Un terreno composto da 4,5 ettari di seminativo, 8 ettari di seminativo arboreo e circa mezzo ettaro di prato in un'area pregiata di prima collina stanno alla base di un permesso a costruire un "fabbricato residenziale con deposito e autorimessa a servizio di azienda agricola".
Tutto probabilmente regolare dal punto di vista amministrativo e dei regolamenti ma carente dal punto di vista ambientale. In realtà alcune perplessità sulle finalità del progetto nascono se osserviamo dove la costruzione agricola è stata localizzata ed il consumo reale di territorio che l'operazione comporta. Come il filmato e le foto documentano l'edificio non sarà costruito ai margini della proprietà al cui servizio è formalmente destinata ma in zona centrale ed a mezza costa; lontano quindi dalla strada comunale che segue il crinale della collina verso Cogolonchio. In questo modo l'area agricola viene drasticamente ridotta per effetto sia della costruzione e dell'immancabile area che verrà poi adibita a giardino ed eventualmente piscina, sia per effetto della strada di collegamento, già tracciata. Questa taglia infatti il podere si snoda, per più di un centinaio di metri, dal crinale sino al complesso in corso di edificazione con grosso apporto di materiali inerti.
Come già nel caso delle nuove costruzioni sulla costa di Siccomonte anche in questo caso, ma per motivi diversi, è difficile vedere in tutta l'operazione un progetto rapportabile allo sviluppo delle potenzialità agricole del podere. Questa disanima non è certamente finalizzata a mettere in dubbio quanto asserito all'inizio circa la regolarità dell'operazione nel quadro regolamentare attuale, se mai è l'attuale normativa, o l'applicazione estensiva della stessa, a permettere un improprio utilizzo del territorio senza assicurare adeguata protezione ad aree pregiate dal punto di vista paesaggistico e con vocazione agricola o boschiva.
La pericolosità di queste operazioni di urbanizzazione impropria sta anche nel fatto che funzionano da richiamo ad analoghe realizzazioni. Alla fine frenare altri insediamenti diventa improponibile o di scarso interesse in quanto ormai il paesaggio od il suolo ad uso agricolo da tutelare non ci sono più.
I nuovi strumenti urbanistici devono pertanto essere adeguati tenendo conto della nuova realtà della nostra campagna e delle colline in cui già ora il terreno a destinazione agricola non c'è di fatto più. I possibili vincoli per essere in qualche modo efficaci dovrebbero pertanto riguardare unicamente la tutela ambientale e paesaggistica di questi territori uscendo dall'ambiguità attuale che fa riferimento ad una vocazione agricola del territorio ormai superata.
Tutto probabilmente regolare dal punto di vista amministrativo e dei regolamenti ma carente dal punto di vista ambientale. In realtà alcune perplessità sulle finalità del progetto nascono se osserviamo dove la costruzione agricola è stata localizzata ed il consumo reale di territorio che l'operazione comporta. Come il filmato e le foto documentano l'edificio non sarà costruito ai margini della proprietà al cui servizio è formalmente destinata ma in zona centrale ed a mezza costa; lontano quindi dalla strada comunale che segue il crinale della collina verso Cogolonchio. In questo modo l'area agricola viene drasticamente ridotta per effetto sia della costruzione e dell'immancabile area che verrà poi adibita a giardino ed eventualmente piscina, sia per effetto della strada di collegamento, già tracciata. Questa taglia infatti il podere si snoda, per più di un centinaio di metri, dal crinale sino al complesso in corso di edificazione con grosso apporto di materiali inerti.
Come già nel caso delle nuove costruzioni sulla costa di Siccomonte anche in questo caso, ma per motivi diversi, è difficile vedere in tutta l'operazione un progetto rapportabile allo sviluppo delle potenzialità agricole del podere. Questa disanima non è certamente finalizzata a mettere in dubbio quanto asserito all'inizio circa la regolarità dell'operazione nel quadro regolamentare attuale, se mai è l'attuale normativa, o l'applicazione estensiva della stessa, a permettere un improprio utilizzo del territorio senza assicurare adeguata protezione ad aree pregiate dal punto di vista paesaggistico e con vocazione agricola o boschiva.
La pericolosità di queste operazioni di urbanizzazione impropria sta anche nel fatto che funzionano da richiamo ad analoghe realizzazioni. Alla fine frenare altri insediamenti diventa improponibile o di scarso interesse in quanto ormai il paesaggio od il suolo ad uso agricolo da tutelare non ci sono più.
I nuovi strumenti urbanistici devono pertanto essere adeguati tenendo conto della nuova realtà della nostra campagna e delle colline in cui già ora il terreno a destinazione agricola non c'è di fatto più. I possibili vincoli per essere in qualche modo efficaci dovrebbero pertanto riguardare unicamente la tutela ambientale e paesaggistica di questi territori uscendo dall'ambiguità attuale che fa riferimento ad una vocazione agricola del territorio ormai superata.
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