Impedito di partecipare alla conferenza di ieri sera presso il salone San Francesco in Via Trento ho chiesto all'amico Germano Boschesi una sua cronaca dell'evento. Ne è uscito questo pregevole pezzo che integralmente riporto. A seguire anche la traccia dell'intervento dello stesso Germano che ringrazio.
"E' stato un appuntamento molto interessante quello che si è tenuto ieri sera nel il salone San Francesco presso la parrocchia dei Frati Francescani stracolmo di gente, oltre duecento persone attente ed interessate all'argomento in programma.
Era presente il Vescovo, il Sindaco, la vicesindaco Alessia Gruzza, il presidente del Consiglio Comunale Amedeo Tosi, il capitano dei Carabinieri, il Maestro Fausto Taiten Guareschi, Fausto Negri e tanti appassionati di storia locale. Dopo l'introduzione di Benvenuto Uni, Presidente dell'Associazione LE VIE DEL SALE, c'è stato il saluto del Sindaco Andrea Massari che oltre a ringraziare gli organizzatori si è mostrato visivamente molto soddisfatto della grande partecipazione ed interesse da parte della cittadinanza su questo evento LA RIVOLUZIONE DI SAN FRANCESCO. E’ stata poi la volta dei Padre Francesco, Guardiano della comunità francescana di Fidenza, a porgere il saluto agli ospiti ed al pubblico.
Poi ho preso la parola io. Forte è stata la mia emozione nel vedere tante persone così attente. Dopo le mie prime parole mi sono sentito avvolto da un silenzio surreale, la mia relazione è durata circa 20 minuti.
Poi è stata la volta del prof. Italo Comelli che ha riassunto in circa 45 minuti cento anni di sviluppo della comunità francescana raccontando con precisione e grande preparazione, avvenimenti e personaggi che dal 1200 al 1300 hanno avuto a che fare non solo con Francesco, ma con tutte le comunità francescane, l’Ordine Francescano, i vari Generali che si sono susseguiti, i rapporti con i vari Papi, la gente ed i luoghi. Il tutto seguendo un filo conduttore che poi è il cardine su cui si è fondato l’Ordine Francescano che è la POVERTA’.
Terminato Italo Comelli vi è stato il saluto del Vescovo Mazza pure lui compiaciuto di tanta partecipazione, ha sottolineato di avere seguito con molta attenzione e curiosità le due bellissime relazioni. Ha inoltre ha sottolineato quanto Francesco ed i francescani siano nel cuore della gente di Borgo San Donnino.
Alla fine una bellissima sorpresa ha stupito tutti. I frati avevano preparato tre ceste di pani da distribuire a tutti i partecipanti, non prima che il Vescovo però li benedicesse lì nel salone davanti a tutti.
A ricordo della bellissima serata, l’Associazione Le Vie del Sale ha presentato due cartoline, prodotte in tiratura limitata, una raffigurante la statua lignea di San Francesco presente in Zappella con sullo sfondo la stessa Zappella prima del bombardamento, e l’altra raffigurante un bellissimo dipinto di Ettore Ponzi di come immaginava Borgo San Donnino nel 1215.
Queste cartoline poi, unite ad un francobollo, con la collaborazione del gruppo filatelico fidentino e Poste Italiane, potranno ottenere un annullo speciale che verrà apposto il giorno 3 ottobre presso l’Oratorio di San Giorgio a Fidenza".
L'intervento di Germano Boschesi (appunti)
Ieri sera, al Ridotto del Magnani, la regista Liliana Cavani, autrice di ben tre film su San Francesco, ci ha raccontato la straordinarietà della figura di Francesco, il suo messaggio rivoluzionario, moderno e attuale.
Quel Francesco che passò anche nella nostra città, una sera del 1215…
ma prima di entrare nel cuore dell’evento, cerchiamo di inquadrare la situazione storica in cui ci troviamo.
