Nell’anniversario di morte dell’abate Pietro Zani, sono ritornata a trovare le sue spoglie nel cimitero di Fidenza.
Uno dei custodi in servizio mi ha gentilmente aperto la porta della chiesa, che normalmente rimane chiusa a chiave (…), ho così tolto la rosa che avevo messo nel… 200* e non avevo più potuto cambiare, mettendone una fresca.
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Tomba dell'Abate sulla parete destra della chiesa del cimitero fidentino. |
In questo anno giubilare 2025, vorrei ricordare il pellegrinaggio del giovane studioso fidentino a Roma per il Giubileo del 1775.
Riprendo così alcune righe dal mio libro:
Pietro, dunque, divenuto attore nel teatro privato della Principessa per necessità, e in seguito anche staffiere (servitore al cavaliere), ebbe la fortuna di avere come compagno di scena il vecchio pittore Girolamo Bertani, allievo di Tagliasacchi, persona molto colta, che possedeva libri e stampe, dal quale apprese le prime cognizioni intorno alle belle arti verso cui egli si sentiva fortemente inclinato: “traeva io di continuo pascolo abbondevole per le mie favorite passioni”.
Pezzana ci informa “che, oltre il recitare, ebbe in quella Corte uffizio di famigliare”, poiché si era distinto e fatto benvolere, ottenendo “la protezione generosa” di Enrichetta.
Prestava servizio a corte di giorno, e di notte si preparava per gli studi al ginnasio, con gli appunti che gli passava l’amico Giovanni Borghesi, allievo del Seminario. La madre lo sgridava perché era sempre chino sui libri fino a notte fonda, con gli occhi rossi, al lume di candela. Dimostrava un’instancabile applicazione negli studi e un’avidità di sapere che era motivo di stupore tra i suoi concittadini e in quanti lo conoscevano.
Deve la sua grandezza e fama esclusivamente alla propria tenacia.
Pietro, nel 1770, grazie all’amico pittore Angelo Dal Verme, che frequentava l’Accademia di Parma e possedeva pure una raccolta di stampe, poté conoscere le collezioni del prof. Antonio Bresciani e dell’incisore Benigno Bossi.
In Palatina a Parma sono conservate otto lettere di Bossi all’Abate (L. Farinelli 1987).
Così scrive nel Primo Discorso Preliminare: “Parvemi di toccar il cielo col dito, e notte e giorno le ripassava, nè distoglier me ne sapeva se non stancato dalla fatica e dall’eccesso di gioja”.
Sentiva forte la passione per le incisioni e, pur con pochi mezzi e tante privazioni, cominciò una raccolta: “dimenticando sino i bisogni della vita, tutto impiegava lo scarso mio denaro nell’acquisto delle medesime”.
In quegli anni l’Accademia di Parma aveva risonanza europea: nel ’71 anche il pittore Goya partecipò a un concorso. Il Museo Archeologico con i reperti di Veleja (la Pompei del nord) era uno dei primi in Italia aperto al pubblico. La “Gazzetta di Parma” era stampata una volta la settimana.
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In quegli anni l’Accademia di Parma aveva risonanza europea: nel ’71 anche il pittore Goya partecipò a un concorso. Il Museo Archeologico con i reperti di Veleja (la Pompei del nord) era uno dei primi in Italia aperto al pubblico. La “Gazzetta di Parma” era stampata una volta la settimana.
Nel 1775, anno del Giubileo, Pietro realizzò il suo desiderio più grande: andare in pellegrinaggio a Roma. Ottenuta la licenza da Enrichetta e un aiuto finanziario, con lettera di raccomandazione del vescovo di Borgo Girolamo Bajardi, s’incamminò in compagnia del vecchio amico Giovanni Borghesi, divenuto prete da un anno (dal 1801 sarà canonico penitenziere della cattedrale di Borgo) (D. Soresina 1961). Era il 31 marzo.
Nella capitale, sciolto il voto religioso, che rinvigorì in lui il desiderio di farsi prete, come scriverà più avanti al Duca (L. Farinelli 1987), rivolse la mente ai suoi studi, alle opere d’arte e ai monumenti, ma capì subito che il tempo non bastava.
Là incontrò il pittore Pompeo Batoni (l’autore della più famosa immagine del Sacro Cuore di Gesù) che gli fece conoscere collezionisti di stampe e aumentare in lui la smania di vedere e fissare poi sulla carta alcune note sulle incisioni viste.
