Il presepe ospita oggi tre nuovi personaggi, Melchiorre Gaspare e Baldassare che noi conosciamo come i Re Magi venuti dall'oriente guidati da una stella.
La tradizione astrale dei loro paesi aveva da tempo, forse 2000 forse 1800 anni prima, indicato, per il l'inizio di una nuova era, una data e un luogo: Gerusalemme, la più occidentale delle città della "mezzaluna fertile".
Le attese che, indovini e profeti, avevano diffuso nei popoli del Medioriente, accadi, amorrei, assiri, caldei, babilonesi, beniamiti, ebrei, ma anche elamiti, medi, hurriti, persiani e antichi sumeri, avevano trovato compimento. Da quel giorno il cielo stellato cessò di essere il libro aperto delle vicende e dei destini umani.
Tutto questo si ricompone magistralmente nel Presepe che Luigino Aimi, Marco Reggiani e Andrea Giavarini hanno, ancora una volta, allestito nel Duomo di Fidenza.
Vi troviamo cura dei dettagli, prospettive impeccabili, effetti giorno notte, rispetto della tradizione narrativa, e qualche cosa di più, un San Giuseppe finalmente parte attiva al centro della rappresentazione che, liberato dallo stereotipo dello spettatore, mostra il figlio ai Magi mentre una sua mano stringe quella di Maria.
Un'idea bellissima! Vera arte, complimenti.
RispondiEliminaBellissimo nel senso più profondo e più pieno del termine.
RispondiEliminaUna finestra aperta sul mondo contadino che stiamo perdendo.
Trasuda di passione, di bravura, di amore per la ricostruzione di un ambiente di queste terre, per fare rivivere il mistero della Natività in mezzo a noi.
Minuzia di particolari ammirevoli, da godere con calma da tanti punti di vista e col variare della luce: dai muri di mattoni a vista con le gelosie, alle sbrecciature di quelli intonacati; dai catenacci sulle porte di legno del pollaio, alla granata di saggina appoggiata allo stipite; dalle ante verdi delle finestre con davanzale, alle fasce marcapiano e ai cornicioni vicino ai tetti di coppi sovrapposti; dal portale importante sormontato da finestra, al timpano triangolare di edificio sacro.
E che dire del carro di legno, carico di cassette, seggiole, sacchi e valigie che due uomini stanno legando con le corde, pronto per un San Martino?
Così nella vita, così per Gesù, fuggito poi in Egitto.
E la lambretta con i due? E la bici da uomo appoggiata al muro?
La gazza ha fermato il suo volo sul lavabo inclinato per andare a bere, e il mastello di legno per il bucato è rovesciato a gocciolare.
Veri modelli sono i vestiti di stoffa dei personaggi: grembiuli, scialli, fazzoletti, pantaloni, gilet da cui sbuffano le camicie; completano calze, scarpe e anche ciabatte, berretti. Tutto studiato per dare dignità e fantasia alla povertà.
Ora arricchita dalla presenza dei Magi in vesti preziose.
Non banali gli atteggiamenti delle figure: la donna che corre in avanti con il cesto dei panni, quella che con il secchio dà da mangiare alle galline, il cane fermo al centro che, come nei quadri antichi, ci guida con lo sguardo al cuore del presepe.
Insolita, ma di grande valore, la scena più importante presenta San Giuseppe seduto che tiene sulle ginocchia il Bambino adagiato su un telo bianco. Maria è in secondo piano, ma sempre protagonista: in piedi alle sue spalle, con le braccia avvolge amorevolmente entrambi, e Giuseppe le tiene la mano quasi a cercare protezione. Comincia così l'impegno e l'aiuto del padre putativo.
Bravi gli autori Luigino Aimi, Marco Reggiani, Andrea Giavarini, cui esprimo tutta la mia ammirazione anche per questo quadretto!
Ora mi sorge un interrogativo: finito il periodo natalizio, tutta questo piccolo patrimonio che fine farà? E tutte le ricostruzioni con scene bellissime degli anni precedenti?
Ricordo quella dell'alluvione del Po, che mi aveva emozionata in modo particolare... Non ci voglio pensare.
Spero siano state conservate in qualche cantina o solaio, perché veramente originali. Considerando i tanti ambienti del Complesso dei Gesuiti o di quello delle Orsoline, o all'ipogeo della Gran Madre di Dio, si potrebbe ipotizzare un'esposizione permanente, come si trova in altre città, che valorizzi il lavoro certosino e unico di questi tre artisti che meritano riconoscimento e tanta gratitudine.
So che tutto costa, che ci vuole tempo, che serve disponibilità e buona volontà,
che non è facile. Immaginare o sognare, però, non fa male ed è gratuito.
Bella ambientazione in una “cascina lombardo-emiliana”, di cui sono evidenti i tratti, compreso il lento degrado che ha portato alla loro trasformazione.
RispondiEliminaIn quella vita semplice e modesta nasce un bambino, come povera fu la nascita di Gesù .
Complimenti agli “artisti “!