Valdemaro Vecchi: il tipografo di Benedetto Croce partito da Borgo San Donnino. |
Pubblicata le prima volta nel 1906 su "La Critica - Rivista di letteratura, Storia e Filosofia" diretta da B. Croce questa lettera di lode al nostro concittadino Valdemaro Vecchi nato a Borgo San Donnino nel 1840.
Fu Valdemaro il tipografo di Benedetto Croce ma anche una persona che alla cultura ed alla sua promozione dedicò tutta la vita. E scelse un luogo lontano, ai margine dell'Italia di allora, nelle Puglie tra Trani e Barletta dove il suo contributo fu fondamentale per la nascita della casa editrice Laterza.
All'insigne concittadino Fidenza non ha dedicato particolare ricordo, tuttavia nell'ottobre 1947 il periodico diocesano pubblicò questa lettera di Croce che ripropongo dopo circa settant'anni più sotto.
Emiliano (Borgo San Donnino, oggi Fidenza, 5 ottobre 1840 – Trani, 8 febbraio 1906), operante in Piemonte ad Alessandria e di lì spostatosi a Barletta e poi a Trani negli anni immediatamente successivi all'Unificazione, tipografo iniziatore della moderna attività editoriale in Puglia, fra i primissimi collaboratori di Laterza, Vecchi è un personaggio che nella sua stessa parabola biografica sintetizza l'avventura dell'unificazione culturale di un Paese appena unificato dalle armi.
Significativi e preziosi volumi pubblicati da Vecchi, provenienti dalle collezioni della Biblioteca Nazionale, vengono esposti al pubblico in occasione della mostra, insieme con altri documenti rappresentativi dell'attività dell'editore. "Vedi anche valdemaro-vecchi-il-grande-tipografo.html
VALDEMARO VECCHI.
Con animo
profondamente contristato annunzio la morte del tipografo di questa
rivista, VALDEMARO VECCHI, accaduta in Trani il 9 febbraio ultimo.
Chi, come me, è
stato per oltre, venti anni col povero Vecchi in relazioni
ininterrotte e quasi giornaliere, e ha potuto sperimentare a lungo
l'onestà, la buona fede, la rigida osservanza negli impegni, la
bontà e ingenuità dell'animo, la vivezza della mente, sente di aver
perduto in lui un cooperatore prezioso e un amico saldissimo, e non
sa rassegnarsi al pensiero della sua sparizione.
Ma il Vecchi ha un
gran merito per l'opera d'arte e di coltura da lui compiuta in questa
Italia meridionale; e deve essere conosciuto dagli Italiani a sai più
che per la sua modestia non sia stato durante la sua vita operosa.
Nato a Borgo San
Donnino, nel Parmense, nel !840, da buona famiglia caduta in povertà,
il Vecchi a quindici anni si recò a Milano come operaio nella
tipografia Guglielmini; e poi peregrinò per varie parti d'Italia per
sua elezione ed istruzione, tornando a Parma nel 1859, dove si dette
al giornalismo. Ed era, infatti, scrittore chiaro e vivace, e fornito
di bella coltura. Nel 1862 andò a dirigere una tipografia ad
Alessandria in Piemonte, e ne esercitò poi colà una per suo conto;
finchè nel l968 un suo amico piemontese, direttore delle scuole di
Barletta, gli consigliò di recarsi in quella città che era priva,
come quasi tutta la provincia, di tipografie.
Dal 1968 fino alla
sua morte, cioè per 38 anni, il Vecchi ha lavorato nelle Puglie,
fondando prima una tipografia a Barletta, ceduta nel 1879 a un suo
discepolo; poi quella di Trani; ancora due altre, a Giovinazzo nel R.
Ospizio Vittorio Emanuele, e a San Severo, in provincia di Foggia,
che vennero anche da lui in seguito cedute, per concentrarsi
interamente nella sua azienda di Trani, cresciuta sempre
d'importanza.
