martedì 25 aprile 2023

La lotta per la libertà, patrimonio comune della Resistenza

La giornata del 78° Anniversario della Liberazione che si è conclusa da poche ore ha visto, nei vari momenti, la partecipazione di numerosi cittadini.

Nella Chiesa di San Pietro Apostolo la S. Messa, che ha aperto le celebrazioni, è stata officiata dal Vicario Generale della Diocesi Don Gianemilio Pedroni che, al termine, ha benedetto le corone di alloro da collocarsi al monumento ai Caduti, al monumento al Partigiano e al monumento ai Carristi, prime vittime della Resistenza parmense e piacentina.

Successivamente in Piazza Gioberti si è formato il corteo che, accompagnato della Banda Città di Fidenza, ha  raggiunto, dopo la deposizione delle corone di alloro, Piazza Garibaldi, dove, dopo l'assegnazione degli attestati del "Premio in memoria di Mirko Poletti" a tre studenti delle classi  terze della scuole secondarie di Primo Grado, sono intervenuti il Presidente della Sezione A.N.P.I. di Fidenza, Cristiano Squarza e quindi, a conclusione, il  Sindaco Andrea Massari.

Le esecuzioni musicali della Banda Città di Fidenza hanno arricchito i vari momenti della manifestazione così come le bandiere e i labari delle associazioni d'arma, combattentistiche e di protezione civile.


In questo breve scritto, ineccepibile nei riferimenti storici, percorriamo il senso di questa giornata.

La lotta per la libertà,
patrimonio comune della Resistenza.
"Il 25 aprile 1945 ha segnato una svolta epocale nella storia italiana.
Fu l’epilogo di una tragedia nazionale che, iniziata con la Grande Guerra, proseguì con il “biennio rosso”. Continuò poi con la guerra civile del fascismo squadrista contro tutti i partiti avversari, soppressi per un ventennio dal regime totalitario.
Esplose dopo l’8 settembre 1943, in un nuovo e più spietato scontro fra fascisti e antifascisti, in un Paese devastato dai furiosi combattimenti fra eserciti stranieri.

«L’antifascismo italiano - ricordava nel 1959 Leo Valiani, uno dei capi della Resistenza e storico di valore - ha combattuto la dittatura totalitaria, dal giorno stesso delle leggi eccezionali, con lo stesso impegno, con lo stesso spirito di sacrificio e, nella misura del possibile, con gli stessi metodi che la Resistenza impiegò più tardi, al momento dell’occupazione tedesca».

I partiti antifascisti, fortemente antagonisti durante un ventennio, pur lottando contro un nemico comune, il 9 settembre 1943 si allearono nel Comitato di liberazione nazionale e parteciparono alla guerra delle Nazioni Unite contro la Germania nazista e la repubblica fascista. Nell’aprile del 1945, con le insurrezioni a Genova, Milano e Torino prima dell’arrivo degli alleati, conquistarono definitivamente, per il popolo italiano, la libertà di decidere il proprio destino.

Nonostante le polemiche sollevate dalla festa della Liberazione sin dal 1948, si può attribuire al 25 aprile, come simbolo della nuova sovranità popolare, il giudizio espresso nel 1950 da Federico Chabod, militante partigiano e grande storico: «Quel che resta come patrimonio comune della Resistenza, è la lotta popolare per la libertà. È un fatto storico che resterà nella storia d’Italia».

Molti furono i luoghi che videro l’eroismo, la sofferenza e, troppo spesso, la morte di quanti si sacrificarono per consegnarci un Paese libero e democratico. 
A pagare furono le popolazioni civili, contro le quali, in un tragico e impressionante numero di episodi sanguinosi, si scagliò la brutalità delle rappresaglie.

Il popolo che lottò per la libertà era una minoranza di volontari, uomini e donne, civili e militari, vecchi e giovani, appartenenti a differenti ceti sociali, a partiti diversi o a nessun partito, disposti a sacrificare la vita per la libertà e la dignità dell’Italia.
Questa minoranza diede a tutti gli italiani, anche ai propri nemici nella guerra civile, e alle donne che mai lo avevano avuto, il diritto di scegliere col metodo democratico i propri governanti.

Il 2 giugno 1946 i partiti della Resistenza ebbero il consenso di 17.550.567 elettori, quasi all’80 per cento di coloro che votarono, e insieme elaborarono il testo della Costituzione della repubblica democratica, entrata in vigore il 1° gennaio 1948.

Se non ci fosse stato il 25 aprile 1945, non avremmo avuto una repubblica democratica." (MP)

1 commento:

  1. beatrice.rebecchi.57@gmail.com25 aprile 2023 alle ore 14:21

    Ero presente, cerimonia sentita, discorsi densi e significativi. Tanti auguri al caro Rino Piccinini, il partigiano Morgan, che, oggi, è stato molto festeggiato e che compie 95 anni.

    RispondiElimina