Foto: Maurizio Bertolotti |
Madonna Prati, 1828: sotto un
cielo tragico, disfatto….
ALLA PIETOSA E DOLOROSISSIMA MEMORIA DI PIETRO ORZI, NATO A FIDENZA, ARCIPRETE DI FRESCAROLO, D’ ANNI 70, MESI 6, GIORNI 21, DI LUIGI MENEGALLI, NATO A FIDENZA, ARCIPPRETE DI SEMORIVA, D’ANNI 50, MESI 4, DI BARTOLOMEO ORIOLI, NATO A PRACHIOLA, DIOCESI DI PONTREMOLI, RETTORE DI SPIGAROLO, D’ ANNI 45, MESI 8, GIORNI 18, DI GIACOMO MASINI NATO A ROCCA SIGILLINA, DIOCESI DI PONTREMOLI, COADIUTORE DEL PARROCO DELLE RONCOLE, D’ ANNI 48, MESI 8, GIORNI 23, DI FRANCESCO ALUSSI NATO A SANTA CROCE DI ZIBELLO[3], D’ ANNI 36, ( E) DI GAETANO BIANCHI DELLE RONCOLE DI ANNI 22, SARTI DI PROFESSIONE I QUALI, IN QUESTA CHIESA, DURANTE LA CELEBRAZIONE VESPERTINA DELLA FESTA DEL NOME DI MARIA, FURONO TUTTI COLPITI A MORTE DALLA SCARICA D’UNO STESSO FULMINE, MENTRE PIETRO MONTANARI, PREVOSTO PARROCO DELLE RONCOLE, CHE SEDEVA IN MEZZO A LORO RESTO’ INCOLUME. ERA IL GIORNO 14 SETTEMBRE 1828. CIASCUNO FU PORTATO A SEPOLTURA NEL PROPRIO LUOGO DI RESIDENZA. LUIGI , FIGLIO DI ALESSANDRO, DEI CONTI SANVITALE, VESCOVO DEI FIDENTINI, PATRONO DEL TEMPIO, PIENO DI CONSIDERAZIONE PER LA SOFFERENZA CAUSATA DALL’EVENTO E ANIMATO DALLO ZELO D’IMPLORARE LA PACE PER QUELLI CHE ERANO MORTI, VOLLE CHE FOSSE POSTO QUESTO MARMO. |
Fausto Cremona
[1]
Cfr. S.
Badini, La Madonna dei Prati ed il
suo Santuario, Fidenza 1904, p. 28.
[2] Cfr. Gazzetta di Parma,
20 Settembre 1828, N. 76, «Avvenimenti funesti», p. 304; da qui in avanti solo GP.
[3] L’autore rende il toponimo Santa
Croce con l’abbreviatura C (ruce)D( omini)I(Iesus), e
cioè Croce del Signore Gesù: frazione del comune di Polesine P.
se dal 1814, oggi, del comune di Polesine-Zibello (PR), dopo la fusione, nel
2016, delle due municipalità. La designazione Zibelli ( di Zibello),
riportata anche dal verbale del Pretore, riflette, ora come allora, al di là
del dato giuridico, una denominazione corrente, essendo il borgo di Santa Croce
prossimo a Zibello più che a Polesine.
[5] Cfr. S. Badini, op. cit., p. 3 ( Al lettore).
[6] Cfr. ( a cura di) C.
Capuzzi – G. Conti, Il santuario della Madonna dei Prati,
Parma 2005, p. 61, già in Ferrutius,
Corriere Emiliano, 24 Agosto 1941. Il
volumetto Capuzzi-Conti riproduce integralmente sia il «libriccino» di S.
Badini sia «l’opuscolo» ( a c. di M.
Cavitelli) 300 anni del Santuario
della Madonna dei Prati, Fidenza 1990.
[7] Cfr. GP, 5, 16 Gennaio 1821, p. 18; GP 6, 20 Gennaio 1821. p. 24.
