Pagine

venerdì 27 gennaio 2012

Sant'Emidio, Borgo San Donnino ed il terremoto

La tradizione popolare e cattolica attribuisce a Sant’Emidio, oltre alla capacità di guarigione, una serie di miracoli, di cui sicuramente il più famoso è il miracolo del terremoto di cui esistono diverse versioni.  
Ed ecco il legame di Sant'Emidio con Borgo così come mi è pervenuto dall'associazione culturale Sant'Emidio nel Mondo (nota 1) con cui sono in contatto: "un testo pubblicato a Borgo San Donnino nel 1857 sotto il titolo "Compendio della vita di S. Emidio martire, protettore de’ suoi devoti contro il flagello del terremoto" (Borgo San Donnino, Tip. Verderi 1857, 16 pp.) di cui ci è stata segnalata una copia presso la Biblioteca Palatina di Parma".

La data di pubblicazione non è certo casuale: il 1 febbraio 1857 l'area parmense-reggiana era stata sede di un terremoto locale abbastanza significativo.

A poco più di 150 anni da quell'evento tellurico in questi giorni la terra non cessa di tremare e sul web il santo è diventato popolare.

Medaglia d'onore a quattro Internati Militari Italiani fidentini


A quattro fidentini una medaglia per la loro fedeltà alla patria

Alla lista dei fidentini che hanno ottenuto la Medaglia d'Onore in quanto internati, civili o militari (IMI), nei campi di concentramento nazisti, si aggiungono oggi altri quattro ex-internati militari ecco i loro nomi: Adorni Remo classe 1923, Aimi Renzo 1913, Giavarini Ermete classe 1923 e Vascelli Renzo classe 1922.
Anche per interessamento del'Associazione Reduci da prigionia di Fidenza, i fidentini insigniti sono ormai una decina.
Come negli anni precedenti la cerimonia di consegna avviene da parte del Prefetto il 27 gennaio in occasione delle iniziative del Giorno della Memoria. L'onorificienza è un tardivo riconoscimento della loro fedeltà alla patria durante il periodo di prigionia nei lager tedeschi nella seconda parte della guerra tra il settembre 1943 e la primavera 1945.
Si tratta di storie diverse ma comune è il senso dell'onore che da esse si può trarre.

giovedì 26 gennaio 2012

Stirone un fiume tra passato e futuro



In altre pagine avevamo espresso alcune perplessità circa il nuovo assetto che le aree protette della regione venivano ad assumere in forza della nuova legge regionale in materia. Ora riprendiamo questo argomento con una nota di Amedeo Tosi, Consigliere provinciale della provincia di Parma, in pubblicazione questa settimana sul settimanale "Il Risveglio". Nota che propende ad una visione  positiva del cambiamento evidenziando anche alcune potenzialità che la nuova legge può consentire.

mercoledì 25 gennaio 2012

La testimonianza esemplare di Vascelli Renzo, internato militare.


Semplice, essenziale e completa questa nota di Renzo Vascelli, internato militare durante l'ultimo conflitto mondiale, che ci racconta la sua esperienza non di eroe, che tale non si riconosce, ma di italiano che non ha mai cessato di considerarsi tale. Racconta lo smarrimento iniziale, il viaggio, la fame, il lavoro coatto, la fedeltà alla Patria.  Renzo verrà insignito, insieme ad altri tre fidentini, della Medaglia d'Onore; la cerimonia avverrà in Prefettura a Parma il 27 gennaio prossimo.


