Quarant'un anni fa, il M° Adriano Gainotti chiese ai suoi scolari, chi avesse un nonno che aveva fatto la Grande Guerra.
Desiderava invitarlo in classe per fargli raccontare le sue esperienze e mio figlio, appena a casa, mi girò la domanda.
Gli risposi che non il nonno, il quale apparteneva all'Areonautica della 2ª Guerra, ma il bisnonno Leonida Denti aveva combattuto al fronte, nella Guerra del 15/18. Orgoglioso, mio figlio riferì al maestro, mentre io mi recavo da mio nonno per sentire che disponibilità poteva darci.
Nel percorrere il tragitto verso la sua casa sentivo l'istinto di tornare indietro, ma non potevo fare un affronto del genere a mio figlio e arrivai col cuore in gola, per sentirmi dire, da nonno e nonna, che no, non era cosa da farsi. Denti non si sentiva di raccontare.
Fin da ragazza, mi ero sempre chiesta perché, mio nonno, non parlasse mai delle sue vicende di guerra e perché eludesse ogni mia domanda, persino quella che riguardava il giorno dedicato al Grande Pranzo.
Infatti, una volta all'anno, mia nonna preparava un grande pranzo e non invitava nessuno, neppure i nipoti. Mi ero abituata a non fare più domande, ma la zia signorina, che era ancora in famiglia, un giorno si sentì in dovere di dirmi che quello era l'anniversario di un brutto accadimento in cui mio nonno, fortunosamente, ebbe salva la vita. Niente di più e ancor oggi non riesco a capire perché lo volessero festeggiare da soli.
Orbene, Denti agitatissimo, si rifiutò di recarsi a scuola, ma, il giorno dopo venne a casa mia e mi raccontò alcune cose, chiedendomi di andare, io, a spiegarle agli scolari. Cosa che il M° Gainotti, giustamente, rifiutò.
Sul Carso, conduceva un asino che, portava cento pagnotte avvolte in grandi reti. Era la razione di pane che avrebbe sfamato per diversi giorni lui e i suoi commilitoni, senonché una cannonata colpi l'asino e, mio nonno, fu sepolto sotto una grande quantità di terra, l'asino morto e almeno cinquanta chili di pane. Rimase fuori solo la testa. Fino a quando poté, urlò, poi rimase in silenzio senza forze e senza perdere conoscenza. Solo l'indomani quando all'accampamento non lo videro arrivare, iniziarono le ricerche.
Mi raccontò di una marcia notturna su un impervio sentiero che. alla sua sinistra aveva una sorta di terrazza di terra dove erano accampati alcuni soldati.
Camminando in silenzio, udì una voce che usciva da una tenda là sopra e diceva in dialetto veneto: "Denti, Denti! Ti te disi niente? E parla toso! Denti! Denti!" Mio nonno si chiamava Denti, quindi si ferma...ascolta...e si domanda chi mai potesse chiamarlo. Di nuovo la voce che chiama: "Denti! Denti".
Improvvisamente l'istinto lo induce ad arrancare sulla scarpata e a raggiungere la tenda dalla quale usciva la voce. Steso, morente, c'era suo fratello, di un anno più anziano e che non aveva più visto dall'inizio della guerra.
Claretta Ferrarini
Nota: "Durante la Grande Guerra il pane fu l’alimento principale degli italiani. Non lo si consumava tutto. In parte veniva tenuto nel tascapane. Serviva come riserva quando ci si disperdeva e bisognava aspettare la notte, fuori tiro nemico, per rientrare. Oppure come sostituto delle maschere antigas: pane bagnato fra i denti tenuto fisso da un fazzolettone legato dietro la testa."
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