Ireneo Affò nelle sue cronache riferendosi all'anno 1221 cita una scrittura legale (Scrittura legale della Causa Bacchini - Affò pag 110) e scrive, :
"Ciò fatto partì [Federico II] pel Regno, d'onde i nostri Borghigiani vantano di aver avuto un Privilegio, segnato in Napoli nel Dicembre, col quale pigliando sotto la imperiale protezione la patria loro, ne concesse a quel Comune la piena giurisdizione col mero e misto impero; il cui tenore vedesi anche dato alle stampe."
E' quindi nel dicembre 1221 che l’imperatore Federico II, nipote di Federico I detto Barbarossa, concede a Borgo San Donnino le armi civiche che così descrive l'araldica: "due mezzi scudi (non uno scudo partito come si crede), uno d’oro con mezza aquila bicipite nera, (alludente alla dinastia sveva e, per estensione, all’Impero) e l’altro rosso con mezza croce d’argento (altro richiamo al vessillo imperiale)".
Un riconoscimento che Borgo meritava e che poi ulteriormente onorerà come non altri. Borgo sarà infatti l'ultima città padana a piegarsi al guelfismo che si era affidato all'armata francese di Carlo d'Angiò, chiamata dal Papa.
Nell'anno 1268, parmigiani, cremonesi, modenesi, reggiani, e piacentini strinsero d'assedio Borgo San Donnino con un grosso esercito, ma, timorosi del valore dei borghigiani guidati da Uberto Pallavicino, dovettero ricorrere all'inganno e al tradimento per impossessarsene.
Non passò molto tempo e lo stemma imperiale riapparve sul nuovo palazzo comunale in Piazza Grande e lì, ancora, si trova.
Nel 1601 Borgo san Donnino ottenne il titolo di città e lo scudo fu insignito della corona ducale di Parma da Ranuccio I Farnese. Titolo di città che papa Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini di Fano) confermò il 12 febbraio 1601 in occasione dell’erezione della Diocesi di Borgo San Donnino.
Il 13 dicembre 1939, per decreto governativo, la corona ducale fu sostituita dalla corona muraria d’oro che attualmente è quella regolamentare per le città (con 8 torri di cui 5 visibili) nell’araldica civica italiana.
PROFILO ARALDICO “Partito: nel 1° d’oro all’aquila imperiale dimezzata movente dalla partizione; nel 2° di rosso alla croce d’argento dimezzata del braccio destro”. |
L'antico stemma, scolpito in una targa di pietra sul medievale Palazzo Comunale, unisce alla croce l’aquila imperiale formando il tradizionale simbolo del partito ghibellino. Nel periodo visconteo-sforzesco fu usata, talora come un vero e proprio stemma, la figura di un sigillo della Comunità del 1311 che mostra solo il Santo patrono, con la legenda “Sancti Donini Burgum timeant inimici” (Che i nemici temano il Borgo di San Donnino). |
Recentemente le operazioni di restauro della cappella dedicata al compatrono Sant'Andrea Avellino hanno messo in luce un'arma comunale dipinta. La presenza dello stemma ci ricorda che la cappella era stata commissionata dalla comunità di Borgo S. Donnino nel 1730 e soggetta a patronato della comunità stessa. Nel 2019 tuttavia l'autorità comunale di concerto con quella diocesana, ritennero irrilevante giuridicamente il vincolo di patronato. In tal modo anche il capolavoro settecentesco del pittore Tagliasacchi conservato nella cappella passava, di diritto oltre che di fatto, nell'inventario dei beni artistici della diocesi. Ricordo infine che il 12 settembre 2005 il compianto don Amos Aimi aveva depositato al protocollo comunale una memoria in cui ribadiva la valenza storica del patronato. |
Grazie, assai interessante!
RispondiEliminaGrazie, Ambrogio, grazie sempre, anche per aver ricordato Don Amos Aimi.
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