Il monumento alla barbarie umana che ci parla di Pace, la città tri-etnica massacrata dalla storia che ci parlerà d’Europa sono due messaggi fortissimi che in questo giorno di commemorazione dobbiamo ricordare, senza dimenticare gli orrori.
BASOVIZZA
Per la prima volta un capo di Stato di un paese della ex Jugoslavia ha riconosciuto in modo ufficiale quella pagina nera che contrassegnò la fine del secondo conflitto mondiale nelle zone orientali d’Italia. Lunedì 13 luglio 2010 il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e il suo omologo sloveno Borut Pahor, mano nella mano hanno reso omaggio ai morti italiani alla Foiba di Basovizza, alla cui memoria il Sacrario è dedicato, e poi si sono spostati al cippo che ricorda gli antifascisti sloveni fucilati il 6 settembre 1930.
Questo atto, apparentemente semplice ma carico di significati, ha costituito la premessa di nuova pagina di storia dopo 75 anni di incomprensioni, di cedimenti retorici, di silenzi: «La storia non si cancella, le esperienze dolorose non si dimenticano» ha detto il Presidente Mattarella indicando nel processo unitario europeo la sola strada che permette di guardare al futuro.
Permangono certamente contraddizioni che le associazioni degli esuli giuliano dalmati hanno sottolineato ma sostanzialmente il loro giudizio sull’operazione congiunta di Mattarella e Borut Pahor è “assolutamente positivo”:
“questo è il modo in cui si dovrebbe procedere in Europa nei rapporti bilaterali, noi siamo gente che guarda al futuro, convinti che occorra imbastire i rapporti su un piano di collaborazione sempre reciproca”.
Narodni dom |
L’incontro tra i due presidenti è avvenuto a cento anni dall'incendio dell'antica Narodni dom (Casa del popolo), un edificio di 5 piani d'inizio novecento bruciato dai fascisti in un rogo appiccato in circostanze mai chiarite del tutto nel luglio del 1920 e che ora è tornato alla minoranza slovena.
GORIZIA / NOVA GORICA
Capitale europea della cultura per l'anno 2025
Oggi Gorizia, con la gemella slovena Nova Gorica, complessivamente non arriva a 50.000 abitanti, ma la Commissione Europea l’ha designata capitale europea della cultura per l’anno 2025.
Gorizia è stata colpita duramente nel secolo scorso. Dopo la Prima guerra mondiale divenne italiana ma perdette quelle caratteristiche interetniche e interlinguistiche che la qualificavano come una delle più tipiche espressioni del mondo mitteleuropeo; meno di trent’anni dopo, nel 1947, venne letteralmente tagliata a metà, divisa tra la Jugoslavia e l’Italia.
La stazione finì in Jugoslavia e la linea di confine, uno sbarramento di cemento e filo spinato divise la piazza antistante per sessant’anni e terminò solo nel 2007 con l’ingresso della Slovenia nell’area Schengen e la piazza è tornata ad essere un luogo naturale di incontro.
E’ in questa piazza che i cittadini di Gorizia-Nova Gorica hanno festeggiato la designazione della loro città a capitale della cultura.
Nei quattro secoli precedenti la Prima Guerra mondiale Gorizia ha sempre conservato il suo carattere multietnico e multilinguistico. Nel tempo alle componenti italiana e tedesca si aggiunse quella slovena che trasformò Gorizia in una città tri-etnica con una importante ed integrata minoranza ebraica.
Le ideologie politiche del ventesimo secolo hanno sconvolto questo equilibrio ma non mancarono segnali che indicavano la possibilità di ricomporre quel tessuto sociale articolato che la distingueva.
La designazione a Capitale Europea della Cultura 2025 a Gorizia-Nova Gorica è un messaggio forte di pace, di convivenza e di riconciliazione.
KOCEVSKI ROG
Se questo è avvenuto nel 2020 non dobbiamo tuttavia dimenticare in questa ricorrenza del Giorno del Ricordo quel forte e triste richiamo che, a poco meno di ottant’anni da quei tragici eventi, ci giunge da quella terra.
La scoperta in Slovenia dei corpi di almeno 250 persone, forse tutte uccise in un'unica notte del 1945, ritrovati da una squadra di speleologi in una foiba a Kocevski Rog nelle vicinanze di un vecchio ospedale partigiano. Oltre un centinaio erano i corpi di ragazzini tra i 15 ed i 17 anni e, assieme a questi, i corpi di cinque donne.
Quanto dolore e quanto lutto è ancora celato nel buio delle foibe. Spetta a noi, uomini di oggi, far sì che da quella terra germogli speranza.
Ambrogio PonziPresidente Associazione Combattenti e Reduci
Sezione di Fidenza
Giorno del ricordo 2021
Legge 30 marzo 2004, n. 92
“Per troppo tempo le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia.”
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
La divisione in due di Gorizia è stata una vendetta infame di Tito. Nel 1953 voleva invaderla e annetterla alla Jugoslavia, insieme a Trieste. Un muro con torrette armate di mitragliatrici, davanti alla stazione spezzava in due tronconi la città. Obbrobri vendicativi osceni, come a Berlino e a Vienna, sempre opera di “democrazie” comuniste.
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