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martedì 31 luglio 2012

G. B. Tagliasacchi: ritratto della nobildonna Lavinia Ferrarini Dodi

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Questo ritratto di elevata finezza, apparso di recente sul mercato antiquariale di Brescia, merita una speciale attenzione. Si tratta infatti di un inedito autografo di Giovan Battista Tagliasacchi (Borgo San Donnino 1696-Castelbosco Piacentino 1737) come attestano chiaramente lo stile fluido ed elegante e la scritta sul retro del telaio che ri porta l'identità della giovane dama dai capelli cinerini : "Ritratto della signora Lavinia Ferrarini Dodi in età d'anni 25; fato dal signore Gio.Battista Tagliasacchi l'anno 1734". 

Johannes Ferdinand Khien (Neusohl 1656 - Vienna 1723) a Zibello

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All’interno della quattrocentesca chiesa di Zibello di fondazione pallaviciniana si possono ammirare numerose opere di pregio, tra cui questa affollata scena biblica, collocata sulla parete di destra del presbiterio,  che  però non è  “La raccolta della manna” come si è  solitamente ritenuto, bensì  “Mosè che fa scaturire le acque dalla roccia del monte Horeb” (Es. 17,3-7):  solo così, infatti, si  possono spiegare la verga impugnata dall’accigliato profeta,  l’atteggiamento dei personaggi affaccendati con brocche e bacili in rame, ma anche in prezioso argento sbalzato, i bambini che si dissetano prendendo l’acqua dalle mani della mamma e infine il cagnolino che si abbevera alla corrente del ruscello.

Nessun dubbio invece per quanto riguarda l’autore, grazie alla scritta  in basso a sinistra, dove, accanto alla data 1699, compare in evidenza  il nome di Ferdinando Chieni ( “Pingente Ferdinando Chieni Ungaro”): nome italianizzato di Johannes  Ferdinand Khien (Neusohl 1656 - Vienna 1723), valente  pittore battaglista, di origine ungherese,  la cui vicenda biografica e artistica, fino a ieri del tutto sconosciuta,  è stata  da poco ricostruita con grande accuratezza  da  Klara Garas (Lubiana, 2000). Di incerta formazione, ma figlio del pittore Johann Christoph, Ferdinando Chieni, citato dallo Zani come Chier o Chierici ( il suo cognome,“scritto sbagliato o letto sbagliato, capito sbagliato, interpretato secondo gli usi locali” è citato anche come Kien, Kuhn, Chien, Khuen, Tieni, Chiari ecc) appartiene a un’antica famiglia di artisti, pittori e scultori,  attivi nel XVII secolo, tra cui abbastanza famoso  Hans Jakob Khien (Khirn), pittore operante al servizio dell’arcivescovo di Bratislava e  della famiglia  Esterhazy a Eisenstadt (1669).
Tema ricorrente della maggior parte delle  sue opere, a partire dalle prime tele datate al 1682, è la battaglia, con furibondi scontri tra cavalieri,  chiaramente ispirati    all’epica delle continue  guerre contro i Turchi: circa una decina di dipinti finora individuati nelle principali collezioni di  Salisburgo Vienna e Sibiu. Klara Garas, che  ritiene probabile   un viaggio in Italia di Khien  negli anni Novanta, ignora tuttavia  l’esistenza del quadro  autografo della chiesa  Zibello, la cui marcata  impronta  “battaglista”, è evidenziata  dal cielo tempestoso, dal paesaggio scuro e tormentato e dagli accampamenti israeliti brulicanti di figure in movimento.
Sempre nella stessa chiesa parrocchiale, le guide locali  attribuiscono a Chieni pure i tre quadri del coro: “La Madonna col Bambino e Santa Teresa d’Avila”, “Il miracolo di San Benedetto” e il “Martirio dei SS.Gervasio e  Protasio”,  ma solo quest’ultimo, composto in modo non del tutto convenzionale e con qualche richiamo  alla cultura veneta e emiliana,    può essere sicuramente assegnato al pittore ungherese.  La sua sistemazione  del tutto  posticcia come pala d’altare fa inoltre dubitare che si tratti proprio  dell’originario  pendant del Mosè, la cui esistenza, sul lato opposto del santuario (attualmente occupato dalla “Gloria” domenicana del bavarese Ignaz Stern)  è  confermata dai documenti dell’archivio parrocchiale, in  particolare dalle “Memorie Gardini”, che danno   notizia del doppio incarico affidato dalla locale  Confraternita del Santissimo Sacramento al poco più che trentenne artista  ungherese, dimorante a Parma e forse in attesa di riprendere il suo viaggio di formazione alla volta di Firenze,  Roma e  Napoli: “La Venerabile Confraternita del Santissimo Sacramento della priorale Chiesa di Zibello ha fatto fare a sue spese sotto il priorato del Signor Giovan Battista Boni li doi quadri che sono nel Coro dalle parti dell’Altar maggiore per il quale ha dato lire 1400. cioè 700 per quadro; qual pittore è stato un tal signor Ferdinando Chieni, ongaro, di presente abitante in Parma et a di 14 agosto 1699 sono stati ataccati al muro di questa Chiesa da mastro Giovanni Biazzi, marangone, quale ha fatto le cornici”.

