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martedì 26 agosto 2008

Aggiornamento Palazzo Panini



«La Soprintendenza non si dia per vinta: faccia ricostruire quel palazzo»
Nota di Ivano Sartori pubblicata dal quotidiano Informazione del 26 agosto 2008
«Palazzo Panini non era vincolato». È questo il tormentone con cui continuano a difendersi i tecnici e gli amministratori che hanno permesso e promosso la demolizione di palazzo Panini. Ma quali vincoli? Non avevate gli occhi per vedere che stavate distruggendo uno dei pochi lasciti della Fidenza signorile del primo Novecento? Possibile che non abbiate studiato storia dell’arte anche se siete architetti?
Perché continuate a dare risposte formali invece che rispondere alla sostanza della nostra contestazione? È stato un gesto vandalico. E non c’è norma cui aggrapparvi per difenderlo. Vi appellate al Prg redatto dai vostri predecessori nel 1996. Avete avuto dodici anni per rivederlo, voi che siete maestri di varianti, e non lo avete mai rivisto. Ma lo sapete che, stando a quel Prg, solo pochissimi edifici sono tutelati (e non certo per merito vostro).Vuol forse dire che tutto il resto può essere impunemente distrutto? Sarà questo il futuro della Fidenza del Duemila? Il fatto che Palazzo Panini fosse stato sottovalutato da chi redasse il Prg nel 1996 non è un buon motivo perché l’architetto Alberto Gilioli, per giunta presidente di una «commissione per la qualità architettonica per il paesaggio» (sic), lo facesse abbattere senza ascoltare chi (Soprintendenza e Sindaco) lo invitava a ponderare meglio tale decisione. Dobbiamo concludere che al suo gusto estetico sia indifferente l’esistenza o meno di una palazzina Liberty che dai primi anni del Novecento caratterizza l’armonioso contesto incentrato attorno al monumento ai caduti dello scultore Bazzoni? Dobbiamo credere che il più alto dirigente dell’ufficio tecnico è in realtà un mero esecutore? Perché è andato avanti da solo contro tutto e tutti, appoggiato probabilmente da un solo membro della giunta? Sono forse solo nelle sue mani il destino di una città, la sua immagine e il suo patrimonio? Abbiamo eletto lui o il Sindaco? Perché ha agito con tanta determinazione? Che cosa rendeva tanto urgente la demolizione se, come sostiene il Sindaco, in Comune non è stato depositato nessun progetto? Perché il posizionamento della gru per manutenzione, di cui si leggeva sui cartelli di cantiere ancora domenica 3 agosto, è diventata demolizione nelle prime ore di lunedì 4 agosto? Questo giocare con le parole e con la terminologia tecnica è forse indice di cattiva coscienza? Certo vanifica molte chiacchiere sulla trasparenza e sconcerta chi crede alla partecipazione. Dando ascolto all’indignazione della cittadinanza e ai numerosi fidentini che si sono rivolti a Italia Nostra perché «faccia qualcosa», noi iscritti della sezione di Fidenza ricordiamo che, pur non disponendo di grandi risorse e sotto la costante minaccia di querele, che anche in questa occasione non è mancata, continueremo a dare il nostro contributo per evitare che simili atti vandalici si ripetano. È infatti nostra intenzione accogliere tutte le segnalazioni dei cittadini cui stanno a cuore i beni della città e del suo territorio, cioè tutte le opere dell’uomo e della natura che meritano di essere risparmiate dalle ruspe e dagli interessi di pochi contro il volere di molti. Non vogliamo che gli amministratori possano più dire: non sapevamo, non potevamo, ci dispiace tanto…
Alla Soprintendenza chiediamo che non dia per scontata l’impossibilità dell’integrale ricostruzione della palazzina. Tanto più oggi che esistono le condizioni e gli strumenti per procedere rapidamente a una fedele ricostruzione che ripristini le caratteristiche architettoniche e decorative dell’edificio, compresi i fregi e i ferri battuti. Le macerie all’angolo di via Gramsci con viale della Vittoria ricordano quelle dei bombardamenti dell’ultima guerra? Ebbene, Fidenza del Duemila che trasferisce i tigli del piazzale della stazione al «bosco urbano» dimostri di essere migliore della Fidenza degli anni Cinquanta che ha abbattuto la sua rocca leggermente lesionata.
(Ivano Sartori - Italia Nostra)

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