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mercoledì 30 marzo 2022

L'Onorevole Giuseppe Micheli (1874- 1948) e la sua eredità socio-politica.

Via G. Micheli è l'ultimo tratto della vecchia via Cavour.
La breve via è dominata dall'abside della Cattedrale che crea
una suggestiva visione prospettica.
 
L'Onorevole Giuseppe Micheli (1874- 1948) e la sua eredità socio-politica

di Marisa Guidorzi

In uno degli angoli più suggestivi della città ed affettivamente più vicini al cuore degli abitanti una via è dedicata a Giuseppe Micheli,  nome legato ad una famiglia di lunga tradizione notarile. 

Fin dal Medio Evo il cognome era presente  nei territori di Parma e Piacenza , ma era il 1455  l'anno in cui Giovanni Giacomo Micheli scelse di essere Notaio in Parma. Un Giuseppe Micheli, nato nel 1791, lavorò per il vescovo di Borgo San Donnino, pur essendo laico; sembra che i membri della famiglia per lo più praticassero l'attività notarile o scegliessero il sacerdozio e le donne spesso sposassero un notaio.

Giuseppe Micheli era nato a Parma il 19 ottobre 1874, figlio di Michele e di Maria Mariotti, originaria di Montechiarugolo e sorella di Giovanni, prima deputato poi senatore e sindaco di Parma. 

Fu educato in ambiente tradizionalmente  cattolico e su di lui incise soprattutto la scuola superiore presso l'Istituto salesiano di Alassio dove conobbe il sacerdote Carlo Maria Baratta  con cui strinse uno stretto rapporto, condividendone la passione per i problemi sociali e politici.

La fine del secolo metteva in evidenza una forte crisi socio-economica che si può leggere da chiari segnali, primo fra tutti l'elevato indice di emigrazione da tutte le regioni italiane. 


Braccianti ed operai non avevano alcuna certezza e sicurezza sul lavoro, non si parlava di orario, ancora nelle campagne non esisteva l'imponibile di mano d'opera per assicurare un minimo di reddito ad un maggior numero di persone.

Nell'ultimo  decennio dell'Ottocento, tempo in cui il Micheli matura la sua formazione, sono numerose le iniziative che, pur partendo da diverse posizioni, dimostravano attenzione ed interesse alle esigenze ed alle richieste del mondo del lavoro.  Nel 1891 erano nate le prime Camere del lavoro, seguite nel 1893 dalla Fondazione del Partito Socialista Italiano a Reggio Emilia.

La Chiesa stessa, consapevole  del momento critico, nel 1893 si era pronunciata attraverso l'enciclica “Rerum Novarum” di Papa Leone XIII. Il “non expedit”di Pio IX del 1874, mitigato nel 1905 da Papa Pio X, anche se sconsigliava i cattolici dalla partecipazione alle elezioni politiche del Regno d'Italia, non impediva che essi fossero presenti nelle elezioni amministrative e operassero nel loro tempo con una visione cristiana dei problemi sociali.


Questa strada fu perseguita dal Micheli  che, attivo in seno all'Azione Cattolica, era saldamente   convinto che da parte dei cattolici fosse percorribile un'attività politica autonoma rispetto alla Chiesa, pur essa non priva al suo interno di fermenti innovativi e di contrasti tra idee vecchie e nuove.

Lo spirito che animava Micheli lo rendeva protagonista di iniziative che dimostrano come l'anima cattolica desiderasse essere vicina alle persone in ogni settore e si impegnasse per non abbandonarle al laicismo ed all'anticlericalismo sempre più diffusi. 

Al XIV Congresso dei cattolici italiani del 1896 era a Fiesole con Romolo Murri nella fondazione della F.U.C.I che sarà l'organismo animatore degli studenti universitari ed elemento di formazione della futura classe politica che confluirà nel Partito Popolare prima e nella Democrazia Cristiana poi.