In questo secondo dipinto, che ci sembra largamente  sottovalutato,  Chieni ambienta l’episodio  del  martirio dei santi patroni in uno spazio aperto, proprio nell’attimo in cui il carnefice sta per sferrare il colpo fatale alla testa di Protasio, mentre in primo piano giace riverso in diagonale il corpo privo di vita  di Gervasio, sul quale gli aguzzini hanno crudelmente  infierito con i flagelli, rimasti abbandonati a terra vicino alla colonna del supplizio.
All’esecuzione  dei due fratelli gemelli milanesi, figli di Vitale e Valeria pure essi martiri cristiani, assiste dall’alto del suo trono il crudele Astasio, la cui figura inturbantata è avvolta in un cono d’ombra, mentre dal lato opposto si affaccia  il vecchio sacerdote pagano che  tenta  di indurre il giovane ad abiurare la fede cristiana e a rendere omaggio all’idolo in bronzo ( un Giove fulminante, ma la  nudità lo rende molto improbabile), davanti al quale è collocata una sottilissima anfora da cui si espandono  fumi  d’incenso.
La composizione che si snoda con manieristica facilità tra le architetture del fondo, dove si intravedono un anfiteatro e le statue degli dei che evocano la Roma dei Cesari ( anche se la struttura dell’anfiteatro sembra piuttosto ricordare l’arena di Verona, forse la prima tappa italiana del suo viaggio), si avvale come quinta prospettica sul lato sinistro della sinuosa figura di un soldato romano,  che si incrocia con quella di un innocente fanciullo dallo sguardo smarrito e col dito puntato verso il corpo livido e piagato di Gervasio. Non si conoscono di questo pittore altri  quadri a soggetto devozionale.
Dopo le vigorose prove di Zibello, sull’attività di Chieni  nell’ambito del Ducato le  fonti locali offrono ben poche notizie. Esse sono  sostanzialmente  riconducibili all‘elenco dei quadri di Clara  Zimmarani, redatto nel 1713 a Parma da L.Tremonti e I.Spolverini e riportato da Scarabelli-Zunti, dove l’artista ungherese  figura come autore di due battaglie, e a un’ incisione di analogo soggetto,  segnalata da Patrizia Consigli (”La battaglia nella pittura del XVII e XVIII secolo”, 1990) tra le stampe della Raccolta Ortalli della Biblioteca Palatina. (n. 8219).
Nuove   tracce, molto interessanti anche se  solo epistolari, portano invece   a Venezia,  dove il valente  pittore risulta “commorante” tra il 1706-7. La sua presenza nella città lagunare è  confermata da alcune lettere pubblicate da Franca Zava Boccacci in uno studio del 1996 dedicato alle origini della collezione Conti di Lucca, formata inizialmente  da autori in prevalenza veneti, tra cui Carnevalis e Canaletto,  ma anche da petits maitres di stanza nella città lagunare, pittori di genere  più o meno conosciuti, come appunto il nostro Chieni   (“I veneti nella Galleria Conti di Lucca”, in “Saggi e memorie di storia dell’arte”, v. 17, 1990).
Con  una lettera inviata a  Stefano Conti  il 29 giugno 1707, Chieni, che si sottoscrive  “ungaro pitore in Venetia” specificando ancora una volta   la propria patria ungherese,  dichiara di essere autore di quattro piccole tele, consegnate  nel maggio dell’anno precedente. Di questi dipinti, difficilmente rintracciabili dopo la dispersione ottocentesca, egli  fornisce, su richiesta dello stesso collezionista  lucchese, una dettagliata descrizione, una sorta di “autentica”, nella quale sono indicati con precisione  i soggetti e le misure:  “due quadretti di battaglie di quarte 3 e 5 per traverso  il mese di Magio 1706. E li altri due di quarte 5 e 7 per traverso  di figure piccole esprimente uno il diluvio universale e l’altro quadro Noè entro nell’arca con molti animali e volatili, quali sono originali et depinti di mia propria mano”. Se si considera che la “quarta” corrisponde a un terzo di “braccio” veneziano, cioè 17 centimetri,  le due  battaglie dovrebbero misurare circa 59x85, mentre le scene bibliche 85x110. Dal tono della lettera, che accompagna l’attestato,  si direbbe che il pittore  non stia attraversando un buon momento, per cui  non esita a sollecitare nuovi incarichi da parte del suo   facoltoso committente: ”Sto aspetando qualche altro suo comando che mi faria gratia particolare, stante che io al presente ho pocho da fare promitendo con qualche vantaggio di farlo star ben servito suplicandola degli suoi stimatissimi comandi et …”
Ed è proprio nel solco delle ricerche veneziane di Franca Zava Boccacci, che si colloca l’illuminante contributo di Klara Garas, per cui da oggi possiamo guardare ai quadri di Zibello con un occhio diverso,  meno  condizionato dagli  sbrigativi giudizi espressi in passato.

Guglielmo Ponzi            
(Pubblicato dal settimanale diocesano  il Risveglio 10 dicembre 2010)

lunedì 30 luglio 2012

La nuova Giunta: nuova quel che basta.

