Majed Al-Shorbaij è arrivato in Italia nel 2019, in fuga dalla Palestina, un contesto di guerra e instabilità. Il nostro Paese ha riconosciuto lo status giuridico di rifugiato e ha avviato il percorso di integrazione gestito dal Ciac Parma. Majed ha iniziato a ricostruirsi un futuro a Fidenza dove ha trovato un lavoro stabile e una comunità che lo ha accolto e sostenuto.
Nell’ottobre del 2023, Majed è partito per la Striscia di Gaza per assistere il padre ammalato. Pochi giorni dopo il suo arrivo il raid di Hamas del 7 ottobre ha compromesso il fragile equilibrio tra Israele e Palestina.
La popolazione palestinese è restata prigioniera sotto le bombe dell'esercito israeliano e anche Majed è rimasto intrappolato. Da quel momento è iniziato un incubo durato un anno e mezzo. La guerra, i bombardamenti, la fame, la paura quotidiana.
Nella sala del Consiglio del palazzo municipale di Fidenza Majed Al-Shorbaij e sua moglie Lamis Qasim hanno così potuto incontrare alcune delle persone che hanno lavorato per il suo ritorno: Davide Malvisi, Sindaco di Fidenza, Emilio Rossi, Presidente Ciac Parma, Roberto Pagliuca, Presidente della Fondazione Anna Mattioli, Albertina Soliani, Presidente dell'Istituto Fratelli Cervi, Paola De Micheli, parlamentare PD e una numerosa delegazione di Potere al Popolo.
Majed Al-Shorbaij ha così potuto ringraziare persone che hanno aiutato me e la mia famiglia a tornare in Italia dopo un anno e mezzo trascorso tra guerra, fame e paura di morire affermando: "Lo dico ancora: sono felice di essere di nuovo a Fidenza”
Per il sindaco di Fidenza Davide Malvisi:
“Ci troviamo qui oggi per dire grazie a chi ha fatto in modo che Majed e la sua famiglia potessero arrivare in Italia. La gratitudine va innanzitutto al Ministero degli Esteri guidato dall'onorevole Antonio Tajani, alle donne e agli uomini della Farnesina che hanno superato enormi difficoltà per raggiungere questo obiettivo In particolare, sono grato all’Ambasciatore italiano in Israele, Luca Ferri, al Console di Gerusalemme Domenico Bellato e al Vice Console Alessandro Tutino, che in condizioni operative estreme hanno assicurato una via d’uscita a Majed e a sua moglie Lamis incinta”.
Per il Presidente dell’associazione Emilio Rossi
“Majed ha continuato a mantenere i suoi rapporti con diversi operatori di Ciac grazie ad una connessione instabile riusciva a raccontare le sue giornate e chiedeva continuamente di poter tornare in Italia. Grazie a quelle testimonianze è stato possibile diffondere il suo messaggio alla stampa e attraverso i social si è creato una grande attenzione mediatica e popolare”.
In tanti si sono interessati alla vicenda, compresi alcuni componenti di Potere al Popolo che si sono dati da fare per aiutarlo. Allo stesso tempo è stato fondamentale il lavoro diplomatico spiega il sindaco di Fidenza:
“Ho scritto al Ministro degli Esteri Antonio Tajani chiedendo un suo diretto intervento a livello politico . Ho poi contattato Albertina Soliani, che è stata parlamentare del nostro territorio per tre legislature, da sempre voce limpida in difesa dei diritti umani, che ha prestato la sua autorevolezza alla causa.L’onorevole Paola De Micheli ha subito seguito da vicino l’evolversi della situazione, attivandosi con grande generosità. Ho avuto contatti anche con il Gabinetto del Ministro. Ho trovato ascolto e disponibilità. Ringrazio per tutti Gianmarco Macchia, Capo dell’Ufficio per i Rapporti con il Parlamento del Ministro degli Esteri Antonio Tajani. La felice conclusione di questa storia non è il frutto di un singolo intervento. È il risultato di una mobilitazione collettiva, civica, umana, che ha attraversato livelli diversi del nostro Paese”.
La svolta è arrivata il 20 maggio: Majed e la moglie Lamis, incinta, hanno potuto raggiungere la salvezza in Giordania ed è nell'ospedale italiano di Amman dove, in completa sicurezza, è nato il figlio Maher. A quel punto si è aperta la problematica della gestione del loro rientro in Italia. Ed è qui che la Fondazione Mattioli di Parma ha avuto un ruolo fondamentale.
“Abbiamo fatto quello che serviva, perché crediamo che nessuno debba essere lasciato solo in situazioni così drammatiche. – ha dichiarato il Presidente della Fondazione Anna Mattioli, Roberto Pagliuca -. La nostra missione è stare accanto ai più vulnerabili, i bambini e i loro nuclei familiari fragili con figli minori da accudire, costruire speranza e futuro anche quando tutto sembra perduto. Siamo felici di aver potuto contribuire a scrivere una pagina di solidarietà vera e auguriamo a Majed, alla moglie Lamis e al piccolo neonato Maher un nuovo "nuovo inizio" e "ancora più sereno qui in Italia”.
Cita Dossetti la Presidente dell'Istituto Cervi Albertina Soliani:
“Si è spenta la luce e noi l'abbiamo tenuta accesa per Majed, dobbiamo lavorare perché la luce resti accesa per tutti coloro che anc eora sono ostaggi in quella terra”.
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