Semplice geniere al II reggimento telegrafisti, la compagnia a cui ero in forza nell'agosto 1943 viene trasferita in Sardegna, io fui esente dal trasferimento perché fratello di un caduto (fratello Ennio classe 1913). Quale specializzato telescriventista vengo inviato a Roma in servizio al Ministero della Guerra.
Per i noti fatti dell'8 settembre 1943 la caserma e gli edifici circostanti furono colpiti da cannonate e vari proiettili di provenienza sconosciuta. Smarrimento totale e nessun ordine militare costrinse la truppa a cercare una difesa pur essendo ignota la provenienza dell'offesa.
Senza ordini ufficiali formammo gruppi organizzandoci sotto le mura della costruenda Stazione Termini, finché fummo costretti ad arrenderci alle truppe tedesche il 10.9.43.
Impacchettati come sardine, forzatamente stipati in treni, su carri bestiame viaggiammo per tre giorni e due notti senza acqua e cibo, arrivammo in Germania nei pressi di KUSTRIN e concentrati nel lager III C, dove trovai la compagnia di altri 10-15.000 soldati italiani. Fui targato col n° 43673.
La vita bestiale in quel campo affollatissimo consisteva solamente di mettersi in fila da mane a sera per aspettare un mestolo di zuppa di rape, veramente schifosa. Si dormiva all'aperto in quel campo freddissimo.
In quelle condizioni di dieta forzata i tedeschi iniziarono una campagna di propaganda per reclutare volontari alla loro causa facendoci sfilare davanti a tavole imbandite di ogni tipo di cibo e di bibite. Incredibilmente in quella moltitudine solamente una trentina ha ceduto a quelle lusinghe.
In questi momenti in cui non mi manca niente come potrei giudicare quella pesante rinuncia?
In seguito mi trasferirono a EBERSWALDE situata a un palmo da Berlino, ospitato in una baracca in legno alla periferia. Proprio in quella zona per due volte al giorno passavano i bombardieri che salutavano la capitale.
Diventai operaio in una grossa fabbrica (ARDELT WERK) dove svolgevo un lavoro manuale pesantissimo per 12 ore consecutive al giorno o la notte (6-18-6). Cibo pochissimo, ancora zuppa di rape e un pane mattone diviso in 8-10 e margarina. Il mio peso corporeo ben presto da 80 scese a 55 Kg.
Il 29 aprile 45 il paese fu conquistato dalle truppe russe, che accolsi con grande sollievo: la guerra era finita!
Mi portarono a soggiornare in un paese chiamato BUKOV, e quando strade e ferrovie furono un po' ripristinate partii per rientrare a casa, dove arrivai il 10 settembre 1945.
Certamente non ho fatto nessun gesto eroico, ho semplicemente seguito la voce Patria che mi incitava a a resistere. Sono orgoglioso, italianamente.
Vascelli Renzo

La città di Kustrin ed il fiume Oder-Neisse
Stalag III-C Alt-Drewitz era un campo di internamento tedesco della seconda guerra mondiale per prigionieri di guerra. Si trovava in una pianura vicino al villaggio di Alt-Drewitz (Kustrin) nel Brandeburgo, a circa 60 chilometri (37 miglia) ad est di Berlino.Il campo fungeva da luogo di internamento di diverse migliaia di soldati e sottufficiali provenienti da Polonia, Francia, Gran Bretagna, Jugoslavia e Belgio. Dal 1943 si registra la presenza di un certo numero di prigionieri di guerra italiani. Massiccio il numero di prigionieri sovietici (fino a 12.000) che, in questo campo furono uccisi o morirono di fame. La maggior parte dei prigionieri alleati o italiani di rango inferiore venivano mandati al Arbeitskommando a lavorare nell'industria o nelle aziende agricole del Brandeburgo. L'amministrazione rimase necampo principaleLa città alla fine della guerra venne divisa secondo gli accordi siglati nella Conferenza di Potsdam con il passaggio alla Polonia dei territori tedeschi ad est della linea Oder-Neiße. L'allora Küstrin diventò una città polacca, cambiando nome.

THE STALAG III C CEMETERY IN ALT DREWITZ  
EBERSWALDE sede di industrie di materiale bellico in cui fu utilizzato in modo massiccio il lavoro coatto. 

martedì 24 gennaio 2012

Medaglia d'Onore a quattro fidentini reduci dai lager nazisti


Gli Internati Militare Italiani godevano di minori garanzie rispetto ai militari di altri paesi belligeranti che condividevano con loro i campi. Parliamo dei prigionieri di nazionalità inglese, francese, belga, americana e di altri paesi a questi alleati mentre particolare durezza era riservata ai prigionieri russi per il fatto della mancata adesione del loro paese alla Convenzione di Ginevra. Anche agli italiani non veniva applicata la citata convenzione in quanto non erano riconosciuti come prigionieri di guerra, per essi era stata creata una categoria speciale quella degli Internati Militari Italiani (IMI) che prevedeva il lavoro coatto o la trasformazione in lavoratori civili con qualche beneficio di cibo e movimento. Il passaggio inverso da lavoratore civile ad internato era comunque discrezionale e spesso punitivo. I lavori cui erano poi sottoposti i lavoratori erano spesso peggiori della prigionia stessa nei campi. 

A quattro fidentini una medaglia per la loro fedeltà alla patria
(articolo pubblicato sul settimanale "Il Risveglio" il 20 gennaio 2011) 


Alla lista dei fidentini che hanno ottenuto la Medaglia d'Onore in quanto internati, civili o militari (IMI), nei campi di concentramento nazisti, si aggiungono ora altri quattro ex-internati militari. Nel gennaio del 2010 la medaglia era stata conferita ad Ettore Ponzi successivamente, anche per interessamento del'Associazione Reduci da prigionia di Fidenza, altri fidentini sono stati insigniti nel corso del 2011.
Come negli anni precedenti la cerimonia di consegna avverrà da parte del Prefetto il 27 gennaio in occasione delle iniziative del Giorno della Memoria. L'onorificienza è un tardivo riconoscimento della loro fedeltà alla patria durante il periodo di prigionia nei lager tedeschi nella seconda parte della guerra tra il settembre 1943 e la primavera 1945.
Si tratta di storie diverse ma comune è il senso dell'onore che da esse si può trarre.
Nel tracciare la storia di ognuno ci si scontra tuttavia con la difficoltà connessa alla mancanza di documentazione, ma anche al silenzio che gli internati hanno mantenuto dopo il loro ritorno a casa. Ciò incide sulla diversa ampiezza delle nostre note che seguono.

