Va ammirato ma non sfidato, va vissuto ma mai preso alla leggera, va rispettato e mai violato, va conosciuto bene e trattato con la giusta consapevolezza.
Quella che a tutti deve permettere di ricordare che, come per ogni elemento del Creato, sa essere amico e sa meravigliare, sa essere compagno d’avventura e fonte di vita (un tempo molto più di oggi). Ma può anche diventare traditore ed essere pericoloso, talvolta letale.
Così è il Grande fiume, nella sua quotidiana corsa verso il mare attraversando città e paesi, boschi e campagne, protagonista della storia e delle vicende umane, sociali, economiche e culturali delle terre stesse che attraversa.
Un tempo lo chiamavano il “mare dei poveri”, era meta di colonie estive, del ritrovo di tanti giovani delle nostre campagne che sulle sue rive, e tra le sue acque, hanno vissuto momenti memorabili. E’ stato perfino meta di viaggi di nozze, di coppie più o meno clandestine che, tra i suoi silenzi, hanno concepito figli, com’era naturale che fosse.
Talvolta, però, è stato anche “teatro” di momenti tragici. Forse non esiste paese o città, bagnati dalle sue acque, che nel tempo e nella storia, non abbiano pianto qualche vittima. Chissà se un giorno, in qualche chiesa, o lungo le sue rive, saranno realizzati un altare, una lapide o un santuario dedicati alla memoria delle tante, troppe vittime del fiume.
Troppe, appunto, anche in tempi recenti e recentissimi e non solo lungo il Po. Soltanto in questo mese di giugno, a poche decine di chilometri dal cremonese, un uomo di 34 anni ha perso la vita nel Parmense, tra le acque del Taro, per salvare quella del figlio e, a metà giugno, un ragazzo di 17 anni è annegato nell’Adda, a Cassano d’Adda.
Lo scorso anno, di questi tempi, un 18enne di origine africana perdeva la vita nel Po a Guastalla e pochi giorni prima, a Zibello, si perdevano le tracce di Aldino Zecca, classe 1946, esperto canoista (precisazione più che doverosa per indicare che anche per i più esperti i rischi non mancano), mai ritrovato.
Oggi c’è un rischio in più.
Durante la stagione estiva, lungo le rive e gli spiaggioni è sempre più ricorrente incontrare persone, giovani e non, di origine straniera che scelgono il Po per trascorrere e condividere i loro momenti di relax e non è difficile notare chi si tuffa nel fiume, per godersi qualche istante di divertimento, che invece rischia di trasformarsi in una trappola.
Per queste persone, che per ovvi motivi il fiume lo conoscono meno di noi, il rischio è ancora maggiore.
Per questo motivo, grazie all’idea del circolo Aironi del Po di Legambiente, Aipo ed Autorità di Bacino, insieme ad alcune associazioni, hanno predisposto un volantino con regole essenziali di sicurezza, disponibile in diverse lingue proprio per essere facilmente comprensibile a tutti.
E’ stato chiesto di diffonderlo e lo si fa, ma anche qui emerge un grosso limite. Infatti, tanto sulla riva destra quanto su quella sinistra, questi cartelli sono completamente assenti nella stragrande maggioranza dei Comuni. Sarebbe opportuno stamparli, magari plastificarli (non ci vuole una scienza) ed esporli nelle bacheche e nelle varie aree fluviali caratterizzate dalla frequentazione di persone.
Sarebbe anche buona cosa (non difficile) se qualche associazione (vedi la protezione civile) si incaricasse di effettuare, specie nei fine settimana, periodici controlli lungo tutto il corso del Po (e su entrambe le rive) per fornire a chi frequenta il fiume i necessari consigli, le doverose indicazioni. Piccole, semplici iniziative che possono, tuttavia, salvare qualche vita perché proteggere se stessi e gli altri, rispettando il fiume, è il primo gesto d’amore per questa terra e per il Po che la attraversa. Un messaggio importante da diffondere, per la sicurezza e la qualità della vita di tutti.
Nel frattempo il Comune Parmense di Polesine Zibello ha lanciato un appello, che merita di essere conosciuto e condiviso (e magari fatto proprio anche da altri Enti dell’una e dell’altra riva”. “Si invita a prestare la massima attenzione e a rispettare il divieto di balneazione “: questo l’appello del Comune emiliano che ricorda che “Considerati anche gli ultimi episodi di cronaca nazionale e non che ha registrato episodi di annegamenti, si invitano i cittadini a prestare la massima attenzione e a rispettare il divieto di balneazione.
L'estate lungo il Po offre scenari incantevoli e la tentazione di un bagno rinfrescante, ma immergersi nelle sue acque è pericoloso. I fiumi sono in continua trasformazione: le correnti possono essere imprevedibili, i fondali irregolari, fangosi o scivolosi, e la temperatura dell'acqua può restare bassa anche nei giorni più caldi, aumentando il rischio di shock termico. A ciò si aggiungono possibili vortici e mulinelli che possono trascinare via anche i nuotatori esperti. Inoltre improvvise piene possono rendere la situazione ancora più rischiosa.
Per questi motivi, anche se l'acqua sembra invitante, si ricordano i divieti. Fiumi, torrenti, canali, laghi e specchi d’acqua dell'Emilia-Romagna non sono destinati alla balneazione (Delibera di Giunta Regionale n. 693 del 12 maggio 2025)”.
Nemmeno i fiumi lombardi, aggiunta doverosa, sono destinati alla balneazione, men che meno il Po. “Questo – viene evidenziato - significa che non sono soggetti ad alcun monitoraggio per la tutela della salute e della sicurezza dei bagnanti.
Rispettiamo il fiume: "viviamolo in sicurezza, ma senza sfidarlo”.
Eremita del Po
Paolo Panni
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