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Il neo assessore Daniele Aiello

Entra Daniele Aiello, escono Antonia Donetti e Giuseppe Pantano, che detenevano rispettivamente le deleghe a Comunicazione e politiche giovanili e a Sport e partecipate. Al vicesindaco Tanzi andranno anche le partecipate. In totale un assessore in meno e un nuovo assessore che in passato, da consigliere comunale, ha mantenuto la sua indipendenza di giudizio, a fugare logiche spartitorie.   

I merli del municipio di Borgo (Fidenza)

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Nel 1847 la piazza e il palazzo comunale apparivano così. Il concittadino Girolamo Magnani, autore della tavola e scenografico insigne è l'autore del piacevole lavoro. Limitandoci al Palazzo Comunale scopriamo quanto esso è cambiato, fu lo stesso Magnani ad operare il cambiamento e a rendere la facciata così come oggi la vediamo: le finestre da trifore diventarono bifore e le immagini dipinte della facciata cancellate. Nella parte superiore fu costruito un paravento di merli con incastonato nella parte centrale l'orologio e lo stile da similgotico passava a composito o, meglio, a purpurì.

domenica 29 luglio 2012

La storia scolpita di Berta, Milone e Rolandino

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Della vasta bibliografia esistente sul Duomo di Fidenza rimarchevole il volume "Carlo Magno e i Carolingi a Fidenza. Le storie di Berta e Milone e Rolandino" a cura di Gianpaolo Gregori, direttore del Museo Diocesano. 
Si tratta sicuramente di un contributo di eccezionale interesse per l'approfondimento del programma iconografico della facciata della Cattedrale romanica, una rilettura, com'è stato scritto, accattivante e convincente della splendida decorazione plastica che riveste la parte inferiore della facciata della chiesa di san Donnino.

sabato 28 luglio 2012

Il Vescovo e la Cattedrale di Fidenza

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"Tra la Cattedrale e il Vescovo sussiste un rapporto simpatetico, intrinseco, unitivo, quasi “mistico” "
+ Carlo Mazza
Vescovo di Fidenza

Con questa meditazione S.E. il Vescovo di Fidenza Carlo Mazza esplora, interrogandosi, il rapporto intimo tra vescovo e cattedrale arrivando a preziose considerazioni che investono il suo "percorso di vita" insieme alla Cattedrale di Fidenza, la sua, la nostra Cattedrale.

E' possibile scaricare il documento in PDF o leggerlo direttamente qui sotto.





7 luglio2012
Monastero Zen Fundenji
Forum: 
Un percorso di vita ispirato dalla Cattedrale di Fidenza

Per affrontare il tema in modo esaustivo è necessario premettere alcune annotazioni di carattere generale circa quella che è denominata la “fenomenologia del sacro” a partire da elementi oggettivi e significanti e da “esperienze religiose” trasmesse da antiche narrazioni ispirate da un intenso “senso religioso”.

Il tempio: segno, fulcro e sorgente
Ciò che sta all’origine di un “tempio” (Santuario-Cattedrale) non è una decisione meramente umana scaturita da calcoli o da circostanze. L’inizio è aperto da un evento. L’inizio è aperto da un evento. In realtà si tratta concretamente della memoria indicativa-prescrittiva di un evento sacrale (il visibile dell’invisibile) che si impone in quanto viene dall’alto (il trascendente nell’immanente). Dunque non appartiene al genere dell’“opinione”, ma al genere dei “fatti numinosi” ritenuti credibili.
Nella fenomenologia del sacro secondo una lettura analitico-sintetica viene ad essere descritta l’intersezione che il “divino”, nel suo manifestarsi, traccia secondo una linea verticale con la linea orizzontale rappresentata dall’uomo “ricettore”. In essa accade che l’astante (l’interlocutore) è afferrato da una forza incoercibile dalla quale non è in grado di sottrarsi, senza naturalmente non dover farne i conti, e da una comunicazione orale che esplicita il senso dell’evento rivelatore.
Un riferimento nella tradizione patriarcale dell’Antico Testamento si trova nel libro della Genesi:
“Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese là una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco, il Signore gli stava davanti e disse: «Io sono il Signore, il Dio di Abramo, tuo padre, e il Dio di Isacco. A te e alla tua discendenza darò la terra sulla quale sei coricato. La tua discendenza sarà innumerevole come la polvere della terra; perciò ti espanderai a occidente e a oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E si diranno benedette, in te e nella tua discendenza, tutte le famiglie della terra. Ecco, io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questa terra, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che ti ho detto». Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: «Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo». Ebbe timore e disse: «Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo». La mattina Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità. E chiamò quel luogo Betel, mentre prima di allora la città si chiamava Luz. Giacobbe fece questo voto: «Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, se ritornerò sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio. Questa pietra, che io ho eretto come stele, sarà una casa di Dio; di quanto mi darai, io ti offrirò la decima»” (Gen 28, 10-22).
Il “luogo” testimonia l’evento. Già luogo “sacro”, viene per così dire ancor più segnato come una realtà “sequestrata”, costituendosi come area di differenza tra sacro e profano. Di qui diventa origine (fulcro/sorgente) di alleanza (promessa) destinata all’uomo interloquito.
Più i generale si tratta di consegnare un’inedita identità significante e discriminante al luogo rispetto a ciò che in esso si manifesta. L’evento è così accolto nelle dimensioni esistenziali di “spazio” e di “tempo” attraverso le quali diventa sperimentabile l’accadere del divino nell’umano.
L’evento sperimentato diventa “fulcro” di riferimento dotato di potenza che crea un cambiamento di vita e si pone come propulsore di energia, tanto da trasformarsi in “sorgente” irradiante luce, vita, fecondità, benessere, guarigione. Vi è un “novum” che promana “senso” per la vita umana (cfr. L. A. Schökel, Dov’è tuo fratello, Brescia, 1987, pp. 178-185).
Il tempio è il cielo in terra
Sul luogo dell’evento “sacro”, per essere precisamente identificato, viene edificato successivamente un tempio, circoscritto dall’“apparizione” della karis benevolenza gratuita (carisma) di Dio. Perciò esprime il punto di incontro tra il “cielo” e la “terra, riproducendo nella forma geometrica l’inizio e la fine, la perfezione e l’imperfezione, il tempo e lo spazio, l’umano e il divino, la santità e l’iniquità. Di fatto il tempio intende riprodurre in terra la figura del cielo.

