Questa lettera (vedi sotto) pubblicata sulla Gazzetta di Parma di giovedì 21 marzo, primo giorno di primavera, è una coraggiosa e necessaria denuncia di una incresciosa situazione che si è venuta a creare nel nostro territorio. L'estensore è Don Stefano Bianchi, responsabile dell'Associazione di Promozione Sociale "Progetto Link" e del Centro Giovani nonché parroco della parrocchia del Duomo in Fidenza.
Conosco don Stefano, so del suo impegno verso i giovani in età post-adolescenziale, so che questo suo impegno non si esaurisce nei locali della parrocchia o del centro giovanile Don Bosco, ma si esprime anche in strutture non certo abituali per un prete. Da qui possiamo partire per leggere la sua nota che suona come un segnale d'allarme: e lo è!
Forse la sua denuncia sarà scomoda per molti, ma credo che sia a questi e a molti altri nota. Come è possibile ancora far finta di non sapere?
Egregio
Dr. Giuliano Molossi
Direttore
Gazzetta di Parma
Fidenza, lì 16 marzo
2013
Gentile
Direttore,
Ci è facile metterci nei sentimenti di chi proverà
a leggere le prime righe questa nostra lettera, che ha la cortesia di
ospitare. “I soliti cattolici bacchettoni e perbenisti che ci fanno
la morale”. Ci spiace deludere alcuni dei suoi lettori anche
autorevoli ma non è proprio così. Siamo uomini di mondo e sappiamo
bene che, soprattutto in periodo di crisi come questa, il profitto
viene prima di tutto e che un locale pubblico come qualsiasi azienda
per sopravvivere se le deve inventare proprio tutte, in molti casi è
questione di sopravvivenza. Così come sappiamo che una “bevuta”
nel week end viene addirittura considerata come un dovere civico per
sfogare una pesante settimana. Come ci sentiamo vicini ai tanti che
considerano fuori dal mondo, chi ritiene l’alcool l’ultima delle
droghe legali nel nostro paese.
Non bisogna
a nostro parere scomodare l’apostolo Giovanni per sentirsi nel
mondo ma non del mondo. Basta mantenere alto oltre ai sopracitati
sentimenti patrimonio comune della nostra società anche un altro
sentimento, che preso in dosi moderate riesce a non mandare il
cervello al definitivo ammasso, la sana indignazione. Allora
chiediamo a lei e ai suoi lettori se non ci si debba indignare di
fronte a locali del territorio fidentino, che somministrano
liberamente alcoolici a tredicenni contravvenendo non solo a norme di
legge in vigore ma anche a comuni regole di buon senso. Non ci si
deve indignare di fronte a tecniche di marketing antiche ma passate
come nuove come free bar o free drink. Si paga una quota e poi si
beve finché si vuole e quindi vince chi beve di più poco importa se
è sotto i 18 anni. Non era molto simile a chi tempo fa offriva lo
spinello gratis fuori dalla scuola per avviare ad un percorso che
spesso sfociava nell'eroina.
Se permette
noi ci indigniamo a vedere ogni venerdì e sabato sera ragazzi uscire
da questi locali distrutti, se va bene dopo aver abbondantemente
vomitato. Non crediamo che il volto pulito dei nostri giovani si
possa sporcare in questo modo rubandogli dignità e futuro. Certo c’è
chi non si indigna e ritiene tutto questo normale, salvo poi piangere
lacrime di coccodrillo al primo incidente mortale frutto ovviamente
del caso o della crudele fatalità. Siamo bacchettoni se riusciamo ad
indignarci prima che questo accada? Se è così, lo ammettiamo
vogliamo annegare nel nostro essere retrogradi e antiquati, perché
il bene della vita per noi rimane ancora oggi nel 2013 il più
importante.
Perché
siamo noi i soliti cattolici ben pensanti ad alzare il polverone,
perché non si indignano le istituzioni, le forze di polizia, la
scuola e le famiglie. Onestamente è una domanda che ci facciamo
anche noi. Crediamo che ci siano persone capaci e consapevoli in
tutte le categorie elencate, con molte di esse abbiamo collaborato in
diversi progetti ma su questo tema sembra che tutti alzino bandiera
bianca. Certo non per cattiva volontà solamente forse per mancanza
di risorse o più semplicemente perché ritengono il problema più
grande di loro. Noi ci siamo e siamo pronti a collaborare con tutti.
Conosciamo i locali e i ragazzi che li frequentano. Sappiamo come
finiscono spesso i week end e pensiamo che qualcosa si possa fare.