Stammlager XVIIA
Alla memoria il conferimento per Adorni Remo, militare classe 1914 catturato a Bolzano il 9 settembre 1943 ed internato nel lager XVIIA in territorio austriaco a Leobesdorf e nel campo di lavoro di Enzesfeld sino all'aprile 1945. Arruolato il 4 giugno 1940 Adorni nel 36° C.A. di stanza a Vicenza, militò prima in Jugoslavia poi in Romania ed infine in Russia sul fronte del Don. Adorni fu decorato di Croce di Guerra per la Campagna di Russia dell'armata C.S.I.R (Corpo Spedizione Italiano in Russia). Dopo la ritirata rientrò in patria e, come già abbiamo detto, catturato a Bolzano mentre era in servizio presso la caserma del “Battaglione Genieri”.
Caricato su un treno ebbe modo di incontrare il fratello, pure prigioniero, i due giungeranno allo stesso campo.
Il viaggio da Bolzano al luogo di prigionia fu comunque un'esperienza disumana ed i prigionieri una volta giunti al campo furono immediatamente sottoposti ad una doccia gelide ed inviati al lavoro.
Ad Adorni venne, in un primo momento, assegnata l'esecuzione di lavori in nuratura per passare poi alla riparazione di automezzi e alla fine l'attività di barbiere.
Come ha avuto modo di raccontarci il figlio “l'avvenimento che più lo ha segnato si riferisce ad un fatto drammatico: il fratello, rivoltatori fisicamente ad un ufficiale tedesco, corse il pericolo di essere fucilato. Mio padre implorò per lui pietà, rivolgendosi ad un altro ufficiale che abitualmente si recava da lui per fruire del servizio di barberia. Grazie a questo intervento, fu concessa pietà a mio zio, ma entrambi furono sottoposti a fustigazione e ad una settimana da trascorrere in isolamento:”


Documento di riconoscimento
di Renzo Aimi per avviamento
 al lavoro coatto
Alla memoria anche il conferimento della Medaglia d'Onore a Aimi Renzo, militare classe 1913 . Richiamato alle armi il 10 giugno 1941 giunse in territorio dichiarato in stato di guerra il 26 febbraio 1942 per poi raggiungere la Grecia nell'aprile dello stesso anno. Ha partecipato alle azioni di guerra sul fronte greco-albanese col XIV Gruppo Artiglieria di Armata dal 18-11-1942 al 8 settembre 1943.
Prigioniero dei tedeschi dal 8 settembre 1943 al 8 maggio 1945 e trattenuto dagli alleati fino al 16 maggio 1945, rientrò in Italia presentandosi al Distretto Militare di Parma.
Il campo di riferimento fu lo Stalag IV B (matricola 257578) nella zona di Dresda per poi venire impiegato, allo stato di civile lavoratore, nei campi di lavoro situati nel territorio dei Sudeti, allora territorio nazionale della Germania (campi zona IVC).
Dai documenti risulta che fu utilizzato nel lavoro coatto di fabbrica della ditta ISER G.m.b.H. di Morchenstern.
Altri documenti fanno capire di un periodo di attività nelle operazioni belliche in zona di confine nel periodo immediatamente successivo alla liberazione, gli fu poi rilasciato lasciapassare dal corpo combattente Cecoslovacco che aveva preso il controllo della zona precedentemente annessa al Terzo Reich.


Stammlager XIIA
Il soldato Giavarini Ermete, militare classe 1923 vivente, fu fatto prigioniero in Francia a Marsiglia il 28 settembre 1943 dalle truppe tedesche per essere avviato su un carro ferroviario al campo di concentramento a Coblenza Stalag XIIA dove rimase sino all'agosto 1945. Costretto ad un lavoro molto pesante che aveva difficoltà a svolgere. Veniva pertanto frequentemente punito con delle frustate che sente ancora sulla sua pelle. Malgrado ciò ce la fece ed il 25 marzo 1945 fu liberato dalle truppe americane ed il 25 agosto 1945 finalmente potè ritornare “nella nostra bella Italia”, queste le sue parole.