In tal senso le forme architettoniche più utilizzate e significative ricorrono alle dimensioni del cerchio e del quadrato (segni di perfezione), ma anche del rettangolo e dell’esagono, con l’aggiunta di cupole, di terminali semicircolari (abside), dati che segnano l’orizzontalità e la verticalità, la linea longitudinale e trasversale del cosmo riprodotto.
Il tempio tende a “contenere”, a “raccogliere”, a “unire”, a “riconciliare”, secondo uno schema armonico e dinamico che richiama archetipi in grado di collegare la terra con il cielo, il finito con l’infinito, il presente con l’eterno, il conflitto con la pace.

Tempio: memoria di “rivelazione” di Dio
Il tempio può assumere la figura di testimone di un evento “comunicativo” tra la divinità e l’uomo. Esso continua a rigenerare l’effetto di una presenza come potenza e gloria di ordine sovrannaturale. Ecco perché all’inizio avviene una “rivelazione” di Dio. L’Altro – il “totalmente Altro” – comunica la sua volontà all’uditore.
Nella tradizione profetico-biblica, celebre è il racconto della “vocazione” di Isaia:
“Nell’anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali: con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo: «Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria».
Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti».
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato». Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!»” (Is 6, 1-8).
In un contesto cultuale di alto livello simbolico avviene la “visione” del profeta. Dalla voce del serafino (il “bruciante”!) viene la proclamazione di una volontà positiva che testifica un desiderio di “alleanza”, come una “promessa” al futuro, che manifesta un bene capace di sovvertire la “condizione” del presente, che chiede una contropartita, una risposta di carattere “vocazionale”. Ciò suscita “timore e tremore”.
Si rivela il “mistero” che tende a offrire una “logica” all’esistenza umana (il senso ultimo) perché l’uomo ha bisogno di “sapere” ciò che sta oltre il limite (confine) della morte e se esiste un “salvatore” rispetto alla radicalità inesorabile del proprio finire. Di qui nasce la disponibilità alla “missione”.


