27 settembre 2001
Su quella seggiola di pelle, con i braccioli in legno, ci ha passato un quinto della sua esistenza. Da dieci anni esatti Massimo Tedeschi è sindaco di Fidenza. E' stato eletto per la prima volta i127 settembre 1991, il suo ultimo mandato scadrà nel 2004.
Ha fatto meglio di lui solo il senatore Adolfo Porcellini, rimasto in carica quattordici anni. Fare il sindaco era e resta un'esperienza faticosa, magari molto gratificante, senz'altro impegnativa:
«Lo rifarei però - ha ammesso senza tentennamenti Tedeschi - e lo consiglierei ai giovani che provano interesse alla politica».
Con un presupposto del genere, è ovvio che tracciare un bilancio di questi dieci anni, per Tedeschi sia tutto sommato cosa semplice:
«E' positivo, perché credo di essere riuscito ad imprimere alla mia città un rinnovato dinamismo. Ci sono strutture nuove in fase di realizzazione, un incremento dei servizi pubblici ma anche movimento nella parte privata. Tutto questo mi dà l'idea che il ruolo di centro di riferimento di un territorio a cui Fidenza da tempo ambisce si stia realizzando»
In tutto questo tempo, il ruolo del sindaco e soprattutto la percezione che la gente ha del sindaco, sono senz'altro cambiati. In particolare dopo tangentopoli, ad esempio, è diminuito il senso dell'autorità?
«La gente, i giovani ma anche gli anziani, hanno ancora bisogno, forse oggi hanno maggiormente bisogno, di persone di riferimento autorevoli. Percepisco la stima della gente. Prima del consenso, c'è la stima ed quella a cui tengo maggiormente. Quando non sarò più sindaco, non avrò più bisogno del consenso, ma della stima si. E il tempo non ha logorato il mio feeling con i fidentini, anzi penso sia aumentato».
C'è stato un periodo in cui sembrava che i sindaci incarnassero il meglio della politica. Poi il «movimento dei sindaci» si è sgonfiato, è via via sparito...
«C'è stato un momento di esaltazione e, come spesso succede, un altrettanto drastico ridimensionamento. Penso ci debba essere un giusto equilibrio fra la legittimazione popolare diretta, che il sindaco ha, e il ruolo importante del consiglio comunale e dei movimenti politici, per la salvaguardia della democrazia e lo sviluppo del paese».
Fidenza è cambiata. Sono state realizzate diverse opere pubbliche, ma anche assunte decisioni che hanno fatto discutere. Di che cosa è particolarmente fiero?
«Quattro sono le scommesse vinte che mi gratificano maggiormente. La prima è la sistemazione di Piazza Grandi, per un discorso di qualità della città. In una bella città si vive senz'altro meglio. La seconda è l'avvio della costruzione del nuovo ospedale. E' stato un successo non solo per Fidenza ma per l'intero comprensorio, frutto, bisogna dirlo, di un complesso lavoro politico. che ha permesso di riunire le risorse di varie enti e dei privati. E questa è anche l'occasione buona per annunciare quello che considero un altro grande traguardo: nei giorni scorsi l'Anas ha consegnato i lavori per il completamento della tangenziale di Fidenza. Sono sette anni che aspetto, che tutta la città aspetta: da oggi scattano i 22 mesi previsti quale tempo massimo per la sua realizzazione. Andremo perciò al luglio 2003, una data in cui Fidenza cambierà. L'ultimo obiettivo importante è stato la costituzione dell'associazione Terre Verdiane, fra 11 comuni della zona, che presto saliranno a tredici».
Tedeschi si sente un amministratore vincente. Qualche cruccio, qualcosa che non è riuscito a concretizzare? «Avrei voluto cambiare prima la macchina comunale, ma ci sono state resistenze che è stato difficile superare. D'altro canto, credo che questo sia il lascito più importante che consegnerò, quando sarà ora, al mio successore. Quello di una «macchina» che funziona secondo criteri di qualità, al di là di chi è sindaco o assessore in quel momento. Il sindaco e il consiglio comunale indicano la direzione, la meta da raggiungere, che può essere diversa a seconda dell'impostazione politica. Ma lo strumento dev'essere efficiente».
Com'è cambiata, in questi anni, la città?
«Mi pare di cogliere una Fidenza un po' più consapevole del proprio ruolo. Spero di aver contribuito a fare diminuire la cultura della lamentela, aumentando quella della proposta e dell'azione. E credo anche di aver parzialmente colmato la distanza dal capoluogo di provincia, ma in questo sono stato agevolato dal ruolo di riferimento per tutto il territorio che Fidenza ha assunto e che ci ha dato autorevolezza nel nostro confronto con Parma».
Molte cose però sono mutate, a Fidenza come nel resto del mondo. Soprattutto sul piano economico.
«La città ha saputo reagire alle trasformazioni del mercato, anche perché da sempre il nostro tessuto economico, oltre che sull'agricoltura di qualità, si regge sulla piccola e media impresa e su un terziario ben radicato. sia pubblico che privato. Anche la scelta di aprire l'outlet va in questa direzione e credo ci offra una grande opportunità».
Come ha iniziato questa esperienza amministrativa?
«Nel '76 mi sono iscritto al partito (l'allora PCI) e nell'SO sono entrato in consiglio comunale. I giovani di allora avevano per la politica un interesse molto più forte e poi io provengo da una tradizione famigliare di impegno politico, mio padre fu consigliere comunale per il Pri di Ugo La Malfa».
Quali caratteristiche ci vogliono per fare il sindaco?
«Lungimiranza, coraggio e, anche se può sembrare strano, l'umiltà di sapere ascoltare tutti e di capire che ognuno può darti un'indicazione buona».
E quali difetti non deve avere?
«Un politico deve aborrire l'arroganza e non può essere di visioni miopi».
Nel 2004 questa esperienza per lei così esaltante avrà per forza fine, visto che non sarà più rieleggibile. Che cosa pensa di fare?
«Sono ingegnere in aspettativa del Comune di Salso. Ma se vi saranno le condizioni per continuare a fare attività politica, continuerò».
Intanto, il sindaco di Fidenza è alla guida dei Ds provinciali, seppure come portavoce, per affrontare una campagna elettorale difficile, in vista delle comunali di Parma. Come vive questa sfida?
«Il punto di partenza è che i cittadini di Parma esprimono prevalentemente un consenso di centrosinistra, come hanno dimostrato le recenti elezioni politiche. Attraverso un dialogo serrato fra tutte le componenti del centro sinistra stiamo lavorando per creare le condizioni per un programma e una candidatura che possano risultare vincenti».
L.P.
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