Stammlager IIIC
Vascelli Renzo, militare della classe 1922 è tuttora vivente. Semplice geniere al II reggimento telegrafisti, quale specializzato telescriventista nel settembre 1943 si trova a Roma in servizio al Ministero della Difesa. Per i fatti dell'otto settembre la caserma e gli edifici circostanti furono cannoneggiati e colpiti da vari proiettili di provenienza sconosciuta. Lo smarrimento totale e la mancanza di ordini costrinse la truppa a tentare una difesa. Si formarono gruppi organizzati sotto le mura della Stazione Termini in costruzione, finché furono costretti ad arrendersi alle truppe tedesche il 10 settembre 1943. Fu internato nello Stammalger IIIC di Kustrin,  oggi in territorio polacco, per essere subito assegnato al lavoro a Ebersvalde presso la ditta Ardelt-Werk sino all'aprile 1945. Dopo la presa del campo da parte dell'esercito russo fu trattenuto sino al settembre 1945 per poi ritornare in patria. 


Le Medaglie d'Onore
La Repubblica italiana con Legge n. 296/2006 ha concesso 
una medaglia d’onore ai cittadini italiani (militari e civili) 
che nell’ultimo conflitto mondiale furono deportati e internati
 nei lager nazisti.

Vedi anche:

Le dieci scommesse del Sindaco e i nuovi strumenti urbanistici



"La sfida da raccogliere è quella di far appassionare i cittadini alla costruzione dello sviluppo futuro di Fidenza" (Mario Cantini)

PSC e le dieci scommesse del Sindaco Mario Cantini



Le "10 scommesse" che il Sindaco Cantini ha promesso di realizzare in questo e nei prossimi anni del suo mandato :

lunedì 23 gennaio 2012

Il Sindaco Mario Cantini presenta alla città il team di professionisti incaricato della redazione dei nuovi strumenti urbanistici


L’incontro si terrà il 25 gennaio alle ore 17.30 alla Sala multimediale del Centro San Michele

Fidenza, 23 gennaio 2012 – Dopo la definizione da parte del Comune di Fidenza dei contenuti del disciplinare per l’affidamento dell’incarico per la redazione dei nuovi strumenti urbanistici comunali (Psc, Rue, Poc), mercoledì 25 gennaio alle ore 17.30nella Sala multimediale del Centro Interparrocchiale San Michele, in via Carducci 49, il raggruppamento temporaneo di professionisti, che si è aggiudicato l’incarico, si presenta alla città nel corso di un incontro pubblico.
Il team è composto dal professore architetto Francesco Karrer, dall’ingegnere Gian Luigi Capra, dall’architetto Alessandro Tassi Carbone e dal professore ingegnere Michele Zazzi. 
All’incontro interverranno: il sindaco Mario Cantini, l’ingegnere Gian Luigi Capra, l’architetto Alessandro Tassi Carboni, e il professore architetto Francesco Karrer, coordinatore scientifico del team di progetto.


Vedi anche:


 

sabato 21 gennaio 2012

Cippi miliari napoleonici

Cippo in località Casa Cantoniera - Pinguino

Il Consigliere Provinciale Manfredo Pedroni ha presentato un'interrogazione al Consiglio della provincia di Parma avente come obiettivo quello di censire e tutelare questi "monoliti in arenaria" che risalgono al periodo napoleonico e pertanto a circa duecento anni fa. La descrizione sintetica la possiamo trovare nella delibera stessa che riportiamo alla fine di questa pagina.
Recentemente il Soprintendente Marzio Dall'Acqua si è interessato a questi reperti la cui conservazione e tutela è stata più sollecitata dall'associazione "Verde Ambiente Società". 

venerdì 20 gennaio 2012

La scuola dipinta di Contignaco (Salsomaggiore)



La richiesta "di eliminare la ex scuola elementare di Contignaco dalla lista dei beni in alienazione, conservandola invece come bene storico" formulata dal Consigliere del comune di Salsomaggiore Terme Filippo Frittelli è stata respinta dalla maggioranza. Hanno votato per la sua conservazione Anna Rosa Ceriati, Fabrizio Crinò e Matteo Orlandi. Il sindaco Carancini ha tuttavia dichiarato di essere disponibile a rivedere il tutto sulla base di proposte concrete di cittadini o privati, rilevando inoltre che il rapporto del Ministero dei beni Culturali non ritiene che il bene abbia un valore artistico. 

martedì 17 gennaio 2012

Palazzi storici: i fidentini non li amano, li abitano


Il porticato dell'edificio in ristrutturazione potrebbe presentarsi così. In primo piano al centro
una costruzione posticcia non toccata dal demolitore. Il porticato era sino al 1935   chiuso  da
 questa parte e, nel complesso, era molto meglio. 