Del resto, non era la prima volta che la chiesa borghigiana si rimetteva alla perizia del Tonani: basterà
ricordare, l’epigrafe funebre di mons. A. Garimberti in cattedrale o quella
della sua cappella privata, e quelle in memoria dell’abate P. Zani o del
prelato F. Tommaso Giovanetti in duomo e in seminario. Ma l’abate cassinese fu attivo anche nella collegiata di Busseto e di
Pieveottoville, a Zibello e a Monticelli d’Ongina ecc.
[8] Non è casuale né superflua la presenza del numerale latino poiché
l’autore vuol enfatizzare il fatto che le vittime all’interno della Chiesa,
compresi i due piccoli cani di don Orzi e don Menegalli, furono causate dallo
schianto di un solo fulmine, come, del resto, attesta la relazione del Pretore
di Busseto il quale, invece, non è certo che così sia avvenuto anche
all’esterno del tempio, come, per esempio, nel caso d’una «pulledra» pure
rimasta morta, a circa cinquecento passi
dal tempio, «giacchè poco
prima erasi sentito lì vicino lo scoppio di un altro fulmine».
[9] Cfr. GP, 20
Settembre 1828, ibidem.
[10]
Petro Montanario
praep(osito) curione. Cosi l’epigrafe su marmo nella chiesa di Madonna Prati come
quella cartacea. Nella trascrizione del Badini (op. cit. p. 29) e conseguentemente di C. Capuzzi - C. Conti ( op. cit. p. 72) il sostantivo curione viene omesso. Allo stesso modo,
il cognome del sarto di Santa Croce che, nella trascrizione del Badini, diventa alusi,
recepito poi da C. Capuzzi-Conti, diverge dalla forma corretta alussii
riportato dal marmo e dal documento cartaceo.
[11]
GP, 20 Settembre 1828, ibidem.
[12] Non c’è
biografia o opuscolo turistico che non vi faccia riferimento. Sarà, invece, più
utile ricordare che il 1828 è l’anno in cui Verdi quindicenne scrive una nuova
sinfonia per il Barbiere di Siviglia di
Rossini che si rappresentava al teatro locale e una cantata per baritono e
orchestra sui versi di Alfieri intitolata I
deliri di Saul, mentre l’anno dopo diventerà assistente di F. Provesi. Cfr.
(a c. di M. Conati) Verdi 2001, Vita e opere narrati ai giovani,
Parma 1999, p. 28.
[13]
R. Tonanii, op. cit., CCCCXXXXIIII,
p. 318.
[14] Don Giacomo Masini,
il 15 settembre 1828, dopo i funerali nella Chiesa di Roncole, celebrati dal Rev.
don Luigi Pellinghelli di Soragna,
essendo il prevosto Montanari a ciò impedito, fu sepolto nel cimitero degli
adulti ( in hoc adultorum coemiterio
humatum fuit) della parrocchia roncolese. Cfr. Registro dei defunti in Archivio Par. le di Roncole Verdi.
[15]
GP, 20 Settembre 1828, ibidem .
[16] Cfr. Atto d’intitolazione
a Santuario dell’oratorio di Madonna
Prati, Archivio diocesano di Fidenza.
[17] Dedicatari del suo «libricino»
sul Santuario, il can.co Badini scrive al loro riguardo parole molto
lusinghiere: «Se adesso il tempio torna al pristino onore è perché i R.R.
Chierici del Seminario di Borgo San Donnino,con slancio giovanile e con
efficace operosità, fin dal principio del 1900 […] si sono sottomessi per primi
a dei sacrifizi pecuniarii, hanno percorso come collettori di elemosine fra le
persone devote, in tempo di vacanza, le parrocchie – hanno caldeggiato l’opera
in ogni maniera», naturalmente sotto la
guida dei loro vescovi G. B. Tescari
prima, e P. Terroni poi, motivati da illustri sacerdoti nella storia della
diocesi borghigiana: Pier Crisologo Micheli, arciprete della cattedrale,
Giacomo Donati, rettore del seminario, Alberto Costa, vicerettore e docente di
latino, Ferdinando Allegri, prevosto di Busseto. Cfr. S. Badini, op.cit.,
p.6; pp.31-32.
