La folla di fedeli che partecipato domenica alla breve processione verso la "Porta Santa" e che si poi raccolta in piazza Duomo è stato un segno forte della città.
Il Vescovo stesso lo evidenzia nel suo messaggio in preparazione del Natale del Giubileo straordinario della Misericordia pubblicato da "il Risveglio" e ripreso sotto.
Il Vescovo stesso lo evidenzia nel suo messaggio in preparazione del Natale del Giubileo straordinario della Misericordia pubblicato da "il Risveglio" e ripreso sotto.
Conclude il messaggio un invito che va oltre ad ogni distinzione tra credenti e non credenti, quello di "credere che è possibile vivere in modo diverso - in alternativa ad un certo imbarbarimento delle nostre relazioni - e cioè più dignitoso, più rispettoso, più accogliente, più giusto. Infine più da uomini ben riusciti."
Davanti al “fatto” sublime dell’incarnazione di Dio
Siamo di nuovo a Natale, il Natale del Giubileo straordinario della misericordia, fonte di tenerezza e di grandissima gioia. In compagnia di una Chiesa della misericordia, è davvero consolante sperimentare dal vivo la verità di una storia antica e sempre attuale che racconta l’evento della suprema accondiscendenza di Dio verso di noi. Essa si manifesta nella nascita del Figlio di Dio fatto uomo nella forma “misteriosa” di una donna vergine, di nome Maria.
Di qui la fede della Chiesa ci conferma che il Natale è un fatto storico.
Il “fatto” sublime dell’incarnazione di Dio. E’ un fatto reale e per sempre, che continuamente ci riempie di stupore. Il Signore è qui, in tutta la sua identità divino-umana: è in quel Bambino deposto nel presepio. Dunque non è un fantasma, non un mito, non un’apparizione, non una rappresentazione fantasiosa.
Se affermiamo nella fede che il Figlio di Dio si è fatto uomo, allora la vita e il mondo cambiano. Così “l’Eterno è divenuto tempo, il Figlio è divenuto uomo, l’eterna ragione del mondo, la ragione che spinge e comprende tutta la realtà. E pertanto sono cambiati il tempo e la vita dell’uomo” (K. Rahner). Per il fatto che Gesù Cristo persiste nel suo essere Dio e nel suo essere uomo, su di lui e in lui ricade tutta la nostra attesa, il nostro stesso destino di uomini viandanti nel tempo, custodi nel profondo di un insopprimibile anelito di Dio, acquista una dimensione eterna.
Osservando bene la realtà, avvertiamo - pur nella piccolezza e pochezza della nostra fede - che la venuta al mondo di Gesù Cristo non è inutile.
Essa accende la speranza di una giustizia, di una libertà, di una vita del tutto adeguate alle nostre attese, perché in Gesù Dio si fa trovare e il buio della notte dei tempi e della vita si trasforma in reale possibilità di un mondo nuovo, di un uomo nuovo.
In questa prospettiva il mistero del Natale, oltre i simpatici, graditi e dilettevoli sentimenti natalizi, ingrandisce l’uomo, tutto l’uomo, elevandolo fino a Dio. In realtà in Gesù l’uomo si fa più uomo, accoglie la sua drammatica finitezza, perché è certo che nel Bambino di Betlemme abita la pienezza di ciò che si spera e si attende.
Allora il nostro augurio si fa invito a credere che è possibile vivere in modo diverso – in alternativa ad un certo imbarbarimento delle nostre relazioni - e cioè più dignitoso, più rispettoso, più accogliente, più giusto. Infine più da uomini ben riusciti. Che se poi ci collochiamo nel Natale del Giubileo della misericordia, l’augurio reca l’annuncio della tenerezza e del perdono di Dio. Ne abbiamo bisogno.
D’altra parte ne è conferma ciò che si è sperimentato la sera dell’apertura nella nostra Diocesi della “Porta Santa”. La Cattedrale, colma di popolo, traboccava di una commovente “pienezza” di misericordia.
Così si è anticipato il Natale, andando incontro al Santo Bambino, il Signore della misericordia.
Buon Natale!
+ Carlo, Vescovo
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