Quando la cura è peggio dell'incuria

I lavori che diocesi e comune, con l'assenso di una distratta soprintendenza, hanno effettuato sul lato sud della cattedrale e sullo slargo che corona l'area esterna dell'abside della cattedrale, meritano qualche altra considerazione.

Oltre ai tre "colonnotti", rimossi e spariti, con destinazione ignota come le cinquecentesche colonne recuperate dalla demolizione dell'antica Rocca, i lavori hanno rinnovato il marciapiede sul lato sud che si presentavano di stile ormai composito per effetto degli interventi estemporanei degli ultimi due secoli. 

L'intervento effettuato nel corrente anno non si è limitato al solo rifacimento del marciapiede lato sud ma ha interessato l'area esterna all'abside ed il riquadro prospicente alla canonica, in precedenza area verde. Ora tutto si presenta lastricato con pietre incolori e regolari ottenendo l'effetto "piazza della stazione", dissuasori compresi. 

Alle soluzioni di arredo urbano adottate in questi anni in via Cavour rinvia anche la solitaria pianta di olivo sistemata davanti alla canonica. vista abside. Certamente non poteva essere una palma per motivi climatici ed allora si è scelto l'ulivo anche se la soluzione autoctona avrebbe voluto la gaggia.

Irrisolto appare invece il problema dell'improprio utilizzo dei rientri esterni sempre sul lato sud. Le efficaci protezioni in cotto rimosse "motu proprio" cinquant'anni costituivano una apprezzabile soluzione estetica e funzionale. 

Tutto questo accade a Fidenza, accanto, attorno, al Duomo le cui pietre scolpite rinviano all'Antelami ed ai "secoli d'oro" del "nullius".

Incommentabile la soluzione di creare una discontinuità del livello calpestabile e della relativa segnalazione.