La Cattedrale come “universo”
Dalle brevi annotazioni possiamo con più facilità e intelligenza passare alla considerazione dell’identità, del valore, della funzione di una Cattedrale, vista in analogia con il “tempio”, luogo carismatico delle religioni.
In realtà grande rilevanza simbolica e pratica assume la Cattedrale nel cammino dell’uomo alla ricerca del Dio vivente. Nel nostro caso, la Cattedrale è un luogo generato dalla fede cristiana interpretata dal genio umano. Non si esaurisce nell’umano, perché attinge al divino.
Storicamente la Cattedrale è la chiesa propria e principale del Vescovo, tanto da essere “una” con lui: non vi è Cattedrale senza Vescovo e non sussiste Vescovo senza la Cattedrale. Infatti in essa egli esprime la sua funzione di successore degli apostoli. Inviato dal Sommo Pontefice, Vescovo di Roma, esercita il suo servizio in profonda comunione con lui, quale successore di Pietro.
La Cattedrale è segno e simbolo della fede e della storia della Chiesa locale. Sede propria del Vescovo, egli esercita qui il ministero di maestro nella fede, presiede la santa Liturgia, proclama e commenta la Parola di Dio, pone in atto il compito di guida spirituale della diocesi, promuove l’unità e la carità del popolo di Dio in modo esemplare e ne rappresenta la continuità nella fedeltà.
Per questo la Cattedrale rappresenta il fulcro generatore della Chiesa, diventa la fonte sorgiva della vita cristiana. Ancora per questo accanto e intrinsecamente collegata ad essa, sorge il Battistero, da dove prende inizio la fede, la quale è poi sostenuta dalla illustrazione della Parola (dalla “cattedra”) e del sacrificio eucaristico (dall’“altare”). Non si deve mai dimenticare, accanto alla bellezza e all’unicità della Cattedrale, la sua origine. Sorta sul corpo venerato del martire Donnino (III sec.) come chiesa “martiriale”, custodisce la sorgente e l’autenticità della fede proprio in riferimento alla “testimonianza” cristologica del martire.
Successivamente, per diverse ragioni, questa chiesa fu elevata a Cattedrale (1610) quando Fidenza divenne sede vescovile. Da allora coltiva e trasmette le tradizioni dei padri, è riferimento di appartenenza e di identità della Chiesa locale, di cui ne è il cuore pulsante. Sul suo altare si celebrano i santi misteri della salvezza, viene consacrato il sacro crisma usato per l’“unzione” nel conferimento dei sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Ordine.
Stupisce, varcando la soglia della nostra Cattedrale, l’armonia delle scansioni architettoniche, l’altezza della navata centrale che innalza i nostri occhi fino a Dio. Accompagna da subito lo sguardo severo e accogliente del Cristo escatologico, che è Giudice misericordioso. Come domina nell’affresco sullo sfondo dell’abside così svetta sulla chiave di volta dell’arco di ingresso, come cifra interpretativa e rivelante, e poi di nuovo lo si trova in un singolare bassorilievo sulla prima colonna di destra, dopo l’entrata principale.
Colpisce soprattutto la bellezza sublime dell’insieme. La bellezza rivela Dio, è un miracolo di Dio che si dona all’uomo, mediante il genio dell’artista che a Lui rende gloria e onore in nome di tutta l’assemblea del popolo di Dio qui radunato. La bellezza non corrisponde solo ad una forma estetica, perfetta nella sua astrattezza, ma rivela un “ordine” trascendente che si rende visibile e comprensibile agli occhi e allo spirito e diventa “regula fidei”.
In realtà è vero che “la bellezza è la grande necessità dell’uomo; è la radice dalla quale sorgono il tronco della nostra pace e i frutti della nostra speranza. La bellezza è anche rivelatrice di Dio, perché, come lui, l’opera bella è pura gratuità, invita alla libertà e strappa dall’egoismo” (Benedetto XVI, Omelia per la consacrazione della basilica della Sagrada Familia a Barcellona, 7 novembre 2010) e ancor più “la via della bellezza è un percorso privilegiato e affascinante per avvicinarsi al Mistero di Dio” (Benedetto XVI, ivi).
Sotto un ulteriore profilo la Cattedrale riproduce e prolunga il cenacolo nella storia dei cristiani e fa rivivere, con abbondanza di segni e simboli, la memoria di Gesù mentre istituisce l’Eucarestia, lava i piedi agli apostoli, li consola nella tristezza, promette loro lo Spirito Santo che poi scenderà in quel luogo a Pentecoste, pone le basi della comunione e della comunità degli apostoli.
Qui in Cattedrale i cristiani ritrovano l’orizzonte più vero della fede cattolica e apostolica, caratteri propri della Chiesa universale, in comunione con il Romano Pontefice, e acquistano quelle dimensioni della “Chiesa locale” che li costituisce cristiani e suoi membri, uniti alla stessa Chiesa universale, attraverso la comunione e l’unità con il proprio Vescovo.
La Cattedrale accumula dunque le coordinate interiori dell’uomo e le rimanda ad un principio originario attendendo una risposta. Così la sua immagine è simbolo (sun-ballein=unire) cioè figura che interpreta la sintesi di un universo che racchiude una molteplicità di aspirazioni. Intende così portare a compimento il molteplice nell’uno, soddisfando l’anelito all’unità e alla comunione.
In tale prospettiva di pensiero la Cattedrale è pacificante non inquietante, luogo di armonia non di conflittualità, unifica e non divide, conduce alla quiete e alla pace, delinea il percorso “mistagogico” della vita credente.
Si potrebbe dire che la Cattedrale interpreta una cifra di totalità dell’esistenza umana – ognuno che entra, si sente a casa – come il corpo per una persona umana. Non per nulla si venera il “corpo” di San Donnino, martire. Ad esso è applicabile una citazione presa da Menashe Kadisman: “Il mio corpo non finisce dove lo vedi. Ma finisce al confine del dolore” (cfr. La Lettura, 32, 2012, p. 39).
Il problema, come sempre, consiste nel decifrare la realtà dell’uomo, posto ad esistere tra la nascita e la morte, e saper rispondere alla sete di verità che lo pervade. In realtà si sperimenta come la verità dell’uomo, di ogni suo giorno si dischiuda dalla Verità di Dio che lo comprende tutto. E’ di fatto la Verità che lo espone al compimento di sé.

