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venerdì 27 luglio 2012

La mano benedicente sul portale minore destro del duomo di Fidenza


Il simbolo della mano si ritrova nel Medioevo in Occidente sia come “mano di giustizia”, attributo della regalità sia come “mano benedicente” segno legato al ministero sacerdotale e quindi simbolo del Cristo stesso. 
Sopra la porta destra del Duomo di Fidenza la mano esce potente dal cerchio floreale con le tre dita stese a simboleggiare la Divina Trinità e le restanti due ripiegate a indicare la doppia natura umana e divina del Cristo.


Questa simbologia cristiana della mano aperta col palmo rivolto a chi guarda è di origine semitica o addirittura sumerica e sembra non essere presente nella simbologia romana. 
La parte destra della facciata della cattedrale romanica è la parte della pace, rassicurazione, calma e tranquillità, virtù proprie di che dell'uomo che, si è liberato dal dominio  delle potenze del male e si è avvicinato al Cristo. Questo ci introduce ad una ulteriore simbologia della facciata quella delle due colonne ai lati del portale maggiore: la «colonna di destra» è il lato della Misericordia mentre e la «colonna di sinistra» è il lato del Rigore, ed il Rigore si identifica poi con la Giustizia e la Misericordia con la Pace. 

La cosa è espressa in altro modo da René Guénon : "se l'uomo si avvicina alla "Shekinah", si libera» e la"Shekinah" è la «mano destra» di Dio. Ed ancora: "la Shekinah è la sintesi delle Sephiroth; ora, nell'albero sephirotico, la «colonna di destra» è il lato della Misericordia, e la «colonna di sinistra» è il lato del Rigore" (René Guénon, IL RE DEL MONDO Adelphi Edizioni, Milano 1977). 
Ci si introduce quindi ad una lettura delle due colonne che, apparentemente tronche, hanno visto il fiorire di non pochi tentativi di lettura dei temi iconografici della facciata del Duomo di Borgo San Donnino (Fidenza) senza tener conto che "già nel secolo dodicesimo i grandi maestri di Chartres erano abili nel travestire con figure simboliche idee pericolose o allusioni a fatti ecclesiastici o politici contemporanei: è l'arte del nicodemismo”  
(G. Ponzi/A. Aimi)

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