Le crociate
sono un errore come cattolici ne sappiamo qualcosa, per questo non
riteniamo i gestori dei locali degli “orchi” ma degli
imprenditori che cercano, con più o meno etica, di portare avanti la
loro impresa a cui spesso sono legati posti di lavoro e quindi futuro
delle famiglie. Per questo vorremmo iniziare con loro un dialogo e
vedere insieme se questo è l’unico modo di fare impresa sulla
pelle dei giovani. Per questo invitiamo loro, le istituzioni, le
forze di polizia, la scuola e le famiglie ad iniziare un dialogo
senza chiudere gli occhi su quanto accade nella nostra città o nella
prima periferia. Tutti gli strumenti sono validi e noi siamo a
disposizione magari già a partire dalle colonne del suo giornale che
ha usato la cortesia di ospitarci.
Cordiali
Saluti
Don Stefano
Bianchi
Presidente
di Progetto Link A.p.S.
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Su questo stesso blog abbiamo dedicato due post alle tematiche connesse alla condizione giovanile a Fidenza:
“Condizione giovanile nel territorio di Fidenza 1”
“Condizione giovanile nel territorio di Fidenza 2”
“Condizione giovanile nel territorio di Fidenza 1”
“Condizione giovanile nel territorio di Fidenza 2”
pelle dei giovani??? ma io mi domando se stai male, hai il vomito, diventi verde, ma cosa continui a bere??? se ti metto un fiammifero vicino ad un dito lo sposti. Se stai male smetti. A nessuno mettono l'imbuto per bere.....
RispondiEliminaSì è vero perchè siamo adulti e capiamo in pieno. Stiamo parlando di minorenni quindi l'intervento ed il progetto sono utili per far capire che prendere una basa al sabato sera non deve essere la normalità. Potrei elencarti il perchè lo fanno (disinibirsi e fare amicizie ecc) ma è ovvio che lo sai anche tu.
RispondiEliminaIl ragionamento del fiammifero, a mio avviso, non è azzeccato: il fiammifero lo senti subito che fa male, l'alcool no... e non tutti i minorenni sanno contenersi. Vedi tutta la cronaca degli ultimi 8000000 anni
Don Stefano ha tutte le ragioni di questo mondo ed anche dell'Altro; anzi, è stato anche troppo leggero, nel commentare i comportamenti di certi giovani e dei gestori e proprietari di bar e discoteche. Innanzitutto, non sono solo i cattolici, bene o male pensanti,a sollevare la questione dei week-end di beceri e decerebrati bamboccioni, a base di alcoolici e pasticche varie, ma tutte le persone di buon senso e di buona volontà, di qualsiasi ceto, censo e fede politica e religiosa. Detto, ciò, io non riesco a capire perché, per socializzare, certi tremebondi ragazzotti e troppe sciacquettine debbano trangugiare alcool e droghe, leggere o pesanti, fino a darsi un aiutino, i maschiettini, con pillole di vasodilatatori:come se l'amore fosse tutto riducibile e riconducibile alle prestazioni genitali! Ma come, non sei capace, a 20 anni o giù di lì, di trascorrere un fine settimana, che sia poi stato lieve o pesante, in compagnia di amici e coetanei, ridendo, scherzando, ascoltando o raccontando avventure e disavventure esistenziali? Hai bisogno di ottenebrare la mente, l'emotività, gli affetti, le sensazioni? Io non sopporto la visione di questi falsi maschioni machi, tutti con la bottiglia di birra,levataed ostentata in alto,a tracannarnea litri, fra l'altro con effetti spiacevoli di meteorismi e flatulenze. E poi, come accadde con le becere e buzzurre movide, via ad orinare, defecare e vomitare contro i portoni delle case altrui! Perché avvilirsi e degradarsi a questi abominevoli livelli? L'alccol ed il fumo sono tra le prime cause di morte, davanti alle droghe più pesanti; e chi continua a servire alcoolici a giovani, in evidente stato di ebbrezza, è complice infame di quanto poi essi perpetreranno, una volta fuori; ci deve essere un limite a tutto, essi sono ben peggio che orchi e la legge del profitto è anticristiana ed antiumana. O servi Dio, o servi Mammona! I giovani che ricorrono a queste modalità per socializzare e comunicare, mi fanno una gran pena,sono dei poveri polli d'allevamento,coccolati,viziati dalle famiglie, tenuti sotto vetro, nella bambagia, incapaci di reagire positivamente al minimo soffio di vento contrario e di sorpassare il più infimo degli ostacoli. Tra le agenzie educative, chiamate in causa da don Stefano, non vedo nominata, però, la Chiesa. Essa potrebbe, invece,istituire od incoraggiare, nei modi e nei tempi debiti, dei corsi di educazione sessuale, intesa come avvio alla conocenza reciproca tra maschi e femmine, all'Amore, al rispetto ed alla stima vicendevoli; e non soltanto, come si crede da più parti, come semplice conoscenza delle varie anatomie genitali e di come farne uso, proprio od improprio. Anche questo sarebbe un contributo alla mutua conoscenza tra gli adolescenti ed i giovani, le cui modalità d'approccio, sono invece, oggi, affidate ai siti porno sul web ed al passaparola, da caserma e da osteria, fra coetane malinformati e disinformati.
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