Il Vescovo “apostolo” di Gesù
Tra la Cattedrale e il Vescovo sussiste un rapporto simpatetico, intrinseco, unitivo, quasi “mistico” in quanto viene a significare simultaneamente l’incontro con il sublime di Dio, l’unità della fede e la comunione del popolo di Dio. Cattedrale e Vescovo costituiscono un “destino” di vita.
La figura del Vescovo è una presenza colma di significati, apportatrice di gioia, suscitatrice di attese. Egli, per divina disposizione, rappresenta Gesù stesso e come apostolo invoca il nome di Gesù Risorto e trasmette il dono del Vangelo. La presenza del Vescovo manifesta l’importanza della “presenzialità sacramentale” di Gesù, anche sotto il profilo ecclesiale in quanto è il segno più evidente di unità e di comunione nella Chiesa.
In realtà la figura del Vescovo richiama immediatamente la Chiesa particolare e rimanda alla figura degli Apostoli di cui è il successore. Nella persona del Vescovo viene garantita l’autentica trasmissione della fede che, mediante il mandato ricevuto dal Signore e reso attuale dall’autorità apostolica del Sommo Pontefice, secondo l’immagine di una lunga catena senza interruzione di anelli, congiungente la persona di Gesù alla comunità dei suoi discepoli nel tempo presente.
Il Vescovo come apostolo autentico e garante della fede, in speciale comunione con il Papa in forza di quel misterioso legame che si stabilisce tra chi sceglie, chi invia e chi è inviato, sta unicamente in riferimento al mandato divino di guidare, insegnare, santificare il popolo di Dio che vive nella Chiesa particolare, immersa nella storia del mondo. Il Vescovo è pastore, maestro, testimone, ma soprattutto padre nella fede.
Per questo il Vescovo svolge l’incarico di buon pastore nel modo di un “sovrintendente” (cfr. l’Iscrizione di Abercio: “Bonus Pastor cui oculi sunt grandes ubique conspicientes”) rispetto al bene spirituale della Chiesa. E’ colui che cammina con la Chiesa locale, le guarda sopra e la dirige secondo il cuore del Buon Pastore (Gv 10, 11 ss.). Rende visibile nella Chiesa la presenza vivente di Gesù, unico e supremo pastore delle anime (cfr. 1 Pt 5, 47; 2, 25), e per la loro salvezza si prodiga spendendo il meglio di sé.
Un altro dovere del Vescovo consiste nel curare i carismi individuali e suscitare i ministeri nella Chiesa per il bene sommo della comunione. Conseguentemente ha il compito di risvegliare e coltivare le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, di prendersi a cuore i sacerdoti e di seguire le comunità cristiane nel loro cammino di fedeltà e di perseveranza nella fede, di mettersi a servizio (“diaconia”) dei poveri, dei sofferenti, dei perseguitati.
Secondo la tradizione cattolica l’insegnamento del Vescovo è detto “magistero” – proprio del “maestro della fede” – in quanto mira ad insegnare la “doctrina fidei”, tesa a fondare la “cogitatio fidei” al fine di una coscienza retta e formata dei fedeli, perché crescano nella conoscenza del Regno verso la piena maturità in Cristo, secondo la parola salvifica delle Scritture (rivelazione) e la Tradizione della Chiesa.
In ordine a tale compito così delicato e gravoso, si comprende come il Vescovo sia strettamente congiunto con i fedeli. Essi, avvertendone la grande responsabilità, supplicano il Signore perché il Vescovo sia vera trasparenza del Buon Pastore e sia sempre illuminato e accompagnato dallo Spirito Santo, perché “vedano in lui non la sua persona, ma il Padre di Gesù Cristo vescovo di tutti” (cfr. Sant’Ignazio di Antiochia, Lettera ai cristiani di Magnesia, 5, 1).
Anche il Vescovo Ambrogio, riguardo alla figura del pastore, invita prudentemente e sapientemente i suoi uditori neofiti a “non badare all’esterno della persona, ma al carisma del ministero sacro” e aggiunge: “E’ un angelo colui che annunzia la vita eterna. Devi giudicarlo non dall’apparenza ma dalla funzione. Rifletti a ciò che ti ha dato, pondera l’importanza del suo compito, riconosci che cosa egli fa” (Sant’Ambrogio, Trattato sui misteri, n. 7).
Conclusione
Si comprende ora come viene ad essere chiaro “il percorso di vita” personale e istituzionale del Vescovo, in riferimento alla realtà complessa e fortemente segnata da una “simbolica” molto articolata, rappresentata dalla Cattedrale. Così la vita e la missione del Vescovo si intrecciano e si avvalorano nel segno della Cattedrale, vero luogo rivelatore del disegno di salvezza che Dio ha stabilito per il suo popolo che vive in Fidenza.
+ Carlo Mazza
Vescovo di Fidenza

venerdì 27 luglio 2012

Non solo Carbochimica: un sito inquinato in attesa di attenzione

7 commenti:
Fidenza via Ponte Nuovo

L'ex Fonderia Silvestri un'area che richiede attenzione

Ex fonderia in tempi in cui la sensibilità ecologica era roba da intellettuali rimane abbandonata con un fardello inquinante intatto.  Si trova in via Ponte Nuovo ancora isolata dalle costruzioni che si sono spinte verso sud lungo la strada che conduce al Cabriolo e quindi a Tabiano, la conosciamo tutti, come tutti sappiamo che è posizionata la dove piste ciclabili e percorsi francigeni si confondono e poi separano verso le prime colline.

La mano benedicente sul portale minore destro del duomo di Fidenza

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Il simbolo della mano si ritrova nel Medioevo in Occidente sia come “mano di giustizia”, attributo della regalità sia come “mano benedicente” segno legato al ministero sacerdotale e quindi simbolo del Cristo stesso. 

