Rovine del vecchio palazzo vescovile |
Il prof. Guglielmo Ponzi, estimatore del Tagliasacchi, aggiunge un altro tassello al suo curriculum di ritrovamenti di opere che hanno o hanno avuto diretto riferimento a personaggi o eventi della nostra città, in questo caso un ritratto di un vescovo del settecento borghigiano.
L'esistenza del quadro era nota ma si pensava che il ritratto di monsignor Severino Missini, vescovo di Borgo dal 1732, fosse scomparso nel 1944 tra le rovine del palazzo vescovile. Ora, a sorpresa, riappare nell'asta genovese Wannenes Art Auctions -6-mar-2013 - Genova.
Si potrebbe anche pensare che in quegli anni, tra bombe e macerie, qualcuno "si metteva in salvo i nostri beni storici e culturali" per disfarsene in altro modo.
Sotto proponiamo l'articolo con cui Ponzi ci informa del ritrovamento.
Giambattista Tagliasacchi (Fidenza 1696-Castelbosco Pc. 1737) è forse il più importante pittore cui la nostra città abbia dato i natali, merita quindi tutte le nostre attenzioni. Peccato che queste si esauriscano in scritti e libri mentre dimentichiamo le opere nella loro consistenza fisica e nello spazio, altrettanto fisico, a loro dedicato. In tempi di cultura virtuale non suscita allarme che la Cappella dedicata al Santo Andrea Avellino versi in stato pietoso. La cappella racchiude al suo interno il capolavoro del Tagliasacchi che rappresenta gli ultimi istanti del santo cui la cappella è dedicata. (A.P.)
Dall’antiquariato riappare a sorpresa un ritratto di
mons. Missini, vescovo di Fidenza dal 1732 al 1753
La certezza dell’identità del personaggio cui il quadro si riferisce è data dalla scritta sulla lettera in mano al presule
Questo notevole ritratto di monsignor Severino Missini, vescovo di Fidenza dal 1732 al 1753, di cui si erano perse le tracce da almeno due secoli, è riapparso quasi miracolosamente sul mercato antiquario. A rendere certo il suo riconoscimento è la scritta che compare nella lettera in mano all’illustre prelato. Allo stesso modo lungo il margine inferiore del foglio troviamo scritto per esteso il nome dell’autore: Giambattista Tagliasacchi (Fidenza 1696-Castelbosco Pc. 1737).
Monsignor Missini, con la sua veste talare di colore violaceo tendente al turchino e la croce pettorale lobata, è seduto accanto al tavolo di lavoro, ove posano penna e calamaio. Da notare il delicato effetto di trasparenza della cotta finemente orlata che spunta da sotto la sua mantellina.
La fisionomia del vescovo, caratterizzata dalla abbondante chioma grigia leggermente stempiata e dai delicati lineamenti aristocratici, è ben descritta e coincide perfettamente con le immagini finora note: una litografia di Giuseppe Bacchini (ed. Vigotti, Parma, 1844-1847) e un interessante disegno di Monsignor Lino Cassi che ricostruisce il tondo affrescato nella sala dei ritratti del seicentesco palazzo episcopale, cancellato dai disastrosi bombardamenti dell’ultima guerra (Enc.Diocesana Fidentina, Vol I).
Di nobili origini orvietane, il vescovo Missini si distinse per dottrina e per zelo pastorale, portando a compimento alcune importanti realizzazioni, tra cui l’Oratorio della Crocetta eretto nel 1738 sul luogo ove oggi sorge la chiesa dei Frati Cappuccini, la nuova chiesa-santuario della Madonna delle Grazie di Parola inaugurata nel 1741 e il nuovo altare maggiore della Cattedrale, consacrato nel 1738, purtroppo demolito negli ultimi anni Ottanta per far posto all’attuale mensa in pietra grigia. Rivestito di pregiati marmi policromi, l’altare settecentesco era stato dotato dallo stesso Missini di una serie di preziose suppellettili d’argento contrassegnate dal suo stemma, oggi esposte nelle vetrine del Museo del Duomo.
L’esistenza del dipinto era nota ad Enrico Scarabelli-Zunti (1808-1893), che lo menziona insieme ad altre opere rimaste nello studio di Tagliasacchi al momento della sua prematura scomparsa avvenuta il 1 dicembre del 1737 a Castelbosco Piacentino, ove l’artista borghigiano era ospite per lavoro presso la dimora dei conti Scotti.
Come documenta lo storico piacentino il ritratto fu pagato 12 zecchini. Nell’elenco redatto dopo la morte del pittore figuravano anche i ritratti a mezza figura al maturale, del marchese Barizola e del padre agostiniano Ambrogio Piantanida di Milano, entrambi non ancora rintracciati.
Ad essi va aggiunto il ritratto di Enrichetta d’Este, individuato da Mariangela Giusto nella collezione dell’Ordine Costantiniano di Parma. Il valore di Tagliasacchi come ritrattista trova ampia conferma dallo splendido ritratto della nobildonna Lavinia Dodi Ferrarini (1734) recentemente venuto alla luce insieme ad una replica in collezione piacentina (Cfr. “Il Risveglio”, luglio 2012), e dalla serie dei ritratti, già noti alla critica, del vescovo Gherardo Zandemaria, predecessore di Missini nonché protettore e mecenate del celebre pittore fidentino.
La lettera esibita dall’effigiato consente di riconoscere l’identikit di monsignor Severino Missini vescovo di Borgo San Donnino tra il 1732 e il 1735, mentre lungo il margine inferiore del foglio scritto per esteso Giambattista Tagliasacchi, nome che ci conduce al pittore di Borgo San Donnino nato nel 1696 e morto nel 1737 a Castelbosco Piacentino nel 1737. L’archivista e storiografo Enrico Scarabelli Zunti (Parma 1808-1893) accenna all’esistenza di diversi ritratti a mezza figura al naturale” in suo possesso (oggi non rintracciati), come sono da considerare dispersi un ritratto del marchese Barizola e il ritratto di monsignor Severino Missini, vescovo di Borgo dal 1732 (pagato “12 zecchini”).
Guglielmo Ponzi
Pubblicato sul settimanale "il Risveglio" di venerdì 11 ottobre 2013
Succede che i bombardamenti facciano l'uomo ladro. Dopo i tristemente famigerati bombardamenti di Milano, nell'agosto '43, dalla casa di mio padre sparì l'uniforme di gala di un don Peppino Bifani, luogotenente di campo di Re Franceschiello, sciabola compresa.
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