Sabato 21 ottobre nella Sala conferenze del Palazzo vescovile di Fidenza don Alessandro Frati, direttore dell'Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Fidenza, ha introdotto la conferenza dedicata al restauro della Cappella di San Francesco d’Assisi.
Ha ricordato don Alessandro che l'attenzione alla figura di San Francesco ed al suo rapporto con la nostra città è nata due anni fa con la Festa della Storia dedicata alla ricorrenza dell'ottavo centenario della visita del santo alla comunità di frati presente a Borgo San Donnino. Breve concessione alla tradizione popolare nell'accenno di Don Alessandro al cosiddetto "Miracolo dei Pani" che sarebbe avvenuto proprio in occasione della visita di San Francesco nel 1215.
L'iniziativa di intraprendere i lavori di restauro della cappella dedicata al santo nella cattedrale è maturata almeno due anni fa e l'allora Vescovo di Fidenza, Mons. Carlo Mazza, l'ha decisamente sostenuta.
E' la dottoressa Alessandra Mordacci, direttrice del Museo del Duomo e diocesano, a prendere poi la parola con la conferenza: "La Cappella di San Francesco nella Cattedrale di Fidenza : introduzione storico-artistica”.
E così apprendiamo che i lavori di scavo nell'area della futura cappella sono iniziati il 21 aprile 1602, ma l'idea datava vent'anni prima, nel 1580, a quel tempo era canonico della chiesa di Borgo Alfonso Trecasali.
Il 4 ottobre 1603 viene concessa l'autorizzazione per la celebrazione di messe in detta cappella. Nei tre anni successivi la cappella assume il suo aspetto finale che non si discosta molto d'attuale.
Sviluppa poi la Dott. Mordacci il discorso sulle circostanze che hanno portato alla costruzione della cappella dedicata a Francesco. Non nasce questa iniziativa per caso o per semplice devozione, si colloca invece in un preciso momento della chiesa che nel Concilio di Trento aveva promosso un ritorno ai valori iniziali del cristianesimo di povertà e semplicità, virtù queste francescane per eccellenza.
Ritornando poi alla cronologia della realizzazione della cappella Alessandra Mordacci anticipa due scoperte che proprio durante i restauri sono emerse. Si tratta di due cartigli nascosti tra i legni dell'ambone. I dettagli verranno poi illustrati in un successivo intervento.
Ester Toscani |
Ester Toscani ha sviluppato la parte riguardante "Il restauro dell'altare e dell'ancona lignea". I restauri di sua competenza hanno riguardato le parti lignee con l'obiettivo di ridare omogeneità all'intero complesso danneggiato in molte parti, tutto questo in stretto contatto con la sovraintendenza ai bei artistici. Unica aggiunta importante è la collocazione di un tabernacolo proveniente dal Museo Diocesano, l'altare infatti ne era sprovvisto. La sua relazione efficacemente supportata da immagini ha mostrato il prima ed il dopo delle parti lignee, le difficoltà incontrate e le soluzioni adottate.
I lavori hanno comportato lo smontaggio completo dei manufatti e l'attrezzamento di un matroneo come laboratorio al fine di evitare variazioni d'umidità e stress termico ai legni.
Il cartiglio secentesco rinvenuto e decifrarto |
Francesca De Vita |
Francesca De Vita, con "La manutenzione della tela di San Francesco, del cremonese Andrea Mainardi detto il Chiaveghino, 1605", ha illustrato i delicati lavori di ripristino, per quanto possibile, del dipinto. Depositi di polveri, residui di cera, e trattamenti inopportuni come la "stiratura a caldo del dipinto" hanno provocato danni non sempre removibili. Curiosamente ha accennato al metodo di pulitura con saliva artificiale.
Alla fine il quadro ha acquistato di profondità e di chiarezza nei particolari, con un risultato ritenuto soddisfacente.
Alla fine il quadro ha acquistato di profondità e di chiarezza nei particolari, con un risultato ritenuto soddisfacente.