Le reazioni ed i commenti alla decisione del Sindaco Mario Cantini

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PDLRiteniamo che l’azzeramento della Giunta senza avere mai cercato un confronto chiaro e leale con la forza politica che rappresenta la maggioranza relativa della sua coalizione ed è stata più che decisiva nella vittoria del 2009, renda ancora una volta evidente come Cantini sia renitente nell’accettare il dialogo e la diversità di vedute. I nostri esponenti in giunta, Donetti e Pantano, hanno infatti preso posizioni nette, coerenti con gli impegni presi con i fidentini in campagna elettorale, e per questo distinguendosi riguardo a scelte decisive per il futuro dell’amministrazione, invece pervicacemente sostenute dal sindaco ma, purtroppo, in aperta contraddizione con il suo mandato elettorale. Siamo dunque in attesa di conoscere gli esiti della verifica che il Sindaco ha annunciato, anche se riteniamo che un sindaco, avrebbe dovuto accorgersi da tempo che le cose non andavano nella sua amministrazione e quindi accettare perlomeno di discutere i suggerimenti del primo partito della coalizione che si è fatto portavoce di tanti cittadini inascoltati. Cantini azzera la Giunta ma rimangono sul campo tanti problemi amministrativi, molti dei quali ereditati dalle passate amministrazioni, che sarebbero stati sicuramente in gran parte risolti se fosse stato più coerente con gli impegni presi. 

mercoledì 25 luglio 2012

Borgo San Donnino alla fine medioevo

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Nell'ultimo quarto del secolo XVI la Rocca di San Secondo, ormai adibita a residenza del casato dei Rossi,  fu abbellita tanto da farne una piccola reggia.  Un salone fu interamente dedicato a ricordare le gesta dei Rossi ed è costituito da un apparato iconografico ed architettonico imponente: 20 metri di lunghezza, 11,65 di larghezza e 14 ca. di altezza con oltre 1.200 metri quadrati di affreschi. In tredici grandissimi quadri-arazzo sono raffigurate le gesta gloriose dei Rossi a partire dal 1199. Il primo quadro alla destra narra l'impresa di Orlando Rossi che libera dall'assedio di piacentini e milanesi Borgo San Donnino.

martedì 24 luglio 2012

Guido Picelli, le battaglie dimenticate

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Importante il contributo di Giancarlo Bocchi a togliere la figura di Guido Picelli dalla manipolazione interessata del vecchio PCI, questo blog aveva dedicato un post all'uscita del film documentario dedicato al combattente antifascista Guido Picelli, parmigiano: Chi furono i veri responsabili della eliminazione di Guido Picelli in occasione nella ricorrenza del 75esimo anniversario della guerra civile. 

L'importanza del commercio per i centri storici

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Il commercio di qualità contribuisce al decoro ed all'immagine del centro Storico così come vi contribuiscono i monumenti, gli edifici con una storia alle spalle e la cura e manutenzione degli edifici. 

mercoledì 18 luglio 2012

Municipio di Sant'Agostino: l'ultimo giorno

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Domani , 19 luglio 2012, con alcune cariche esplosive il Municipio di Sant'Agostino in provincia di Ferrara verrà abbattuto. Luca Ponzi è entrato oggi nell'edificio ottocentesco e ne documenta l'ultimo giorno

Il profumo dei colori a Bastelli

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Cari amici, giovedì 19 luglio alle ore 21 a Bastelli di Fidenza, accanto alla Chiesa di S. Anna verrà presentato il quinto romanzo di Miriam Spotti, dal Titolo “La vita in un profumo. Verde speranza”. Ho aderito volentieri alla richiesta di scrivere una prefazione, che vi allego per suscitare il vostro interesse. Parteciperò alla presentazione e estendo un caloroso invito alla vostra importane e preziosa presenza.
Sarà sicuramente una serata diversa e culturalmente interessante.
Un cordiale saluto e arrivederci, 
Manfredo Pedroni.

L'abbattimento del Municipio di Sant'Agostino

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Domani, 19 luglio 2012, con alcune cariche esplosive il Municipio di Sant'Agostino in provincia di Ferrara verrà abbattuto. Luca Ponzi è entrato oggi nell'edificio ottocentesco e ne documenta l'ultimo giorno

martedì 17 luglio 2012

Convivere con il mostro

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Dopo anni di inutili tentativi sembra venuto il momento di completare gli interventi sulla viabilità nel nodo tra Via Berzieri, Via Esperanto, Via Gramizzi e Via IV Novembre senza più attendere il completamento dell'intervento d'iniziativa privata previsto per l'area ex-Esso.

lunedì 16 luglio 2012

Quando Salsomaggiore poteva pensare al futuro

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La settimana Incom 00327 del 18/08/1949
Cure termali per i bambini a Salsomaggiore.

Descrizione sequenze:bambini si svegliano nei letti dei dormitori; una bambina riflessa nello specchio si lava la faccia; bambini nelle vasche per le cure termali;  bambini fanno le inalazioni; bambini giocano intorno ai tavoli; donne nelle cucine della Casa termale; bambini seduti a mensa; bambini mangiano la pasta e la minestra; bambini fanno il girotondo tra i giardini in prossimità dell'istituto; bambini giocano sull'altalena.

domenica 15 luglio 2012

15 luglio Palazzo delle Terme Berzieri 18e20

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Diciotto Eventi 18E20



15 luglio Palazzo delle Terme Berzieri 








Ricky Gianco noto cantante, chitarrista, compositore  e produttore discografico italiano. E’ uno dei precursori della chitarra rock and roll in Italia.
 
