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domenica 1 ottobre 2017

10 ottobre: Santa Donnina

La tradizione borghigiana fa seguire alla festività del Santo Patrono Donnino del 9 ottobre quella di Santa Donnina, ma di quale Donnina si tratti non è chiaro, nessuna Donnina o Domnina il 10 ottobre nel libro dei santi. 
Curiosamente una situazione analoga si ha il 14 aprile quando alla Santa Donnina di Cilicia si aggiunge nelle celebrazioni anche il nostro santo.
Il Martirologio Romano narra che ad Ainvarza in Cilicia, nell'odierna Turchia, santa Donnina, martire abbia patito molte torture sotto l’imperatore Diocleziano e abbia reso in carcere lo spirito a Dio. 
Questa Santa è quindi contemporanea del nostro patrono, la sua storia ci è qui narrata da Marisa Guidorzi.


“Del martirio di Santa Donnina e delle figlie Berenice e Prosdoce"

Premessa

Il 17 settembre 284 iniziò l'era di Caio Aurelio Valerio Diocle, ossia Diocleziano. Con lui si aprì  pure un periodo di crudeli persecuzioni.
I Cristiani fin da subito erano stati chiamati a dimostrare e a difendere la loro Fede con il martirio, ma erano intercorsi anche periodi di tregua, come al tempo di Gallieno succeduto al padre Valeriano nel 260 e rimasto al governo dell'Impero fino al 268.
Egli, consapevole che tutto il sangue versato  e le violenze perpetrate contro i credenti, tuttavia membri dell'impero, avrebbero potuto creare rivolte nelle popolazioni, aveva interrotto le persecuzioni e addirittura restituiti i beni confiscati.
Dopo alcuni governi di militari saliti al trono e assassinati ben presto dai propri soldati, il comando toccò appunto a Diocleziano che il 20 novembre dello stesso anno fu affiancato da Marco Valerio Massimiano Erculeo.
Diocleziano vedeva nella persona dell'imperatore e quindi di se stesso la personificazione della divinità a cui si doveva il medesimo culto. Non sacrificare agli dei significava offendere l'autorità della sua persona e viceversa mancare ai suoi ordini era sacrilegio verso la divinità.
Nei lunghi anni tra il 284 e il 305 quando abdicò, il numero dei martiri singoli o in gruppo si moltiplicò e gli strumenti del martirio si adeguarono.

La tortura era in uso da sempre, come il rogo da vivi. Si ricorreva all'annegamento solo dopo sevizie e tormenti. Spesso si cercava di impedire che i corpi fossero ritrovati, affinché non diventassero oggetti di culto per i credenti e, anziché spegnere la loro Fede, la nutrissero di nuovo fervore.

Con Diocleziano e Massimiano aumentò l'uso della decapitazione, molto più rapido per raggiungere un maggior numero di persone. Di questa consuetudine abbiamo testimonianza con San Donnino.


Uno storico del tempo, Eusebio di Cesarea , nato in Palestina nel 265 verso la fine del Regno di Gallieno, e morto nel 340, nella sua “Storia Ecclesiastica”di cui perduto l'originale rimangono copie, ricostruisce  la storia della Chiesa  dei primi secoli attraverso le vicende dei martiri.
Dopo l'abdicazione era stato proclamato imperatore Massimino che continuò le persecuzioni con altrettanta determinazione.


S. Donnina e le figlie Berenice e Prosdoce vergini.

Singolare è la storia di S. Donnina e delle figlie Berenice e Prosdoce vergini.
Nel 306 esse vivevano in Antiochia considerate con onore non solo per la bellezza dell'animo e del corpo, ma anche per nascita e ricchezze. La madre, volendo salvaguardare la purezza delle figlie e sottrarle alla furia dei soldati, decise di abbandonare la città e cercare rifugio in Edessa, Mesopotamia, dove furono accolte. Esse speravano, protette dalla benevolenza degli abitanti, che il pericolo passasse.
La tempesta non si placò, invece si moltiplicarono gli editti di Massimino.
Sembra che talvolta anche i familiari, soprattutto se di alto ceto, denunciassero i propri parenti per timore che venissero loro tolti i beni. Tale colpa viene supposta  nei confronti del marito e padre, forse anche lui cristiano.
Scoperto il luogo del loro riparo, furono inviati dei soldati per arrestarle e ricondurle ad Antiochia. Giunte a Ierapoli (Aleppo) riuscirono ad eludere la sorveglianza ed a fuggire finché trovarono il percorso sbarrato da un fiume.
Eusebio narra che rimaneva solo implorare il soccorso di Cristo , che le ispirasse per una fine santa. Decisero di gettarsi insieme nelle acque del fiume, dove rimasero unite e furono ritrovati i loro corpi, che  trasportati ad Antiochia vi furono sepolti.
Si narra che esse avessero raccolto i loro abiti intorno alla persona  affinché nell'acqua continuassero a coprirle, che si fossero tolte le scarpe sia per non essere gravate nell'immersione, sia perché i soldati si convincessero della loro morte.
San Giovanni Crisostomo in una delle sue famose omelie, celebrando il giorno del loro glorioso martirio esortava il popolo di Antiochia a venerarle come sue protettrici speciali. Egli esaltava il loro sacrificio di abbandonare una vita agiata e comoda per mantenere inviolato il loro corpo, consapevoli che secondo gli ordini imperiali sarebbero finite nei postriboli della città.
Anche S. Ambrogio ricordava nei suoi scritti la vicenda di queste tre donne, come S. Agostino. Quest'ultimo si pose il problema della loro santità in rapporto al loro suicidio .
Nei I libro  del “De civitate Dei” sottolineò  che a nessuno era lecito togliersi la vita che appartiene unicamente a Dio, neppure per conservare il proprio pudore, ma l'intervento del Padre  per le sue creature poteva aver ispirato loro una decisione a cui esse non si potevano sottrarre....
Questa può apparire una interpretazione tesa unicamente ad avvalorare la santità di Donnina, Berenice e Prosdoce che infine S. Agostino  accolse.
Nel 1788 l'argomento fu affrontato da Agatopisto Cromaziano (Appiano Buonafede) nella sua “Storia del suicidio ragionato”, in cui distingue tra il suicidio privato e quello motivato da situazioni di obiettiva necessità come quella di salvare la propria pudicizia: la morte  cioè scelta per evitare un male maggiore.
S. Giovanni Crisostomo per primo le commemorò facendo riferimento alla  S. Croce, intendendosi il venerdì santo, cioè si suppone il 14 aprile.
Il Breviario Siriaco le ricorda il 20 aprile.
Nel  Martirologio Romano  sono citate il 19 ottobre.
Altre date si incontrano in vari tempi: 8 giugno, 4 ottobre.
Il calendario Ortodosso ricorda Donnina e le sue figlie Berenice e Prosdoce di Siria il 17 ottobre.

Marisa Guidorzi


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