GLI ECCIDI NELLE NOTTI DEL 10 E 11 MARZO 1945
Fidenza ha solennemente commemorato, domenica 12
marzo, le vittime degli eccidi di via Baracca e di Carzole di Coduro, cadute,
settantadue anni fa, per mano dei nazifascisti.
La commemorazione si è aperta nella chiesa di Coduro
con la funzione religiosa di suffragio officiata dal Vescovo, Mons Carlo Mazza.
Alla fine della cerimonia, il corteo dei numerosi presenti, accompagnato dalle
note della banda “Città di Fidenza”, ha
raggiunto il monumento ai Caduti di Carzole, dove è stata deposta una corona di
alloro.
Dopo una breve introduzione di Cristiano Squarza, Presidente dell’Anpi
cittadina, sono intervenuti per un saluto il Sindaco di Fidenza., Andrea
Massari e il Vicesindaco di Fontanellato, Maurizio Carraglia.
Molto significativa l’attualizzazione suggerita dal
nostro Sindaco:
“Cosa spinge un essere umano ad andare oltre al suo istinto di sopravvivenza, a rischiare una morte terribile per conquistare un diritto, per conquistare qualcosa che non sarà solo suo ma di tutti?Viviamo un’epoca dove tutto è stato compattato a misura d’egoismo, in cui nulla si fa se prima non è chiaro cosa possa essere guadagnato.
E la lezione che arriva da quel marzo del 1945, in questo senso, è dirompente.
Non ci può essere conquista sociale, non ci può essere vero progresso, senza saper reinterpretare il nostro ruolo nella storia e nella società.
La generazione che diede tutto e anche di più per la Libertà del nostro Paese, per il riscatto del nostro Paese, trasportò quell’impegno nella ricostruzione dell’Italia devastata dalla guerra.
Una ricostruzione che fu non solo economica, ma sociale. Nelle fabbriche, nelle imprese, nella politica, nel sindacato. Nell’associazionismo.
L’impegno a favore non di un “IO” ma di un “NOI” fu la cifra di quella stagione e deve tornare ad esserlo oggi.
Se ci limitassimo a leggere il Paese in base alle oscillazioni del Pil, della bilancia commerciale. In base agli indici che ogni giorno sforna la statistica, sostanzialmente metteremmo il nostro futuro in mano al caso, delegando ad altri quello che spetterebbe a noi promuovere.
Perché la Libertà nata dalla Resistenza è una Libertà di diritti ma anche e soprattutto di doveri. Doveri che tutti abbiamo nei confronti di noi stessi e del nostro prossimo.
Il primo di questi doveri non sta scritto nella Costituzione, di solito non si sente ai convegni. Ma credo che sia il vero motore che governa ogni cambiamento: il dovere di non rassegnarsi.
Non dobbiamo rassegnarci al ritorno dell’odio come proposta politica;
Non dobbiamo rassegnarci al ritorno delle discriminazioni razziali;
Non dobbiamo rassegnarci all’idea di un leader salvifico;
Non dobbiamo rassegnarci all’uso di queste e altre formule che sono un’offesa alla nostra intelligenza e alla storia di Fidenza."
(ripreso dall’intervento di Andrea Massari)
La rievocazione dell’eccidio di Carzole, uno dei
cinquemila punti rossi sull’Atlante delle Stragi Nazifasciste individuati da una commissione di studi
italo-tedesca sulla carta della Resistenza italiana ( di cui ha fatto parte
anche Iara Meloni) è stata, ancora una volta, un invito a fare memoria, ad
impegnarsi nella costruzione di un futuro di pace e di uguaglianza, come hanno
sottolineato i due giovani relatori nei
loro interventi, molto apprezzati e coinvolgenti
”Noi, che siamo nati nella parte più FORTUNATA del mondo, libera e pluralista, diamo tanto valore a questa cosa da permetterci il lusso di affermare che di libertà ce n'è fin troppa, che l'uguaglianza è solo un vezzo per buonisti, girandoci dall'altra parte o chiudendoci nelle nostre piccole patrie quando l'altra metà del mondo ci sbatte in faccia quello che noi ci ostiniamo ad ignorare. Questa fortuna in cui quasi tutti noi viviamo immersi fin dalla nascita non è però una costante universale: esiste QUI ed esiste ADESSO, come non è MAI STATO in tutta la storia dell'umanità. Ciò perché quella che per noi è fortuna, è in effetti MERITO di chi è vissuto prima di noi, ha combattuto prima di noi, è morto prima di noi.
E' merito di chi ha fatto una SCELTA, che noi, per ora, grazie a loro, non dobbiamo fare. Di fronte alla grandezza dei percorsi di quei piccoli uomini, a me capita di chiedermi: ma io, piccolo uomo come loro, avrei il CORAGGIO di compiere la loro stessa scelta? E devo ammettere che non lo so, ma spero e prego di sì. E in realtà spero e prego, guardando alle derive dei nostri giorni, di NON DOVERMI MAI TROVARE A DOVER COMPIERE QUELLA SCELTA. Per questo, col mio IMPEGNO affinché quella scelta non debba mai più essere compiuta, li RINGRAZIO.”
