martedì 24 maggio 2011

La valle di Contignaco prima del golf


Con l'articolo, che riprendiamo dal periodico diocesano Il Risveglio, ripercorriamo la vallata di Contignaco a sud di Salsomaggiore lungo il torrente Ghiara. La valle appare in tutta la sua secolare immobilità, quasi uno scrigno di memorie. 
Siamo nel 1927 e, verso la pianura, le costruzioni sono lambite dal torrente, abbiamo una piccola città senza un nome proprio ma con la sola indicazione della sua antica fonte di ricchezza: il sale. Ma a quei tempi oltre al sale già la cittadina aveva sviluppato quel processo che l'avrebbe ad un certo momento resa famosa per il termalismo e per le attività di turismo elitario. 
Liberty e Decò avevano fatto di questa cittadina un piccolo gioiello che intatto, ma morto, ancora permane. 
La valle di Contignaco ne rappresenta tuttora lo sfogo verde anche se anche qui oggi premono interessi che disconoscono questo sua naturale vocazione.  


Il castello di Gallinella

La strada carrozzabile di Pellegrino Parmense, che s'inizia a Salsomaggiore parallela al Viale Romagnosi, risale il corso tortuoso del torrente Ghiara inoltrandosi tra i colli verdeggianti unitamente a vasti selvaggi dirupi. 
Qua e là sorgono bei villini che arieggiano colla loro bellezza civettuola ad alberghi della Svizzera in preparazione di Salso, insieme ad umili case coloniche, modesti tuguri di contadini, sparsi e solitari sul pendio, quasi desiderosi di pace e di tranquillità. 
Altre case poi unite e raggruppate intorno a qualche chiesetta, si da costituire piccoli villaggi: uno di questi è S. Giovanni che s'incontra a pochi chilometri da Salsomaggiore, ritto sul culmine di una collinetta alla destra del Ghiara, severo col suo campanile; la chiesa ha il suo portale romanico, e colonne di marmo nascoste dall'intonaco, unico segno superstite della sua antichità, è ricordata nel capitolo delle decime al Vescovo Grazia di Parma del 1230: "Decima plebis de Contignaco que est sub plebe de Burgo S. Donnini". 

L'occhio che avido si spazia sulle bellezze naturali di quel paesaggio, si posa con vivo interesse ad osservare le vestigia di antiche costruzioni che s'innalzano sopra piccoli promontori o dirupi. Infatti alla sinistra del torrente una massiccia costruzione si presenta: è l'antico castello di Contignaco, vecchio e pesante maniero arbitro un tempo e signore della valle: si vuole fosse edificato nel secolo XI da Adalberto Pallavicino, capostipite della illustre famiglia. 
In seguito fu perduto e riavuto dagli Aldighieri nel 1461, di poi passò ai Terzi di Sissa ed alla Camera Ducale dei Farnesi. Don Filippo di Borbone nel 1762 lo vendé ai marchesi Ponticelli di Garfagnana. Ora è di proprietà dei Signori Ruffini di Specchio.
Nel Castello ancora conservato, leggesi la seguente iscrizione: MXXXIV. Hoc opus fecit fieri do - nus Hugo Banzola OL D. PELLEG. E cioè: "quest'opera la fece fare il Signor Ugo Banzola da Pellegrino nell'anno 1304".  
La famiglia Banzola di Pellegrino non risulta mai esservi stata, non è nemmeno citata nei protocolli dei fittabili della Casa Ducale dove sono segnate le principali famiglie di Pellegrino. I Banzola invece furono proprietari del Castellazzo di S. Vitale Baganza; dicesi però che l'ultimo della nobile famiglia dei Banzola che morì a Parma, lasciò eredi per fidecommesso i figli primogeniti della Famiglia Costerbosa di Pellegrino.
La strada continua e sale, proseguendo nella vallata intanto che si profila all'occhio del viandante tutto il monte Canate con nuovi panorami di case e boschi. 
Un gruppo di case, Piè di Via, fiancheggia la strada che in questo punto si divide. Un ramo, piegando a sud-est conduce a S. Vittore, frazione di Salso, paesello alpestre, con chiesa il cui prosilleo è sostenuto da due antichissime colonne di pietra che appartenevano alla vicina rocca di Castelvetro di Corticella, ora completamente distrutta. 
L'altro ramo più importante della strada conduce a Pontegrosso, passando innanzi al villaggio di Contignaco e quindi ai ruderi dl castello di Gallinella.
Castello di Gallinella com'era
Si accede a questi dalla strada maestra passando il Ghiara sopra un rozzo ponticello di legno gettato attraverso la corrente, arrampicandosi poscia su un angusto e ripido viottolo che in un quarto d'ora conduce alla cima della collina. Ivi si osservano gli avanzi di un potente castello dove s'innalza maestoso il mastio un dì tormentato dalla bombarde sforzesche, vigile guardia della stato Pallavicino posto a difesa di esso.
Mons. Angelo Micheli
da "Il Risveglio" del 25 giugno 1927 

Nessun commento:

Posta un commento