Luca Ponzi, giornalista Rai, ha scritto “Mostri Normali” (Mursia Editore, 2012) raccontando e ricostruendo fatti di cronaca nera a partire dal 1975  
 
Robi Bonardi critico musicale, tra i fondatori della  Associazione Italiana Disc Jockey, insieme a Renzo Arbore, Il suo ultimo volume di poesie si intitola Bimbo Bambo.
 
MUSICHE DI THE SUBSTITUTE

CONDUCE ANDREA VILLANI

mercoledì 11 luglio 2012

15 luglio a Salsomaggiore: 18e20 TALK SHOW

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Diciotto Eventi 18E20


15 luglio ore 18.20 Palazzo delle Terme Berzieri 

Ricky Gianco noto cantante, chitarrista, compositore  e produttore discografico italiano. E’ uno dei precursori della chitarra rock and roll in Italia.
 
Luca Ponzi, giornalista Rai, ha scritto “Mostri Normali” (Mursia Editore, 2012) raccontando e ricostruendo fatti di cronaca nera a partire dal 1975  
 
Robi Bonardi critico musicale, tra i fondatori della  Associazione Italiana Disc Jockey, insieme a Renzo Arbore, Il suo ultimo volume di poesie si intitola Bimbo Bambo.
 
MUSICHE DI THE SUBSTITUTE


martedì 10 luglio 2012

Fidenza: Terremoto: entriamo nella Rocca di San Felice sul ...

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Fidenza: Terremoto: entriamo nella Rocca di San Felice sul ...: Per prima volta entriamo nella Rocca di San Felice sul Panaro, vi entriamo grazie al servizio di Luca Ponzi diffuso oggi 10 luglio d...

Terremoto: entriamo nella Rocca di San Felice sul Panaro

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Per prima volta entriamo nella Rocca di San Felice sul Panaro, vi entriamo grazie al servizio di Luca Ponzi diffuso oggi 10 luglio da RAI1 nel telegiornale delle 20.00.

lunedì 9 luglio 2012

Ex Oratorio Don Bosco. Adozione di variante al PRG.

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Il video sotto è relativo alla presentazione del  punto 13 dell'ODG del Consiglio Comunale del 9 luglio 2012 relativo a "PRG. Centro Storico. Piano di recupero "C" - Ex Oratorio Don Bosco. Variante al PRG. Adozione. (Relatore Sindaco)".

domenica 8 luglio 2012

I gelsi del Cabriolo (mûr del Cäbariöl)

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Claretta ha scritto: "Grazie, Ambrogio, sono bellissime. Se tu avessi sentore di una data o un'orario in cui qualcuno volesse manomettere i mûr del Cäbariöl, fammelo sapere subito."

mercoledì 4 luglio 2012

1954 - I cinquant'anni della "Cledca"

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Da "Il Risveglio del 18 dicembre 1954
"Quello che rievochiamo non è soltanto la storia delle alterne fortune della società, ma soprattutto il lavoro serio e tenace degli uomini che questa storia hanno fatto e vissuto"

lunedì 2 luglio 2012

Consiglio Comunale del 9 luglio 2012 (PRG)

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Il cortile del vecchio Oratorio Don Bosco. 

Otto dei sedici punti dell'Ordine del Giorno del Consiglio Comunale di lunedì 9 luglio riguardano il PRG di cui tre con l'indicazione di "variante".  Al punto 13 troviamo l'adozione di Variante per quanto riguarda un importante edificio del centro storico denominato "ex Oratorio Don Bosco". Ricordiamo che per questo edificio già da alcuni anni una agenzia immobiliare fidentina  proponeva la vendita di appartamenti. Sono, o meglio erano, previsti mono e bilocali, e anche appartamenti grandi su 3 piani, senza garage ma con posti auto in cortile, ingressi su via Bacchini. Alcuni scavi esplorativi nel cortile hanno portato temporaneamente alla luce strutture murarie a volta.

L'assedio discreto a Cabriolo che dura da più di 10 anni

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L'ingresso al viale dei gelsi ed il prato che verrà urbanizzato
Più sotto potrete trovare l'elenco degli atti che hanno portato all'urbanizzazione della zona vicina all'ingresso ovest della strada alberata a gelsi che porta a Cabriolo. Le delibere in proposito sono perlomeno quattro, la prima che abbiamo rintracciato è del febbraio 2001 e contiene e contiene già tutto quanto verrà ripreso o rielaborato nelle delibere successive nello stesso anno, nel 2003 e nel 2005. In sostanza esprimendo l'intento di riqualificare il villaggio ai piedi della collina verso il torrente Rovacchia si autorizzava il trasferimento della volumetria del fabbricato, ex porcilaia, posto nel villaggio in altra zona pregiata ad ovest della collina stessa. Venivano anche concessi cinque anni per la realizzazione di un intervento che nelle premesse viene presentato come riqualificazione ma che in realtà è un attentato all'ambiente.