giovedì 10 aprile 2025

Castione dei Marchesi: un arricchimento storico di Paolo Panni




Castione Marchesi, grazie alla candidatura della chiesa abbaziale di Santa Maria Assunta fra i “Luoghi del Cuore” del Fondo per l’Ambiente Italiano, ha avuto negli ultimi mesi una ribalta mediatica che forse non ha mai avuto prima e che è stata certamente meritata per la grande e gloriosa storia che accompagna la frazione fidentina.
Con oltre 4mila voti la chiesa, che ha urgentemente bisogno di lavori di restauro, ha ottenuto un risultato del tutto lusinghiero, piazzandosi ai vertici della classifica regionale e ottenendo un più che lusinghiero risultato anche a livello nazionale.

Il grande lavoro dell’APS Abbazia di Castione, della Diocesi di Fidenza e della stessa Parrocchia di Castione Marchesi, del Comune di Fidenza, ma anche del Fai stesso, dei Templari Cattolici d’Italia, e di tanti cittadini e associazioni che hanno sostenuto la “corsa” tra i “Luoghi del Cuore” del Fai, ha portato a risultati eccellenti, ha dato una visibilità eccezionale ad un luogo del tutto rilevante e ha dimostrato, ancora una volta, che facendo “quadrato”, Istituzioni, Associazioni, Cittadini, insieme, possono ottenere risultati forse anche insperati.



Si è accennato alla gloriosa storia di Castione Marchesi e allora ecco, per i lettori, una “chicca” storica riportata nel volume Un Castello del Parmigiano attraverso i secoli di Francesco Luigi Campari, una “pietra miliare” che non può mancare a coloro che desiderano conoscere meglio e approfondire la storia delle nostre terre.
Siamo nel 1552 e, come riporta fedelmente il Campari, i monaci di S.Maria di Castione, diocesi di Parma (in quell’anno la diocesi di Borgo San Donnino doveva ancora essere istituita e comunque, Castione entrò a farne parte solo nel 1948), il cremonese Baronio Borghi, Sigismondo Baruffi ed i comuni e uomini delle villa di Fossa e Rigosa (due località tuttora esistenti, facenti parte del Comune di Roccabianca) affermandosi, in certa posizione per ciascuno, padroni delle terre chiamate il Giarolo di Stagno, esposero al Duca Ottavio Farnese, che da alcuni anni Giulio Rangoni e i comuni delle ville di Stagno e di Mezzano si impossessarono di quelle terre; il perché i ricorrenti tolsero azione a costoro, per ricuperare i loro diritti.

Scrive il Campari:
“ma al pronto giudizio opponendosi all’Auditore Civile di Parma le prossime ferie delle messi e della vendemmia, gli attori supplicarono il Duca affinchè comandasse la sollecita spedizione della causa; attesochè, giunto l’inverno, il giudice mal potrebbe accedere a què luoghi.
E il Duca Ottavio a dì 11 giugno 1552 ordinò all’Auditore che, nonostante le ferie, facesse giustizia. Dipoi per atto del detto Notaio Gabriele Borghi, rogato il 26 maggio 1557 a Stagno, nella camera da fuoco a terreno della casa di Stefano Zucconi, dov’è l’osteria i Consoli, deputati e uomini di Stagno, e il Console, il deputato e gli uomini di Mezzano di qua dal Po (eìtra padum) nominano loro procuratore Daniele Oigoni notaio e causidico di Parma, affinchè li rappresenti in tutte le loro liti davanti all’Auditore Civile di Parma a cui era stata fatta istanza dall’Abate e monaci del monastero di S.Maria di Castione dell’Ordine di Monte Oliveto."
Prosegue il Campari:
"Tuttavia per istrumento del Notaio Gabriele Borghi del 27 maggio 1555, il marchese Giulio Rangoni concesse a livello al Comune e agli uomini di Stagno la possessione presso il Po, denominata il Giarolo, coll’onere di dare ogni anno alla casa del donante un maiale di pesi dodici. Pure con procura del 13 ottobre 1557 il Magnifico Dottor in ambe le leggi, cavalier Galeazzo Veneziani, piacentino, figlio dell’egregio sig.Francesco allora dimorante a Parma, nella parrocchia di S.Marcellino, procuratore del Sig. M.se Gio, Giulio Rangoni e degli uomini e ville di Stagno e Mezzano, giurisdizione di Roccabianca, diocesi di Cremona, con facoltà di sostituire a sé altri procuratori, nomina e sostituisce a se medesimo, quale procuratore dè mandanti ora detti, il Sig. Pier Antonio Palmia."
Ed infine conclude:
"Non sappiamo dire come la controversia del Giarolo terminasse. Infine mette conto il notare che il Duca Ottavio con suo editto del 1574 proibì d’alienare a forestieri beni stabili posti in questi ducati”.
Eremita del Po, Paolo Panni



 

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