Quali fossero le
condizioni delle Puglie, or sono trentotto anni, e quali sforzi
dovesse compiere ed ostacoli superare il Vecchi, col suo ideale
altissimo dell'arte tipografica in paesi nei quali la tipografia era
ridicolmente esercitata e produceva stampati insigni per grossolanità
e cattivo gusto e infiorati di quasi incredibili errori, narrò egli
stesso in un suo caro libriccino, pubblicato nel 1898, in occasione
dell'Esposizione generale di Torino, col titolo; Trent'anni di lavoro
in Puglia, cenni storici di V. V., tipografo-editore (Trani, 1898, di
pp. 38). Il Vecchi portava, in quei paesi di barbarie tipografica,
gli ideali estetici e pratici di Gaspare Barbèra. “Le mie
edizioni, - egli scrisse in quel rendiconto della sua operosità, -
sono semplici: non frasche, non fronzoli, non fregi, o il meno
possibile. Io ammiro gli stupendi lavori che si fanno oggidì coi
fregi, e coi colori, e che prendono il nome di cromo tipografia; ma è
un lavoro che io non posso coltivare, perocchè non tollera
mediocrità .... semplicità, nitidezza, correttezza: ecco le qualità
che ho cercato avessero sempre i miei lavori, tutti i miei lavori,
da' più modesti ai più lussuosi, perocchè io non ammetto che si
debba far bene solo qualche lavoro, ma voglio che tutti sieno
egualmente eseguiti con precisione e con arte”.
Delle moltissime
edizioni uscite dalla sua officina, - e delle quali sarebbe opportuno
fare un catalogo, - ricorderemo, tra quelle di carattere scientifico
e letterario, la monumentale opera in tre grandi volumi in folio: La
Terra di Bari sotto l'aspetto storico, economico e naturale,
pubblicazione della Provincia di Bari per la Esposizione universale
di Parigi nel 1900; i volumi dei Codici diplomatici e del Documenti e
monografie della Commissione di archeologia e storia della stessa
provincia; i periodici la Rivista di giureprudenza (dal 1876), la
Napoli nobilissima, rivista di topografia e d'arte napoletana (dal
1892), La Critica (dal 1903); nonché la Rassegna Pugliese, che egli
fondò e diresse dal 1884, inserendovi utilissimi contributi alla
teoria politica, civile e letteraria di quella regione; come già
prima, nel tempo che era stato a Barletta, aveva fondato e diretto
per sei anni un giornale politico. Fece anche, a volte, l'editore; ma
dovè lottare con le difficoltà di chi si trova in luoghi lontani
dai centri letterari, ed è, per di più, assorbito dalla direzione
tecnica e amministrativa di un grande stabilimento tipografico.
Giacchè il Vecchi
non smise mai l'abito di lavorare personalmente nella ua tipografia,
a corrispondere con gli autori, a rivedere le bozze, - che soleva
mandare nitidissime, e spesso corrette anche di errori letterari, - a
sorvegliare ogni minimo particolare delle stampe che si eseguivano, a
provvedere alla spedizione esatta delle varie riviste, che gli erano
affidate. Seduto al tavolino della tipografia, e chino sul lavoro,
passava costantemente dodici e più ore al giorno. E, compensando con
la poca esperienza e attitudine nel mondo degli affari, la sua
esperienza ed attitudine e il suo amore grandissimo per l'arte
tipografica, con tanto lavoro e tanta intelligenza riuscì appena a
tirare innanzi alla meglio, rimanendo sempre povero.
Gli amici, ora che
gli anni pesavano su di lui, cominciavano ad impensierirsi
dell'enorme fatica cui si sottometteva, logorandovi la vita; ed io,
dopo l'ultima volta che lo vidi qui a Napoli, non potei scacciare
dall'animo il triste presentimento di una sventura che si avvicinava,
benchè non la pensassi mai così imminente. Ora la morte è venuta,
e ce l'ha tolto.
Onore alla sua
memoria!; e che l'opera sua sopravviva anche nei tanti bravi operai,
che egli ha formati e disciplinati al culto dell'arte tipografica e
all'adempimento del dovere.
12 febbraio.
B. CROCE.
Non lo sapevo e ringrazio Ambrogio per avermelo insegnato. A Valdemaro Vecchi si potrebbe intitolare qualche cosa? Sòja me: uno slargo, uno stretto, una piazzuola, un interno?
RispondiEliminaMolto interessante. Sorprende nei tratti biografici l' attenzione che era posta nel cogliere le caratteristiche morali delle persone. Erano evidenziati gli ideali nobili, l'attaccamento al lavoro , alla famiglia...Oggi, inoltre, è scomparso quell'apprendistato che consentiva di proseguire un'attività.
RispondiEliminaLe "Controversie archeologiche patrie "del Ghiozzi sono state stampate nel 1843 nella tipografia del padre Giuseppe.
A Valdemaro Vecchi è intitolata una via nel quartiere industriale sorto a nord della tangenziale e a destra della strada per Soragna.
RispondiElimina