(Ripreso dall’intervento di Alessandro Stefanini, membro del direttivo ANPI di Fidenza)
“Se siamo qui oggi è per continuare a ripetere, con voce ferma contro revisionismi e rimesse in discussione subdole, che la morte dei 13 di Coduro ha un senso profondo, anche dopo settantadue anni. Se siamo qui, oggi, è per trovare un perché a quelle morti dolorose ed insensate.
Ieri, mentre pensavo a cosa dire oggi, ed ero anche un po’ emozionata, fissavo i nomi dei 13 delle Carzole e mi chiedevo: Ma in fondo perché sono morti?
La mia risposta forse suonerà irrispettosa, di fronte all’atrocità di quelle morti, ma è la più importante che mi viene.
Questi ragazzi, questi 13 uomini sono morti per me.
Perché ci fosse un modo per me per vivere assomigliando a me stessa. Per disporre della mia sorte, come enuncia il manifesto fondativo dei Gruppi di difesa della Donna, la più grande organizzazione femminile della Resistenza.
Perché mia sorella Ambra possa pedalare sulla sua bicicletta rosa tenendo giornali, volantini, manifesti ben visibili, nel cestino, sul manubrio, e non nascosti nella canna della bicicletta, come hanno dovuto fare tante ragazze della sua età tra il 43 e il 45, pagando con la vita se venivano scoperte. Perché possa pedalare libera per Parma, verso la Facoltà di Medicina, dove sogna un giorno di laurearsi e diventare Dottoressa. E nessuno le può dire che il suo cervello, come quello degli ebrei e delle altre razze inferiori non è biologicamente adatto a tale professione, come scriveva nel 1941 lo scienziato del Regime Fascista Nicola Pende.
Perché mio fratello la domenica possa fare l’orto come ama tanto fare, anche se non capisco bene il perché di tanta fatica, e non debba andare a morire lontano, in Africa, in Russia, in guerre di aggressione combattute contro altri popoli.
Quello che vi voglio chiedere oggi è di trovare almeno una ragione per cui i 13 martiri di Coduro sono morti anche per voi. Una cosa bella, fondamentale, importante, che senza di loro non avreste potuto fare, essere o amare.
Solo così, credo, la loro memoria non sarà solo dolore ma speranza. Solo così continueranno a vivere al di là dei cippi e dei discorsi commemorativi che rischiano di essere sempre troppo vuoti e retorici.”
(ripreso dall’intervento di Iara Meloni, rappresentante dell’ANPI di Piacenza e autrice del libro ‘Memorie resistenti’)
Alla cerimonia, molto
partecipata, hanno presenziato i rappresentati ed i gonfaloni dei Comuni di
Fidenza e Fontanellato, della Regione Emilia – Romagna, delle Province, dell’A.
N. P. I. di Piacenza e Parma, della Scuola Media “Zani, di varie Associazioni
combattentistiche e di Volontariato.
Toccante la presenza
della Staffetta partigiana Lina e del Partigiano Franco.
La cerimonia di
commemorazione ha ricordato anche il partigiano Renato Guatelli, con la deposizione di un mazzo di fiori
presso il cippo sulla via Emilia, come pure le vittime di Via Baracca, dove è
stata deposta una corona d’alloro e
dove si è tenuto il discorso di congedo del Sindaco di Fidenza e del
Vicesindaco di Fontanellato Carraglia.
Mara Dallospedale
Deposizione di fiori presso il cippo di Renato Guatelli. Accanto alla nipote, la staffetta partigiana Lina e il Partigiano Franco |
In via Baracca il Sindaco di Fidenza, Andrea Massari e il Vicesindaco di Fontanellato Carraglia hanno tenuto i discorsi di congedo.. |
Bella Manifestazione.
RispondiEliminaGrazie agli oratori,in particolare per le parole pronunciate che uscivano dai loro cuori per entrare nei nostri.
Parole che dovremmo pronunciare quotidianamente per poterle vivere perché è importante. Vivere le parole pronunciate per dire grazie ai nostri padri che hanno lottato e dato coscientemente la vita per le generazioni future. di vivere in libertà e democrazia. La libertà non è mai troppa basta riconoscere che la nostra termina quando inizia quella del mio prossimo.
Bellissimo servizio fatto da questo blog che compensa e suplisce la scarsa partecipazione ma informa e forma la nostra coscienza.
L'Anonimo di Borgo
Rileggendo:
RispondiEliminaerrato "suplisce" corretto supplisce.
L'Anonimo di Borgo
La signora Lina Zanetti... è Lei, sbaglio forse? Sempre forte!
RispondiEliminaUn abbraccio affettuoso da lontano, inviatele pàr pièser!.