Foto: 27 aprile 2008- Rievocazione dei fatti del 25 aprile durante la manifestazione della “Colonna della Libertà" |
Il soldato
Gli ultimi giorni di guerra nelle parole di nostra madre erano “l'invasion”.
Gli Alleati arrivarono a Sermide-Felonica il 24 aprile 1945, quando i Tedeschi , ormai allo sbando, tentavano di superare il Po in un punto in cui si trova un'isola e fiduciosi di servirsi di un traghetto ormai inutilizzabile.
La nostra gente probabilmente visse con sgomento e smarrimento il passaggio di soldati ed armamenti. Molti dei loro figli e mariti, di cui non avevano notizie, si trovavano dispersi in altri luoghi...
La nostra casa era occupata dai tedeschi, la stalla requisita per i loro cavalli, le mucche rinchiuse nella scuderia, noi, da qualche giorno, raccolti nel “rifugio” foderato di paglia che nostro padre aveva preparato nel fosso.
C'erano bambini che avevano bisogno di essere nutriti, cambiati ed assistiti, tra cui io di non ancora due anni.
Nostra madre decise di rientrare in casa spinta da forte necessità.
Fu accompagnata da una mia cugina di carattere battagliero, pronta all'occorrenza ad intervenire...
Con titubanza, e solo per amore dei figli, entrò in camera...Un giovane soldato tedesco era sdraiato sul letto, vestito, stremato e conscio di una fine drammatica imminente.
Mentre mia cugina cominciò ad inveire, egli con sollecitudine mostrò a nostra madre che gli stivali non poggiavano sulle coperte, che egli aveva sollevato.
Questo episodio ci fu ricordato spesso e più che un racconto lasciava percepire una domanda, una perplessità non sulla giustificazione della guerra, ma sull'Essere Umano, sui sentimenti che accomunano nel profondo inseguiti ed inseguitori.
Lei aveva visto un figlio, un fratello nella fragilità e aveva compreso il dramma di affetti interrotti, di vane attese di un ritorno.
Marisa Guidorzi
( 25 aprile 2017 )
Grazie
RispondiEliminaCiao Marisa, come finì, poi, col soldato? Grazie. Mirella
RispondiEliminaAlla fine se ne andarono tutti, rimase un coltello d'argento che fu conservato...
EliminaPrima di andarsene , però, appiccarono il fuoco ad un capanno degli attrezzi adiacente la scuderia dove stavano le mucche. Mio padre chiese aiuto agli sfollati , pochi si prestarono, ma le mucche poterono andare salve per la campagna.
Nell'esecuzione degli ordini di fare piazza pulita tentarono di dare fuoco al granaio, infilarono carta nei sacchi del frumento e sotto le travi utilizzando le copie del "Messaggero di Sant'Antonio"che mia nonna, molto devota del Santo, conservava. Dal rifugio familiari e sfollati vedevano uscire il fumo, ma il fuoco non prese il sopravvento...
Da quei giorni drammatici, tuttavia, nacquero amicizie e vincoli di stima che rimasero immutati nel tempo.
Ero un bambino sfollato in una casa colonica sulla provinciale da Diolo al Po, sul muretto del ponticello, li vidi sfilare per una giornata disfatti, diretti a cercarsi un passaggio al Nord. Rassegnati. I feroci e disperati erano gli altri: i neri.
RispondiElimina