Tra cibo, storia e fidentinità si consumerà domenica 8 ottobre, sul palco rotondo in Piazza Garibaldi, il dialogo "Abbiate Fidenza" tra il critico e divulgatore d'arte Philippe Daverio, il filosofo Aldo Colonetti e il "giornalista gastronomo" Luigi Franchi.
E' di cibo che si parlerà. Questo l'incipit dell'articolo che "il Fidentino" dedica all'evento anticipando con una intervista il "dialogo" di domenica prossima:
"Le parole sono importanti" intimava quasi trent’anni fa Nanni Moretti in una celebre scena di Palombella Rossa. un precetto particolarmente vero quando si incontra un uomo di cultura come Philippe Daverio, capace di folgorarti con una frase ad effetto o una provocazione bella e buona quando meno te lo aspetti."Ed ecco la prima domanda per niente sibillina e tutta fidentina:
Professore, ripartiamo da dove ci eravamo lasciati: "Abbiate Fidenza, la vera Emilia è qui". Da quella sua intuizione-collaborazione è nato un evento interamente dedicato all'emilianità. Oggi ribadirebbe il concetto?
La risposta, precisa, culturale, folkloristica, inattesa, insomma, sorprendente:
"Certamente! Aggiungo che a Fidenza c'è la formella con il volo di Alessandro Magno. Questa è una cosa che esiste solo qui da voi e nella basilica di San Marco a Venezia. Alessandro Magno è una figura estremamente simbolica, che incarna l'incrocio tra oriente e occidente, motivo per cui questa formella è il simbolo di una partecipazione ad un mondo internazionale. Non solo, Fidenza, come Piacenza Modena, Nonantola è il luogo di creazione della cristianità. In queste terre c'è un concentrato di abbazie e monasteri unico un tutta Italia."
Peccato che quella formella, manifattura che precede il duomo, nell'inconscio e conscio borghigiano sia rimasta per secoli e per molti fidentini ancora permane come"Berta che fila".
Fu infatti Géza de Fràncovich, storico dell'arte italiano (Gorizia 1902 - Roma 1996) a spiegare che non di Berta si trattava ma del mite Alessandro Magno che anziché l'asino fece volar se stesso.
Siamo comunque a metà del secolo scorso, Borgo san Donnino è diventata Fidenza, e i fidentini continuano sino agli anni settanta a chiamarla Berta.
Cade così il respiro internazionale che Daverio ci appiccica o meglio dobbiamo cercarlo altrove, non nella formella o in Alessandro ma nell'Anolino.
Un po' debole anche il legame privilegiato con Venezia visto che oltre che a San Marco abbiamo:
"la cattedrale d'Otranto, la ducentesca coppa smaltata del Ferdinandeum di Innsbruck, la cattedrale di Le Mans, la chiesa di Oloron-Sainte-Marie (Basses-Pyrénées), la cattedrale di Nimes e, in forma dubitativa, un pavimento musivo di Moissac. Oltre ai luoghi citati dal De Francovich, l'ascensione di Alessandro si trova rappresentata a Basilea, su un capitello del sec. XII e, sempre in Svizzera, a Friburgo e a Urcep, mentre in Francia la si trova anche su un capitello della chiesa di Saint-Médard a Thouars."Nulla toglie tutto questo alla bontà dell'iniziativa ed ad suoi intenti culturali, filosofici e culinari, io, attento anche ai primi due aspetti, sarò presente.
E' possibile conoscere l'orario dell'incontro?
RispondiEliminaOre 17.00
EliminaO.K., grazie
EliminaDaverio? Un avvenimento per Fidenza! Peccato, per me.
RispondiEliminaIl giornalista Egidio Bandini, sulla Gazzetta di oggi 7 ottobre, pubblica un suo articolo proponendo come grande novità l'interpretazione del bassorilievo che si trova sulla torre del Trabucco, e che rappresenta il volo di Alessandro Magno (l'ha detto Daverio!). In realtà, questa interpretazione l'avevo già proposta sulla guida "Le pietre parlanti" edita da Enrico Mattei nel 2011 (pagina 79) ma, prima di me, molti altri studiosi avevano già dato questa esatta interpretazione.
RispondiEliminaLo stesso giornalista, poi, parlando della fascia scultorea posta in alto (sempre sulla torre del Trabucco) che rappresenta i pericoli del viaggio, afferma che si tratta della storia di "Milone e la Berta". Si tratta di una "bufala" bella e buona (tra l'altro fatta pubblicare da qualcuno su Wikipedia": ne darò ragioni in un prossimo articolo del blog. Ma intanto, invece di sottolineare la ricchezza e la bellezza delle sculture della facciata-capolavoro del nostro monumento, anche varie guide turistiche si soffermano a spiegare la storia di "Milone e la Berta": racconto che non ha niente a che vedere col nostro Duomo!
Grazie al Prof Negri per la precisazione. Attendiamo con curiosità il suo prossimo articolo.
RispondiEliminaNella realtà popolare del Medio Evo l'immagine non poteva che richiamare una donna con due rocche in mano! Non avrebbero certo potuto pensare ad Alessandro Magno: è una interpretazione da eruditi.
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