Laureatosi nello stesso anno a Parma  con una tesi su “Le corporazioni parmensi di arti e mestieri”, iniziò l'attività professionale di notaio. Da appassionato alpinista nel 1899 fondò un'associazione, “La Giovane Montagna”, che, con altre simili, cercava di dare una finalità di elevazione spirituale all'escursionismo per arricchirlo di un nuovo significato che ne completasse il valore.

La terra d'origine della madre, Montechiarugolo, probabilmente ha indirizzato la sua attenzione alle tradizioni e ai problemi delle vallate appenniniche tra Emilia e Toscana, nelle quali era viva la presenza cattolica.

Nel 1903 sposò Lucia Basetti, figlia del deputato Gian Lorenzo, nata a Vairo di Palanzano.


Venne eletto in Parlamento per la prima volta nel 1908, nel Collegio appenninico di Castelnuovo Monti (RE), succedendo allo suocero nel frattempo deceduto.

Il catastrofico terremoto di Messina del 28 dicembre dello stesso anno lo vedrà accorrere e rendersi operativo fin dai primi giorni dimostrando grande capacità organizzativa. Partito da Parma su incarico e con fondi della Cassa di Risparmio di Parma del cui Consiglio di Amministrazione faceva parte, contrastando l'idea di alcuni organi propensi a chiudere ciò che restava della città per sgomberarla, si attivò, invece, affinché fossero forniti i servizi amministrativi e di assistenza pratica  per chi era sopravvissuto e doveva riprendere a vivere.

Il 4 gennaio 1909 Luigi Barzini, presente a Messina per il Corriere della Sera, utilizzerà il termine Michelopoli per indicare il  nucleo di baracche fatte costruire da Micheli, dove anch'egli e i suoi collaboratori risiedettero mentre le autorità alloggiavano sulle navi attraccate in porto.


Con mezzi di fortuna riuscì a mettere in funzione una tipografia e una delle iniziative più sorprendenti e originali che caratterizzò la sua attività in quei terribili giorni fu la realizzazione del foglio “Ordini e Notizie”, pubblicato dal 10 gennaio al 16 febbraio 1909 con l'obiettivo anzitutto di diffondere, in una città ridotta in macerie  e in cui erano difficoltosi i collegamenti, le decisioni assunte dalle autorità e fornire informazioni utili alla vita quotidiana.

Il “foglio” era venduto al prezzo di 10 cent. e dalla sua pagina erano diffusi i proclami dell'Autorità Militare, in quel momento nella persona del Commissario Straordinario Tenente Generale Mazza, con il quale Micheli fin dal suo arrivo si era premurato di stabilire contatti oltre a quelli con l'Arcivescovo Mons. Letterio D'Arrigo.

Di notevole  rilevanza fu l'appello rivolto per la biblioteca di Messina affinché fossero inviati tutti i documenti, le informazioni e gli articoli pubblicati in quei giorni in Italia e all'estero: oggi tale materiale costituisce  una importante fonte per lo studio dei drammatici avvenimenti di quelle settimane.

Non si trattava solo di soccorrere, ma di registrare le persone presenti, di autorizzare scavi, di prevenire saccheggi, di riavviare le comunicazioni tra quel che restava di Messina e l'esterno. 


Profeta e precursore, in una intervista del 21 gennaio al Corriere auspicava un'organizzazione nazionale di cittadini pronti ad intervenire alla prima notizia di calamità per organizzare soccorsi e servizi: era la visione di ciò che decenni più tardi sarebbe stata la “Protezione Civile”. Egli stesso aveva concluso: “Può sembrare un triste presagio, ma sarà un'opera illuminata di previdenza. Così essa possa rimanere sempre!”

Continuava la sua attività notarile, senza abbandonare la sua operosità politica schierandosi con decisione con i neutralisti e non sempre in accordo con i governi Salandra e Vittorio Emanuele Orlando. 

Nel 1919 fu eletto deputato tra le file del Partito Popolare Italiano, fondato il 18 gennaio da Don Luigi Sturzo. Con l'affermazione di Mussolini, cominceranno i problemi: in seguito alla Secessione Aventiniana, i deputati che vi avevano partecipato vennero espulsi dal Parlamento e Micheli fu tra questi,  subì intimidazioni e limitazioni alla libertà di espressione...