E' di oggi la notizia che il Comune, supportato dall'Acer, ripristinerà l'agibilità dei sei alloggi "per anziani" a suo tempo ricavati dal palazzo delle ex carceri mandamentali che fa parte di quel complesso di edifici, in parte demoliti nel 2011, che insiste nell'area tra Via Bacchini e le piazze Verdi, Pontida e Matteotti. 

domenica 15 gennaio 2012

Cristo sulla croce nella cappella del Crocifisso

Nella Cattedrale di Fidenza nella cappella del Crocifisso, al centro del paliotto in legno dipinto, c'è un piccolo capolavoro finora sfuggito all'attenzione degli studiosi che si sono occupati della nostra Cattedrale. È una raffigurazione monocroma di Cristo languente sulla croce, splendidamente realizzata con toni tenui e delicati che fanno pensare a un accurato disegno su carta o a una miniatura. L'immagine, fedele ai canoni dell'iconografia tradizionale, è contornata da un fitto e coloratissimo intreccio mistilineo su fondo nero, con girali d'acanto, ravvivati da uccelli, foglie, fiori, frutti e altri motivi pendenti, come nelle tipiche decorazioni a finte tarsie marmoree dei paliotti in scagliola, largamente diffusi nelle nostre chieste tra il '600 e il '700.


Condotta con mano sicura per mezzo di vibranti tratteggi, che ne evidenziano l'andamento del corpo e i lineamenti del volto, essa esprime con forza il dramma dell'abbandono e della morte ma anche il loro superamento per la sublime dolcezza e la serenità interiore che anima tutta la figura del Crocifisso. Ogni minimo dettaglio è definito con molta verità: il legno piallato della croce, le mani e i piedi trafitti, la corona di spine intrecciata sulla chioma nazarena, lo svolazzo del perizoma e il cartiglio con la scritta in tre lingue: ebraico, latino, e greco, come racconta il Vangelo di Giovanni.
Ma sono soprattutto le coloratissime decorazioni che ci permettono di risalire con quasi certezza all'autore. Si tratta di Angelo Carlo Ambrogio Dal Verme (Borgo San Donnino 1748-1825), come sembra suggerisce il confronto con i fregi da lui dipinti nel 1789 per il battistero della vanvitelliana ex-parrocchiale di Castelnuovo Fogliani. Questi curiosi ornati, di gusto vagamente neoclassico, ripropongono infatti gli stessi schemi geometrici che caratterizzano l'impianto dell'ancora baroccheggiante pa1iotto fidentino. Ma il nome del valente pittore borghigiano emerge anche dai documenti.

martedì 10 gennaio 2012

Ex-ospedale: partono le demolizioni.


Poco è rimasto di antico nell'area del vecchio ospedale che attende il braccio meccanico del demolitore. L'intervento è imminente, ne da informazione la Gazzetta di Parma  in edicola oggi con un ampio articolo dedicato ai cantieri fidentini.
Il  complesso originario sorse alla fine dell'ottocento come Collegio dell'Angelo per iniziativa delle madri Orsoline e fu via via affogato da aggiunte, sopraelevazioni e modifiche dopo che, nel 1920, vi fu trasferito l'ospedale civile che vi rimase per più di ottant'anni.

lunedì 9 gennaio 2012

Il portale che non si trova. E' stato rubato?

Chi l'ha visto?

Cosa è successo al portale delle Orsoline? La domanda l'avevamo posta a settembre, ma la risposta non c'è stata. Sappiamo di ricerche fatte senza alcun esito. Attenzione! si tratta di un bene comunale quindi deve essere registrato nei libri o in qualche inventario. 
Se non si trova resta l'ipotesi di furto quindi si devono esperire le pratiche opportune di denuncia contro ignoti. Ci auguriamo una diversa e positiva soluzione e che presto l'oggetto ritorni alla città.

venerdì 6 gennaio 2012

Ex-Collegio Gesuiti: vecchie e nuove magagne



L'angolo nord-est del primo cortile a destra dell'ingresso presenta una vistosa macchia di umidità proveniente dall'intersezione dei tetti a livello diverso, tra le due parti della costruzione. All'interno l'umidità è penetrata in vari punti del corridoio e dei locali attualmente occupati dall'Unitre,  come già in precedenza segnalato  con immagini che più sotto aggiorniamo alla data odierna.

giovedì 5 gennaio 2012

Ricerca idrocarburi, territorio e partecipazione


I successi che in varie parti del paese si registrano nello sviluppo delle fonti di energia pulite (fotovoltaico, eolico etc) non fermano la ricerca nel territorio di giacimenti di petrolio o gas.
La contraddizione è evidente. Se poi si considera che le ricerche sono effettuate da aziende che fanno capo a gruppi non nazionali al danno si aggiunge la beffa: puliamo in casa nostra permettendo poi ad altri d'entrare con calzature infangate. 
Qualcosa è tuttavia possibile fare vediamo come:

La costruzione dell’impianto eolico sul Passo di Santa Donna



Un appello per l'Oasi WWF dei Ghirardi

Caro amico della Natura, Abbiamo bisogno del TUO aiuto. 

mercoledì 4 gennaio 2012

Notte e alba d'una Cattedrale: cronaca di un evento

L'intervento in apertura della dottoressa Lina Callegari
Un innegabile successo di pubblico e di copie vendute ha coronato la presentazione del volume di Umberto Primo Censi e Gianandrea Allegri "Notte e alba d'una Cattedrale" sottotitolato "La Pieve-santuario di Borgo San Donnino nei secoli IX-XII". Dissipati quindi i timori degli autori e del responsabile della collana "Il Trabucco" Guglielmo Ponzi che ritorna quindi sulla scena della cultura fidentina con questo saggio che, come dirà poi il relatore prof. Marzio Dall'Acqua, fa rivivere altri felici momenti di elaborazione culturale in una città che, a questo proposito, si muove "a corrente alternata". Ricorda infatti Marzio Dall'Acqua che circa cinquant'anni fa, a Fidenza, lui ed altri stessi protagonisti di oggi avevano vissuto un momento analogo che si era concretizzato in alcune notevoli iniziative quali l'uscita della rivista d'arte e cultura "Proposta" e la nascita della sezione locale di Italia Nostra cui il nome di Guglielmo Ponzi è indissolubilmente legato.

Del prof. Marzio Dall'Acqua riportiamo sotto la prefazione al libro titolata "Come un corpo santo divenne città e cattedrale scolpita", nel titolo possiamo già intuire una delle possibili chiavi di lettura del libro. Altri stimoli di approfondimento storico e di "uso" del libro le troviamo negli interventi di Lina Callegari, assessore alla cultura del Comune di Fidenza, e  del Vescovo Carlo Mazza, presenti insieme agli autori nella sala del ridotto del Teatro Magnani dove è avvenuta la presentazione del pubblico.
Comprensibilmente più stringati gli interventi degli autori cui siamo debitori delle oltre duecentocinquanta pagine del libro.
Premettiamo alla prefazione del libro del prof. Marzio Dall'Acqua alcune foto dell'evento partendo, per partigianeria di nonno, dal banchetto allestito all'ingresso del Ridotto per la prevendita del volume.


Anna ed Elisa P. che hanno curato l'accoglienza e la prevendita del catalogo 

Veduta parziale del pubblico presente in sala

L'intervento in apertura della dottoressa Lina Callegari

Guglielmo Ponzi curatore della collana "Il Trabucco" nel suo intervento. 

L'intervento del prof- Marzio Dall'Acqua, sovrintendente
degli Archivi di Stato dell'Emilia Romagna 
 

Umberto Primo Censi, studioso e coautore  del libro 

Gianandrea Allegri, studioso e altro coautore del libro 
S.E. Carlo Mazza Vescovo di Fidenza che, col suo ricco e
stimolante intervento, conclude i lavori
 