- Siamo agli inizi del 1200, in pieno medioevo. Borgo San Donnino vive racchiusa tra le sue mura
- La straordinaria posizione geografica di Fidenza, su un crocevia importante di strade, la Francigena, la Romea e la strada che porta a Mantova, è causa di frequenti contese che sfociano in sanguinose guerre tra Piacentini, Parmigiani e Cremonesi.
Guerre che per almeno quattro volte hanno causato la distruzione del Borgo, ma è teatro anche di sanguinose lotte interne.
- I signori di Borgo sono la famiglia Pallavicino. Grandi sostenitori della fabbrica del Duomo che da poco è stato ultimato.
- 1205 Francesco rinuncia ad ogni diritto do patrimonio di famiglia
- 1209 ha inizio l’Ordine dei Frati di Francesco che per umiltà si chiamerà dei Minori
- 1215 l’evento di Borgo San Donnino della moltiplicazione dei pani
- 1217 si dice che i frati fossero già 5000
- 1226 Francesco muore
Ma veniamo a quella che oggi chiamiamo “La Zappella”.
Abbiamo poche notizie di questo primitivo “convento” Francescano in Borgo San Donnino, così come non abbiamo notizie certe del significato del toponimo “Zappella”.
Il motivo è che non si trattava di un convento!
O almeno un convento per come lo possiamo intendere noi, e cioè un edificio in muratura, con la sua cappella, il refettorio, le celle dei frati, gli spazi di lettura e scrittura. Niente di tutto questo.
Molto probabilmente era formato oltre che da questa piccola chiesetta nella quale pregare, anche da alcune semplici capanne o baracche intorno adibite come abitazione dei frati, proprio come Francesco desiderava che vivessero i suoi frati, in povertà.
Nulla doveva essere di proprietà.
Francesco non voleva che i frati vivessero in edifici, non voleva regole scritte come quelle di altri Ordini nati prima del suo… Ma questo non era possibile…
Come nella vita civile anche quella religiosa richiedeva una sua organizzazione…
Fu questo il grande travaglio interiore di Francesco che si portò dentro fino alla sua morte.
Ecco perché non abbiamo molti documenti sui Francescani a Borgo San Donnino in quel periodo e non sappiamo con certezza quando i frati siano effettivamente arrivati a Borgo San Donnino.
Ireneo Affò, nella sua “Storia di Parma” riporta l’anno 1211…
La prima volta che compare citata questa casa dei Frati Minori su un documento ufficiale, è in una pergamena del 1224, rogata da Giovanni Vaccari, in cui il podestà di allora, un certo Gherardo di Alberto Rossi, alienava a un certo Guido Tommasi, un tratto di terreno largo due braccia, adibito ad orto confinante con la casa dei Frati Minori, posta lungo la strada Salsedrana, la stessa strada su cui si affacciava una delle porte del Borgo, detta appunto SALSEDRANA perché sulla strada che portava a Salsomaggiore.
Ma veniamo all’evento di cui in questi giorni ricorre l’anniversario…
Anche di questo evento non abbiamo molte memorie scritte. Alcuni storici lo riportano soltanto, ma uno in particolare ne cita anche la data: 1215. Si chiamava Luca Wodding. Era un frate minore, teologo e storico irlandese, vissuto a cavallo tra il 1500 e 1600.
Lo scrive nei suoi Annali dell’Ordine dei Frati Minori.