[18] Le celebrazioni che accompagnarono l’evento dovettero essere non
prive di emozione per il giovane vescovo che, originario di Pontremoli,
ritrovava tra le vittime due sacerdoti della sua terra – don Orioli e don
Masini -, mentre con la memoria riandava alla parrocchia di Scorcetoli ( MS): qui,
giovane prete trentacinquenne, non fu estraneo al fuoco d’un fulmine che gli
provocò il «precoce incanutimento» da cui rimase visibilmente segnato per tutta
la vita. Cfr. D. Soresina, Enciclopedia diocesana fidentina , I,
Fidenza MCMLXI, p. 463.
[19] Cfr. Atto d’intitolazione
a Santuario ecc., ibidem.
[20] Cfr. Solenne decennale
commemorazione della riapertura del Santuario della Madonna dei Prati in «Il
Risveglio», Borgo San Donnino, 9 Maggio 1914, anno XV, N 761, p. 1. Anche la parte
profana risulta all’altezza dell’evento: dagli sconti per i viaggi di andata e
ritorno «in vettura» ai gruppi di almeno venti persone fino alla ristorazione dei
pellegrini:« N.B. – Il sig. Oppici Aristodemo, conduttore del Ristorante del
Santuario, avverte che tiene pronti
generi alimentari di prima necessità per i pellegrini; e che si assume, dietro
preavviso, di preparare colazioni e banchetti a prezzi convenientissimi», ibidem.
[21] La festa del Santissimo Nome di Maria
fu concessa dal Vaticano, nel 1513, ad una diocesi della Spagna, Cuenca.
Soppressa da san Pio V, fu ripristinata da Sisto V e poi estesa nel 1671 al
Regno di Napoli e a Milano. Il 12 settembre 1683, avendo Giovanni III Sobieski
con i suoi Polacchi vinto i Turchi che assediavano Vienna e minacciavano la
cristianità, Innocenzo XI, in rendimento di grazie, estese la festa alla Chiesa
universale e la fissò alla domenica fra l'Ottava della Natività. Papa Pio X la
riportò al 12 settembre. Papa Paolo VI la tolse
dal calendario romano, ma inserì nel Messale una Messa votiva in suo onore. Papa
Giovanni Paolo II, nella
terza edizione del Messale Romano post-conciliare (2002), la fece riapparire come memoria
(facoltativa) nella data del 12 settembre. Secondo il Martirologio romano il significato
di questa ricorrenza è quello di rievocare l’ineffabile amore della Madre di
Dio verso il suo santissimo Figlio ed è proposta ai fedeli la figura della
Madre del Redentore perché sia devotamente invocata.
[22] Il nome di Maria,
secondo inno sacro della raccolta manzoniana, fu composto tra 1812 e il 1813.
[23] Abbozzi concepiti nel doloroso corso della crisi del 1819 e mai
giunti alla definizione della stesura poetica, eccezion fatta per l’Inno ai Patriarchi, o de’ principi del genere umano, (1822),
gli Inni cristiani del Leopardi, il
più delle volte ignorati o sconosciuti, si presentano come una serie di titoli-appunti
suscettibili di più ampio sviluppo poetico. Tra di essi vanno, senz’altro,
ricordati l’Inno al Redentore e l’Inno a Maria . Cfr. Caterina Dominici, Gli inni cristiani di Giacomo Leopardi, Padova 1991, in particolare,
pp. 42-117. Il testo originario, allineato in forma orizzontale, è qui
riprodotto in verticale, come pure
nostro è il carattere corsivo delle righe finali.
[24] L’esegesi del nome Maria, di etimologia incerta, è stata
ricondotta a diverse interpretazioni, le più note delle quali, rimandano,
oltreché all’idea di «amore di Dio», a quella di «amarezza», di « pioggia stagionale», di «maestra e signora del mare», di
«illuminatrice, stella del mare», di «altezza»…
Sempre molto interessanti le tue profonde ricerche che ci aprono nuovi orizzonti.grazie
RispondiEliminaGrazie Fausto, dell'esauriente ricerca storica, ho una particolare devozione per il Santuario di Madonna Prati, da quando abitavo a Consolatico Inferiore, per l'educazione di mia madre che mi accompagnava sul manubrio della Bicicletta per una visita con recita del Santo Rosario,
RispondiElimina