Come un corpo santo divenne città e cattedrale scolpita

In un paesaggio d'acque e di verdi terre emerse, tra folte foreste ed acquitrini, nei quali talora si nasconde il Po, vastità deforme, dopo il crollo degli argini, nelle notti senza luna si alzano i fuochi fatui dagli stagni e non meno misteriose fiammelle da tumuli enigmatici a segnalare presenze di corpi santi, di confessori della fede e martiri nascosti e abbandonati, ma non dimenticati da chi li sogna e seguendo la visione onirica ne ritrova le reliquie, in una epifania che diventa riconoscimento di una comunità che sta lottando contro questa natura selvaggia. Così nei martirologi e nei leggendari di molti santi di cui si racconta l'inventio, avviene la scoperta dei corpi.
E in mezzo a boschi fitti, al limite del ritorno alla preistoria, viene alla luce anche il corpo di san Donnino, che giace, come è rappresentato in scultura sulla facciata del Duomo di Fidenza, con la propria testa tra le mani poste sul petto.
Che cosa abbia rappresentato la presenza di questo corpo e il suo rinvenimento e riconoscimento, attraverso i miracoli, è il tema di questo originale e denso saggio di Umberto Primo Censi e Gianadrea Allegri sulla pieve-santuario di Borgo San Donnino, che ricostruisce e sintetizza la storia di una reliquia intorno alla quale inizia il riscatto di un territorio che ha dimenticato d’essere stato città, al punto di smemorare il proprio stesso nome, che ha seguito le sorti dell'urbe morta. In questa terra sommersa da alluvioni e inondazioni, da un grigiore di fango dal quale raramente emergono frammenti e reperti, incapaci però di comunicare alcuna vibrazione, alcuna nostalgia per un passato glorioso ed eroico, nell'incertezza del riscatto di questo mondo selvaggio, attraversato da strade che portano e vengono da lontano, nella fatica della sopravvivenza, nell'incertezza del vivere, vi furono l’inventio e l’identificazione.
Se il passato è muto e silenzioso, il corpo santo apre e scandisce il nuovo evo, riattiva lo scorrere del tempo, diventa il catalizzatore di un aggregarsi d'uomini, d’emozioni e di fede che, senza saperlo, senza progettarlo, tra eventi e contraddizioni, casualità e ambizioni, contribuisce alla nascita del santuario - borgo.
Ecco questo libro ricostruisce la storia, come facendo emergere le immagini da un caleidoscopio, data la frammentarietà dei documenti e delle informazioni sicure sulle quali lo storico può sostenere la sua navigazione nel tempo, con una ricchezza di ipotesi, di nuovi dati ed informazioni, di tesi e piste interpretative che scaturiscono dall'acribia nell'esame dei dati locali, ma anche interpretando questa dimensione con quella sempre più vasta dei territori intorno, interagenti, e con i modelli che realtà consimili propongono.
Quello che colpisce di più in questo ottimo e ricco saggio è l'adesione alle fonti documentarie ed il rigore, privo di prevenzioni ideologiche e culturali, con l'applicazione rigorosa di un metodo storiografico, che non cede certo alla facile esaltazione del localismo e della sua tradizione storicistica. La propria storia, i documenti delle proprie identità sono esaminati con il giusto distacco nella luce della storia medievale generale, ma in serrati confronti, in disamine che spaziano tra le fonti con rigore e puntualità, consultando e compulsando testi e pergamene, con attenzione alla cronologia, alla coerenza della ricostruzione, al non cedere a facili formule o soluzioni preconfezionate. Mai proiettando sul passato le ideologie o i processi mentali ed interpretativi dell'oggi, non rinunciando per questo ad accettare e a comprendere quanto di numinoso ha fatto e fa parte della devozione a San Donnino e del suo culto nei secoli, per cui nelle vicende storiche esaminate, attraverso la liturgia, il diritto canonico e quello civile, l'economia, la politica e le istituzioni nel loro farsi e mutare e quant'altre discipline possano agevolare la ricerca e fornire risultati, non si è mai dimenticato che la spinta progressiva venne dalla convinzione profonda e radicata negli uomini all'intorno "che il carisma delle guarigioni fosse operante là dove giacevano le reliquie".
Da qui la ricostruzione del primitivo originario santuario che si trasforma in pieve, in una struttura ecclesiastica collegata e sostenuta dal potere diocesano del vescovo di Parma, per cui il vicus, nato sui resti della necropoli romana, favorì la creazione della pieve-santuario e questa "contribuì in modo decisivo all'affermazione del borgo". Le diffusione di passionari e leggendari, ma anche di momenti di preghiera e liturgia particolari, fecero sì che la pieve di Borgo San Donnino, dopo la Cattedrale di Parma, divenisse la più importante e la più ricca della diocesi. Da quella stessa ricchezza e per la sua difesa nascono i movimenti interni alla Chiesa, i "partiti" della Riforma, mentre tutt’attorno la rinascita economico - demografica, espressa nella creazione del mercato di Borgo prima del 1044, l’aggressività delle aristocrazie con la creazione di castelli e di chiese private cominciano a stringere da vicino la Pieve. L’istituzione del Monastero di Castione egemonizzato dai Pallavicino assurge al ruolo di antagonista religioso del centro plebano di Borgo. Da qui ancora la crisi nei rapporti fra la Pieve ed i vescovi parmensi, antichi fautori e protettori. Lo sviluppo dei commerci, di nuove vie di comunicazione, passi sul Po e centri alternativi, contribuiranno a separare la Pieve dal Borgo che, espandendosi ulteriormente, ne oltrepassa la cinta muraria dilatandosi nel Borgo Novo,
Nello scontro tra Impero e Papato, nel nascere ed affermarsi dei Comuni, quelli contrastanti di Piacenza, Parma e Cremona, che di volta in volta passano dal partito imperiale a quello papale, Borgo San Donnino cercherà di sviluppare una propria autonomia comunale, di cui gli Autori definiscono bene i limiti e la natura, le difficoltà di definirsi giuridicamente tra vicini troppo potenti, ma che in nuce si esprime come parziale affrancamento di cui, anche quelli cittadini, non potranno non tenere conto.
La nascita della Cattedrale, il ciclopico sforzo, sotto tutti gli aspetti, anche economici e finanziari, che questo comportò è il capitolo più bello, in un certo senso, più mosso ed articolato del libro, con la Santa Sede che trova il modo di riconquistare un territorio che sembrava esserle sfuggito e dà più vigore ad un progetto architettonico e simbolico nato da altri, in un compromesso precario e delicato di inespresse discordanti finalità di supremazia che si fa pietra, architettura e scultura. Un monumento che ricongiunge la città con le vicende del culto del santo. E per sempre.
Un unico rimpianto che l'amico Carlo Soliani, al quale il volume è dedicato, che dal 1976 ha collaborato con Censi e Allegri a rinnovare la storia delle "Terre Pallavicine" non possa leggere queste pagine, non essendo più con noi.

