L'intensa giornata si è aperta presso il Palazzo municipale in Piazza Garibaldi con la benedizione impartita dal Vicario Diocesano Don Gianemilio Pedroni alle corone di alloro che delegazioni delle varie associazioni hanno poi deposto presso i Monumenti ai Caduti e Dispersi in Russia, al Partigiano, ai Carristi, ai Caduti in piazza “Alpini d’Italia”, all’Arma Aereonautica, al bersagliere S. Ten. L. Salvini e a Castione Marchesi presso la Lapide ai Caduti.
La benedizione della stele dedicata ai Caduti di Cefalonia nell’ottantesimo dell’eccidio del settembre 1943 dei militari della divisione Acqui nelle isole dell'Egeo di Corfù e Cefalonia è stata il secondo importante momento. La benedizione è stata impartita da Padre Stefano Cavazzoni, parroco di San Francesco, l'autorità cittadina era rappresentata dal Presidente del Consiglio Comunale Rita Sartori accompagnata dai figli dei caduti Dario Ballotta e Gino Betti. Erano presenti il comandante della locale Arma dei Carabinieri, i rappresentanti delle associazioni combattentistiche e la delegazione parmense dell'Associazione Nazionale Divisione "ACQUI".
Nelle parole del Presidente della Sezione di Fidenza dell'Associazione Nazionale Combattenti il significato della cerimonia:
"Tra gli eventi militari collegati alla proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre, la divisione Acqui, a Cefalonia e Corfù, nel settembre del 1943 scrisse la pagina che resta senz’altro la più significativa. Si trattò dell’azione più consistente di resistenza armata ai tedeschi tra quelle attuate nei giorni immediatamente successivi ed anche la più drammatica in termini di vittime.C’è chi vede idealmente in questi fatti l’atto che apre la resistenza al nazismo, questa interpretazione risente del significato che il termine Resistenza ha successivamente acquisito nel contesto della guerra civile.Ma i fatti di Cefalonia e Corfù testimoniano che nel 1943, momento di sfacelo morale del nostro apparato governativo e militare, qualcosa ancora era rimasto in termine di onore nel nostro esercito.Ora, noi, siamo davanti a questo monumento, realizzato venti anni fa, per ricordare le vittime partendo dalle più vicine per arrivare a tutte.Tra di noi sono presenti i figli di due di loro Dario Ballotta e Gino Betti, di Dario nemmeno il corpo i parenti ebbero restituito mentre la salma di Gino Betti ora riposa nel cimitero di Casalbarbato.Questa cerimonia nell’ottantesimo anniversario di quel terribile anno è anche per loro."
Alle 9.15 nella Chiesa di San Pietro Apostolo, in Piazza Gioberti, la celebrazione della S. Messa è stata officiata da Don Felice Castellani. Facevano da cornice all'altare le bandiere e i labari delle associazioni combattentistiche ed il gonfalone del Comune di Fidenza. Al termine della messa la preghiera ai caduti di tutte le guerre è sta letta dalla Prof. Mara Dallospedale. L'amministrazione comunale era rappresentata dall'assessore alla Cultura Maria Pia Bariggi.
Si è formato quindi in Piazza Gioberti il corteo che ha raggiunto il Parco delle Rimembranze per la parte conclusiva della giornata che ha visto la deposizione della corona d’alloro al Monumento ai Caduti. Alle esecuzioni musicali della Banda “Città di Fidenza” hanno preceduto gli interventi del Sindaco Andrea Massari e del Presidente dell’A.N.C.R. di Fidenza.
Il sindaco Massari ha contestualizzato nel presente l'importanza delle forze armate, così come quelle di polizia, finanza, d'ordine e sorveglianza. Particolare attenzione ha riservato ai cambiamenti che negli ultimi anni hanno messo in discussione quelle certezze che avevano ormai reso remoti quei conflitti che avevano tragicamente connotato la prima metà del secolo scorso.
L'intervento del Presidente dell'Associazione e Reduci, che ha preceduto quello conclusivo del Sindaco Massari, di cui diamo alcuni passaggi:
"Nel ritrovarci davanti a questo monumento in riconoscente commemorazione, non dobbiamo dimenticare gli scenari di guerra che oggi travagliano anche l’Europa e il Mediterraneo...Oggi, che quegli organismi, nati alla fine dell’ultimo conflitto, appaiono sempre più deboli e precari, non possiamo semplicemente ribadire il valore della pace ma occorre essere consapevoli che essa non è mai una certezza acquisita, ma un processo che va costantemente alimentato attraverso il dialogo, la solidarietà, la partecipazione democratica."
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