Beatrice Barbagallo ha trattato de "Il restauro architettonico: volta, pareti, epitaffi, pavimentazione". Il problema dell'umidità in risalita è uno dei peggior nemici del nostro duomo. I trattamenti ora effettuati hanno senz'altro molto migliorato la situazione oltre che nella cappella di San Francesco nelle altre cappelle dove il trattamento tuttavia si è limitato all'altezza di un metro e sessanta centimetri.
La direzione dei lavori era affidata all'arch. Marco Tombolato presenza insostituibile in queste occasioni.
Tra il pubblico erano presenti S.E. Mons.Ovidio Vezzoli, Don Stefano Bianchi, Parroco della Cattedrale, Don Gianemilio Pedroni, Vicario Generale. L'Amministrazione comunale era rappresentata dal cav. Amedeo Tosi, presidente del Consiglio Comunale, e dal Vicesindaco Giancarlo Castellani.
A seguire, in Cattedrale, è avvenuta l'inaugurazione e la benedizione della cappella restaurata, precedute da alcune letture e dall'intervento del Vescovo.
Il Discorso della Montagna o delle Beatitudini è il brano del Vangelo proclamato, chiaro riferimento alla via che Francesco ha percorso in vita.
Nel suo commento il Vescovo si è soffermato sull'arte del restauro come esegesi analitica e puntuale per riportarci all'inizio, alla purezza del messaggio, in questo caso nel messaggio di San Francesco.
Nel suo commento il Vescovo si è soffermato sull'arte del restauro come esegesi analitica e puntuale per riportarci all'inizio, alla purezza del messaggio, in questo caso nel messaggio di San Francesco.
Purtroppo il pittore ha colto ed immortalato il Santo in un suo umanissimo momento di impazienza, per tutto quanto aveva dovuto sopportare. Guarda sconfortato verso il Cielo,allarga le braccia e pare proprio dire: " Eeeeeh, Mi' Segnore, che du' palle, però!..."
RispondiEliminaConferenza molto interessante per la ricerca della collocazione dell'opera nel contesto storico, religioso ed artistico. Chiara è risultata la relazione sui momenti del restauro, sulle tecniche e sulle scoperte che ne sono emerse.
RispondiEliminaLo scherzoso commento del Prof Bifani, ci fa riflettere sulle tribolazioni umane di Francesco d'Assisi. L'enunciato della Prof Guidorzi, ci riporta a terra con il suo squisito modo di amare Fidenza. Grazie ad entrambi.
RispondiEliminaClary, però mi devi riconoscere che, nella ipertrofica produzione di arte sacra, gli atteggiamenti ridicoli dei raffigurati sono numerosissimi. Solo il Caravaggio seppe spezzare questa linea monotona e monocorde.
RispondiEliminaFranco, te lo riconosco. Tu pensa che, sin da piccola, mi disturbavano gli occhi riversi al cielo di alcune Sante/i in preda all'estasi.
RispondiEliminaClary, hai presente quella scultura del Bernini, che raffigura la Transverberazione di Santa Teresa d'Avila? In parecchi critici ci hanno visto chiari riferimenti sessuali, come lo sfinimento e l'abbandono di post coito, davanti ad un angelo compiaciuto.
EliminaNon potreste telefonarvi o mandarvi delle e-mail?
RispondiEliminaFacciamo anche quello; ti disturba molto se ci scriviamo anche qui sopra?
EliminaUn bel tacer non fu mai scritto.
EliminaAnonimo del 25/10 00,19, cominci lei a mettere in pratica quanto a scritto. Per ora abbiamo ancora libertà di espressione.
RispondiEliminaHo scritto a senza la h. Mi correggo e chiedo venia.
RispondiEliminaBettini, errare humanum est, ed anche ovest. Fra l'altro, con il PC, ti scappano errori non voluti, per cola del correttore. Se vuoi, possiamo mandarci delle mail o telefonarci, altrimenti l'Anonimo si spazientisce.
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