giovedì 14 febbraio 2013

Madonna del Rosario col Bambino in gloria

Pala d’altare databile tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700

Di questo pregevole dipinto, custodito presso la sede del Distretto socio-sanitario, sappiamo soltanto che è stato ritrovato negli anni Settanta nei solai dell’ex Casa di Riposo, ove giaceva abbandonato insieme ad altre antiche tele, sicuramente riconducibili all'importante collegio gesuitico che qui ebbe sede fino all'epoca napoleonica. Probabile pala d’altare, databile tra la fine del Sei e gli inizi del Settecento, il quadro, con ancora i segni dei danni recati dal tempo e dall'incuria, ha per soggetto la Madonna del Rosario col Bambino in gloria sulle nubi con i santi Vincenzo Ferrer, Francesco di Sales e l’Angelo Custode. Si tratta di una composizione piuttosto tradizionale, ma non priva di freschezza e con alcuni spunti iconografici originali, che meritano, a mio avviso, di essere considerati attentamente.


Al gesto di Maria che consegna il rosario nelle mani del santo domenicano corrisponde infatti l’atteggiamento del piccolo Gesù che stringe una rosa tra le manine e si protende sorridendo verso il fanciullo che gli viene presentato dall'Angelo Custode: un segno inconfondibile di attenzione e di tenerezza, per ribadire il valore della preghiera dei bambini e l’importanza dell’aiuto angelico nel percorso della vita terrena. Anche la presenza di due santi, storicamente e culturalmente così diversi tra di loro e per di più non appartenenti all'ordine dei Gesuiti, è interpretabile in relazione a questo duplice richiamo alla protezione di Maria e dell’Angelo custode.
Devotissimo a Maria Vergine ma anche al suo Angelo custode era infatti san Vincenzo Ferrer, riconoscibile per il saio domenicano e gli attributi tipici del giglio, fuoco, del libro e della tromba, che ne simboleggiano la purezza e l’ infuocata eloquenza. Di questo santo taumaturgo spagnolo, un tempo assai venerato nelle chiese della nostra Diocesi, si dice che non finiva discorso senza raccomandare la devozione agli angeli. I suoi biografi riferiscono inoltre del suo miracoloso incontro per le strade di Barcellona con l’angelo protettore della città.
Anche san Francesco di Sales, vescovo di Ginevra, presentato con le insegne episcopali e gli inconfondibili tratti fisionomici ripresi dalla ritrattistica ufficiale, nutriva uno speciale affetto nei confronti degli angeli custodi. Ne danno ampia testimonianza i suoi scritti, tra cui il “Trattato dell’Amor di Dio”, più noto come “ La Filotea”, uno dei testi fondamentali della letteratura cristiana.
Resta da chiarire chi è l’autore dell’interessante dipinto, la cui attribuzione è rimasta sospesa per la mancanza di documenti e purtroppo, aggiungiamo noi, anche per l’incauta rimozione ( forse è solo coperta dal rintelo) della scritta originariamente apposta dietro la tela, scomparsa dopo il restauro, eseguito a Bologna nel 1985. Di tale scritta, probabilmente autografa o comunque coeva al dipinto, ci è stato riferito con certezza solo l’appellativo PISAURENSIS: un’indicazione, tutt'altro che trascurabile, che ci porta a propendere decisamente per Giovanni Venanzi (Pesaro 1627-1705), pittore pesarese attivo a quel tempo nell'ambito del Ducato farnesiano. Una sua opera firmata e datata, stilisticamente simile alla nostra , è, ad esempio, conservata nella vicina Soragna: si tratta dell’Estasi di santa Teresa (1677), appartenente alla chiesa di san Rocco o della Madonna del Carmine ma da alcuni anni esposta nella parrocchiale di san Giacomo. Altre tele, circa una decina, le troviamo sugli altari della chiesa, già dei Teatini, di Santa Cristina in via Repubblica a Parma e altre ancora in varie chiese di Parma, Piacenza e Colorno. Nel 1678 il pittore marchigiano, ritenuto allievo del ben più famoso Simone Cantarini, ottenne la patente di pittore di corte da Ranuccio II. Alcuni dipinti, di recente apparsi sul mercato antiquario, hanno ampliato notevolmente l’interesse per questo artista e svelato aspetti inediti. Ma la sua prolifica produzione attende ancora di essere meticolosamente studiata.

Prof. Guglielmo Ponzi
Pubblicato dal settimanale della Diocesi di Fidenza "il Risveglio" il 15 febbraio 2013


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