Marzio Dall'Acqua

martedì 3 gennaio 2012

Ricordi d'Oriola

L'Oriola tra storia e mito: il quartiere plebeo
L'Oriola in un olio su tavola di Ponzi Ettore 1955

Ricordi d'Oriola è il libro che Nino Secchi, personaggio a tutto tondo nel panorama fidentino, dedica al suo quartiere: l'Oriola. 

lunedì 2 gennaio 2012

La gloria di San Donnino

Il volumetto pubblicato nel 1997 in occasione dei settantanni della ricorrenza del cambiamento del nome della città inaugurava la collana "Il Trabucco" che quest'anno vede l'uscita del secondo libro della collana dal titolo "Notte e alba d'una Cattedrale".
In occasione della presentazione di questo secondo volume verrà riproposto un limitato numero di copie del primo volume che raccoglie gli scritti di personaggi che, transitando o soggiornando a Borgo San Donnino o a Fidenza, hanno lasciato un ricordo di questa loro visita. 



Quale progetto di città precede il nostro Duomo?



"Tra le città, che nella lunga distesa della pianura padana, portano in grandiosi monumenti sacri le vestigia memorabili del tempo medievale, Fidenza si mostra subito in una posizione molto singolare.
Tra Piacenza, Parma, Cremona, Modena e Ferrara, ognuna con la sua storia, la sua tradizione e la sua arte, Fidenza, città non grande e dal destino diverso, ha una Cattedrale che per bellezza, contenuto spirituale e mantenimento delle strutture originarie pareggia e talvolta supera le costruzioni simili di quelle. In apparenza quindi non corrispondente al territorio che la circonda; ma si dovrà invece pensare a un rapporto inverso e giudicare quel territorio, quelle case e la popolazione che le abita dalla loro cattedrale." (Roberto Tassi 1973)
Il "rapporto inverso"  auspicato dal Tassi potrebbe essere risolto ponendo la Cattedrale come punto di arrivo e non di partenza per capire la nostra città. Questo ci porta a esaminare il fermento culturale nel nostro territorio e in quelli che con esso hanno in qualche modo interagito in epoca medioevale. Su questa linea  si muove il lavoro di Censi ed Allegri "Notte e alba di una Cattedrale" che persegue l'obiettivo anche attraverso una mappatura puntuale e completa e ragionata del territorio. Due mappe fuori testo sono infatti allegate al volume e lo arricchiscono.
Il Duomo quindi come punto di arrivo di un progetto di città che non ha trovato poi, nei secoli successivi, compimento. Bisognerà arrivare alla dominazione dei Farnese per assistere al tentativo di creare un nuovo progetto di città.





Tornando al lavoro datato 1973 del Tassi richiamiamo un altro interessante passaggio: 
"Sul Duomo di Fidenza e sulle chiese che lo precedettero sono state raccolte dagli storici locali numerose documentazioni, storie e notizie, ma quasi tutte prive di vera attendibilità"  (Roberto Tassi 1973)
In questo giudizio il Tassi comprende gli studi di Vittorio Pincolini, Pietro Granelli e Giuseppe Micheli, salva con riserva il solo Guglielmo Laurini.
A questi nomi di storici, archivisti e studiosi oggi potremmo aggiungere altri nomi. Non mancano certo studi pregevoli sul nostro duomo e trame di lettura delle pietre scolpite nella facciata, ora, grazie al lavoro di Censi ed Allegri, "l'attenzione è focalizzata sull'alto medioevo fino alla fondazione della Cattedrale, quando gli ambiti religiosi e socio-economici erano avvinti in un nodo strettissimo" come ci dice la professoressa Lina Callegari  nella sua presentazione ripresa all'inizio del volume.


Il volume verrà presentato alla cittadinanza mercoledì 4 gennaio
alle ore 17.30 presso il Ridotto del Teatro G. Magnani a Fidenza