud del borgo nuovo verso la collina (attuale parco delle Rimembranze) e alla morte di Leopoldo per vaiolo il 27 ottobre 1764, in quella chiesa Enrichetta disporrà la sepoltura del marito dando commissione allo scultore Boudard per un mausoleo che raccogliesse i resti di entrambi.
Enrichetta morì il 30 gennaio 1777
in Borgo,”La sua Corte era stata un centro fulgido di cultura, di arte e di umanità sullo
squallido panorama che offriva Borgo a quel tempo...” ( Aimi-Copelli, pag.232).
Di lì a poco l'Europa sarebbe
stata sconvolta dalle nuove idee, dal crollo dell'assolutismo, dal passaggio di
Napoleone. Gli ordini religiosi furono in gran parte soppressi , i loro beni
passarono al Demanio. I Cappuccini subirono varie peripezie e dopo un breve
ritorno nel loro convento tra il 1872 e il 1875 decisero di lasciarlo per
costruirne uno nuovo, con l'assenso della Santa Sede e delle autorità civili,
comprando un piccolo Beneficio in località Crocetta ( convento attuale).
L'11 dicembre 1883 finalmente in
Comune si votò per il trasferimento del Mausoleo nella nuova chiesa e si
compiva la volontà chiara della Principessa: “il sito della sepoltura sia per
quanto mai si può vicino agli occhi dei Cappuccini, affinché non siano mai
dimentichi di suffragare l'anima sua”( Bergamaschi pag 30).
Marisa Guidorzi
L.A. Muratori - Annali d'Italia- Vol. XII Dal 1701 dell'Era Volgare fino all'anno 1749
L. Alfieri - Gigli azzurri- Storia di casa Farnese- Silva Editore- Parma 1995
A. Leandri - Momenti di festa a Borgo S. Donnino nel Settecento – 2005
A Bergamaschi - L'arte nella chiesa e nel convento dei Cappuccini di Fidenza - 1984
- Doppia: moneta del sec. XVI, equivalente a due scudi d'oro
- Sacro Romano Impero: ebbe inizio con Carlo Magno
investito del suo potere dal Papa la notte di Natale dell'8oo. L'ultimo
imperatore fu Francesco II d'Asburgo che depose il titolo nel 1806.
- Langravio: conte territoriale (land-gravo= territorio- conte)
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