Era in vendita tutta la collezione del conte Scutellari di Parma, ma troppo costosa. Acquistò qualche intaglio in rame a poco prezzo dal mercante Carlo Losi e così continuò la sua raccolta.
Tornato a casa, si mise a riordinare gli appunti e a tentare ogni via per mettersi in relazione con i principali possessori, conoscitori e scrittori di cose d’arte, non solo dell’Italia, ma di tutta Europa, per avere notizie, informazioni e chiarimenti, pur continuando a rimanere al servizio di Enrichetta.…
Tra le carte lasciate dall’abate Zani al Seminario di Borgo, ora conservate presso la Biblioteca Diocesana del Seminario Vescovile e nell’Archivio Storico Diocesano di Fidenza troviamo la lettera di raccomandazione con il permesso del Vescovo che doveva essere esibita per dimostrare di essere in regola durante i vari controlli lungo le strade per andare a Roma.
Documento importante tenuto in una borsa di tela cerata, unico contenitore a quei tempi che salvaguardava dalle intemperie.
Fragili carte come questa, compagne di vita dell’Abate, dopo più di duecento anni, coinvolgono, incuriosiscono ed appassionano; e il pensiero va riconoscente anche a chi le ha conservate nel tempo e a chi le ha raccolte tra la polvere e i calcinacci del vecchio Seminario abbattuto dai bombardamenti del 1944, evitandone la dispersione, per quello che rimaneva.
Lettera di raccomandazione del vescovo di Borgo S. D., G. Bajardi, per Pietro Zani che va in pellegrinaggio a Roma per il Giubileo nel 1775 |
Il vescovo di Borgo San Donnino Girolamo Bajardi “raccomanda” il giovane Pietro Zani, pellegrino a Roma per il Giubileo, a quanti lo incontrano lungo il cammino.
Il documento porta la firma del Presule, il suo sigillo tondo, impresso a secco (su foglio doppio), e la firma del cancelliere. Il sigillo di mons. Baiardi, vescovo di Borgo dal 1753 al 1775, ne rappresenta l’arma - una testa di cavallo - con l’iscrizione in tondo HYERONIMUS BAIARDI EP.VS BVRGI S. DONNINI.
“Girolamo Ba jardi Patrizio Parmigiano, per la Dio Grazia, e della S. Sede Apostolica Vescovo di Borgo San Donnino, alla medesima S. Sede immediatamente soggetto".Parte da questa Città di Borgo S. Donnino Sua Patria il Sig.r Pietro Zani del fu Carlo, impiegato damoltidue anni al servigio della Ser.ma Sig.ra Principessa Enrichetta D’Este Langravia d’Assia Darmstadt in qualità di Staffiere della medesima Altezza Sua Ser.ma, giovine d’età d’anni ventisei, d’ottima indole, di costumi esemplari, ed assai lodevoli, per portarsi in pellegrinaggio a Roma, a fine di far ivi acquisto dell’inestimabile spirituale Tesoro del Giubileo del corrente Anno Santo, ed insieme venerare in persona le preziose Sagre Reliquie delli S.S. Apostoli Pietro, e Paolo.
Raccomandiamo pertanto caldamente il detto Sig.r Pietro Zani alla pietà de’Fedeli de’Luoghi, per li quali a lui accadrà di transitare, o far in essi qualche dimora, affinchè lo proteggano, assistano, e caritatevolmente lo sovvenghino in qualunque caso di suo bisogno, e benignamente lo accolgano ad allogiare, occorrendogli, in qualunque pubblico Spedale, sicuri di riportarne dal Supremo Dator d’ogni Bene il centuplicato premio. In FedeDato in Borgo San Donnino dal Palazzo Nostro Vescovile questo dì 31 Marzo 1775."Seguono le firme: "Girol.o, Ves.o di B.S.D. e: Ant.o … Co.r Pirani [?] Canc.re”.
Risulta cancellata la parola “molti”, sostituita con “due”, corretta con una grafia e un inchiostro che non compare sul documento. Un motivo ci sarà stato sicuramente, che io non so.
Posso pensare che forse non fosse opportuno far sapere che aveva fatto quel lavoro molto prima della maggiore età che allora era a venticinque anni.
Fidenza 12 agosto 2025 Mirella Capretti
Brava, Mirella, che ci ricordi momenti, fatti e date importanti. Grazie!
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