Con l'armistizio dell' 8 settembre 1943 , e ciò che ne seguì, essendo il suo ufficio sede dell'antifascismo, preferì lasciare Parma e cambiare nome per proteggere se stesso da un sicuro arresto e salvaguardare da vendette la sua numerosa famiglia.

Una tragedia si era già consumata: il figlio Michele, capitano degli Alpini, inquadrato nella Tridentina, mobilitato per la Campagna dell'Arm.I.R. in Russia nel settembre 1942, dopo pochi mesi non diede più notizie di sé... In una lettera alla sorella Pia per rendere più efficace la descrizione  del luogo in cui si trovava aveva accostato il “paesone”di Karkov (Kharkiv) alla cittadina di Fidenza...

Giuseppe Micheli nel suo dramma comprese quello di tante famiglie e nello stesso tempo era consapevole, per un interesse superiore, di doversi porre al di fuori della politica per dialogare con i due governi presenti in Italia in quel momento: il Maresciallo Badoglio e la Repubblica di Salò.


Fondò ”l'Alleanza Familiare per i dispersi e i prigionieri di guerra” e ancora una volta spese le proprie energie, la sua capacità organizzativa, i contatti personali per dare risposte a chi come lui le stava cercando, pur circondato da diffidenze politiche evidenti in un'Italia lacerata dalle divisioni, provato dalle difficoltà di ottenere risposte dall'Unione Sovietica sulle liste dei prigionieri, accusato perfino di speculare e di dare false speranze alle famiglie.

Dopo essere stato più volte ministro prima con il P.P.I e poi con la D.C., mentre era al dicastero della Marina Militare con il II Governo De Gasperi, in attuazione  del Trattato di Pace di Parigi, tale Ministero il 17 febbraio 1947 fu chiuso e dovette consegnare gran parte delle navi italiane all'URSS, una delle potenze vincitrici della Seconda  Guerra Mondiale.


Ancora un progetto stava a cuore all'Onorevole Micheli: conoscitore di quella montagna in cui due regioni avevano comunanza di tradizioni, di storia fin dall'antichità, dove strade erano state segnate e ancora percorse, egli sognava  di creare una nuova e più vasta regione. Lunezia si sarebbe chiamata e in sede di Costituente era stata posta sul tavolo, ma nella Costituzione non fu contemplata...Tuttavia l'idea non è morta con lui, altri hanno raccolto e continuano l'eredità del suo progetto.

Giuseppe Micheli morì dopo breve malattia a Roma il 17 ottobre 1948. Riposa nel cimitero di Monticelli Terme , nel Comune di Montechiarugolo.

A lui, accorso in aiuto di Messina devastata dal terremoto, è dedicata una via in quella parte di Fidenza  risorta dalla devastazione dei bombardamenti del 1944.


Con Decreto del Presidente della Repubblica – 23 settembre1958 - n.1195, veniva autorizzata l'accettazione della donazione disposta a favore dello Stato, per la Biblioteca Palatina di Parma, dalle signore Pia Micheli in Cucchiari e Lucia Basetti vedova Micheli, delle quote di proprietà e di usufrutto a loro rispettivamente spettanti sulla raccolta bibliografica appartenuta al defunto Senatore Giuseppe Micheli. Il ricco patrimonio di documenti, ora depositato in Palatina, è stato riordinato e catalogato dalla studiosa e appassionata umanista Emanuela Quaranta Kretsulesco (1916-2008)

Marisa Guidorzi






Bibliografia

Sandro Campanini: “Ordini e Notizie”-Il giornale di Giuseppe Micheli tra le macerie del terremoto di Messina del 1908- Parma 2009 Eugenio Negro: Giuseppe Micheli e l'Alleanza Familiare per i dispersi e i prigionieri in Russia-Tralerighe Libri – 2021 Stefano Lorenzetto : L'Intervista- Panorama – 21/12/2006



1 commento:

  1. Bellissimo conoscere le storie dei nostri antenati. Grazie!

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