Si legge:
“Anno 1215. In Borgo San Donnino, celebre castello lungo la via Emilia, detto anche dei Pallavicino…San Francesco dovette operare un nuovo miracolo a favore dei suoi Frati.Il Santo giungeva alla dimora dei Frati di Borgo dopo un lungo viaggio (Nel 1215 Papa Innocenzo III indice il Concilio Lateranense IV. Francesco, con diversi suoi fratelli, stava ritornando dalla Spagna, diretto ad Assisi e poi a Roma) accompagnato da vari confratelli ed aspettato da molti altri Frati ed amici, che si erano radunati a Borgo prima per aspettarlo e poi per andargli incontro, salutarlo e congratularsi con lui del desiderato ritorno in Italia. Forse era sera tardi, la dimora dei Frati era fuori le mira di Borgo. Fu allora che l’uomo di Dio disse al Frate cuciniere di andare a vedere dentro il cesto dove si era soliti mettere il pane. Il frate andò a vedere, pur pensando di andarci inutilmente. Fu grande però la sua sorpresa quando, invece, trovò pieno zeppo di pane fresco quel cesto, che più di una volta aveva già fatto vedere a tutti completamente vuoto! I Frati riconobbero il prodigio operato per merito della virtù del loro Padre e si misero a mangiare con riconoscenza e con allegrezza quel pane ‘mandato dal cielo’; non cessavano di ringraziare Dio che aveva dato agli uomini il potere di fare miracoli”.
Bellissime sono anche le parole di uno dei biografi del Santo, Leopoldo de Chèrancé che scrive:
“In tale distretta Francesco rivolse uno sguardo fiducioso al cielo e il Signore, guardando alla fede e ai meriti del suo servo che lo supplicava, con un pane miracoloso soccorse alla penuria del convento”.
Ma fino a quando abitarono alla Zappella i frati?
Lo storico e arciprete Guglielmo Laurini, afferma di avere letto un manoscritto in cui si legge che i frati rimasero alla Zappella almeno fino al 1367, quando poi si trasferirono in un altro convento nel centro del Borgo, nella zona dove ora sorge il teatro Magnani, in via Bacchini, dove rimasero fino al 1810.
Qui costruirono un piccolo convento accanto alla chiesa Francescana che già esisteva.
Un altro storico borghigiano, il Pincolini, cita un documento del 1375, dove sono nominati i “Frati della Penitenza della Zappella”, che però dipendevano dai Frati Minori del Borgo.
Dalla seconda metà del 1500 arrivarono a Borgo anche i Frati Cappuccini che s’insediarono con il loro convento dove ora sorge il Parco delle Rimembranze.
Nulla si sa di altro di questo piccolo convento della Zappella, sennonché andò in rovina, così come anche il convento del centro del Borgo.
Questo convento fu trasformato poi in caserma dei Dragoni, mentre la chiesa, che da poco era stata ricostruita, fu incamerata dal Governo francese e svenduta nel 1812 per 12.000 lire ad una società di 39 persone per fabbricarvi un teatro.
- Nel periodo della peste manzoniana, la Zappella divenne zona cimiteriale per i poveri.
- Nel 1782 fu di nuovo restaurata e ampliata a spese di un fidentino, Antonio Saglia.
- Alla fine del 1800 fu chiusa per diventare un fienile.
- Fu riaperta al culto nel 1907
- Il 13 maggio del 1944 fu rasa al suolo dai bombardamenti anglo-americani ma fu anche la prima opera che sia stata ricostruita a Fidenza.
Ne fu il promotore mons. don Donelli che lo dedicò alla Madonna di Lourdes, dalla quale, giovane seminarista, aveva ottenuto la grazia di una prodigiosa guarigione.
L’episodio del miracolo del pane era ricordato in una lapide collocata poco sotto la bifora che si apriva sulla facciata. La prima andò distrutta come vi dicevo nel bombardamento, ora ve ne è un’altra che ricorda appunto questo avvenimento.
Concludo dicendo che la comunità francescana a Fidenza, come abbiamo visto, non ha lasciato molte memorie storiche, né è ricordata per ciò che di architettonico o di artistico ci ha lasciato nel corso della storia.
Francesco nella nostra piccola Fidenza però è riuscito a radicare il suo messaggio di povertà e semplicità com’era nel suo stile, attraverso le opere di carità che i suoi frati hanno svolto e svolgono oggi tra la gente e tra i poveri, nei vari momenti di difficoltà che la nostra gente ha affrontato, fino alle vicende dell’ultimo conflitto mondiale, ma anche tra le profonde piaghe dei nostri giorni.
Questo è il cuore di Francesco che ancora pulsa a Borgo San Donnino.
Bravissimo Germano.
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