Per gentile favore dell'amico Ivano Lorenzoni sono in grado di proporvi questa vera "pillola" di "Medicina per l'anima" estratta da una "ricetta" del medico borghigiano Giuseppe Pallavicino".
Ivano Lorenzoni, bresciano lonatese, sta curando una ricerca che ha per tema la vita e l'opera di questo borghigiano illustre che poi ha scelto Lonato come residenza.
Di Giuseppe Pallavicino più sotto do una minima essenziale biografia e, senz'altro dire, vi propongo questa " pillola" che, oggi più che mai, è un invito alla lettura, medicina liberatrice dell'anima anche nella quotidianità.
A. P.
A. P.
Lettera inviata da Giuseppe Pallavicino a Gian Pietro Comenduco e Baldassare Sozzi, da Lonato, il 9 ottobre 1563 (p. 220v):
"Io abito in Lonato, e nel mezo delle mura di me medesimo. Non penso a ricchezze, le quali, quando si ricercano, ci affaticano; quando s’acquistano, ci impaziscono, et quando si perdono, ci riducono alla disperazione. Io mi levo all’alba, ricomandandomi a Dio. Se non ho molti infermi, studierò Galeno, Ippocrate, Cornelio Celso, Avicenna [medico, filosofo, matematico e fisico persiano], e un solo pratico. Altri di Medicina non voglio ordinatamente leggere. Lo studio sarà di due ore. Visito poi gli ammalati, e doppo mi riduco in chiesa a ringratiar il Signore de’ benefici, che mi fa. Vado a desinare, poi piglio indifferentemente in mano Platone, o gli morali d’Aristotile, o un opera di Tullio, o qualche libro volgare. Dispenso in questa lettura un’ora, e in iscrivere nelle studiate materie meza. Ripiglio anco Galeno per un’ora. Poi ritorno alla pratica, la qual finita, mi riduco in chiesa, e ivi canterò una meza ora con i preti, dipoi caminerò con i Sig. Rettori. Questo nondimeno sarà di rado; ma quasi sempre mia moglie, e io anderemo per questi ameni colli. Ancor non ho cominciato a studiare la sera. Lo studio di Medicina non sarà più di due ore e meza sino in tre al giorno. Quando son in letto, leggerò meza ora qualche libro moderno di Medicina, o di favella volgare. Lo scrivere, che farò per l’avvenire, sarà in materia di Medicina, o in forma di dialogo, o di selva, o come più mi additerà il mio genio; e farò questo in lingua volgare netta e pura, come ho apparato ne’ luoghi, ove son praticato. Poi che si vede in quanta stima sia questa lingua volgare oggidì, ho giudicato non esser punto dannosa una lettura, qual tratti della vita de gli huomini".Giuseppe Pallavicino
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PALLAVICINO GIUSEPPE
Giuseppe Pallavicino dei Marchesi di Varrano (1523-1575) - Diplomatico, medico, umanista e "moderno auttore" a Borgo San Donino, Canneto e Lonato
Pallavicino Giuseppe nacque a Borgo San Donnino 1523, figlio di Galeazzo, dei marchesi di Varano e cavaliere in Borgo San Donnino, e di Margherita Schizzi, fu medico stimato a Borgo tanto che nel 1547, assieme ad Alessandro Trecasali, fu designato per la missione di ottenere dall’imperatore Carlo V benefici per la nostra città.
Servì in qualità di medico sulle galere al comando del principe Andrea Doria, ma la flotta fu assalita dai Turchi e finì schiavo. Riscattato, rientrò a Borgo San Donnino, dove non ebbe vita facile con i nuovi signori di Borgo e, lasciata la città, riprese la sua professione di medico prima a Canneto sull’Oglio, quindi, dal 1562, a Lonato,
Buon letterato nel l566 pubblicò a Venezia uno zibaldone che dedicò al marchese Sforza Pallavicino e di lui si ricordano anche altre opere: una commedia (1555), lo scritto "Esposizione di un salmo" (1562), alcune composizioni poetiche e un saggio di lezioni.
Morì a Lonato nel 1575 e questa città ora ne condivide con noi la memoria.
Servì in qualità di medico sulle galere al comando del principe Andrea Doria, ma la flotta fu assalita dai Turchi e finì schiavo. Riscattato, rientrò a Borgo San Donnino, dove non ebbe vita facile con i nuovi signori di Borgo e, lasciata la città, riprese la sua professione di medico prima a Canneto sull’Oglio, quindi, dal 1562, a Lonato,
Buon letterato nel l566 pubblicò a Venezia uno zibaldone che dedicò al marchese Sforza Pallavicino e di lui si ricordano anche altre opere: una commedia (1555), lo scritto "Esposizione di un salmo" (1562), alcune composizioni poetiche e un saggio di lezioni.
Morì a Lonato nel 1575 e questa città ora ne condivide con noi la memoria.
Grazie Ambrogio!
RispondiEliminaBella quella lettera! È proprio vero che leggendo certi scritti ci si isola dal mondo circostante e dalle pene di ogni giorno...
Mi piacerebbe, però, avere una memoria da elefante per ricordare tutto...
Che persona quel Giuseppe Pallavicino!
Bella scoperta la sua vicenda umana, grazie allo studioso sig. Ivano Lorenzoni con cui mi complimento vivamente!
Sarà, come dico io, che le montagne si vedono da lontano... sono quasi sempre le persone lontane che valorizzano le cose che abbiamo vicino.
Straordinario pensare che nel 1563 un medico combinasse le ore della sua giornata incastrando in armonia, come in un mosaico, le lodi a Dio, la dedizione ai suoi ammalati e lo studio di Medicina sui libri antichi! E in quel cadenzare di impegni sentire il valore del tempo come dono da investire al massimo... E quel "ma quasi sempre mia moglie, ed io anderemo per questi ameni colli"!
Ah che meraviglia, che bell'esempio di vita! Speriamo leggano in molti...
Grazie ancora Ambrogio, insostituibile ambasciatore di bellezze e preziose conoscenze!
Un caro saluto
Mirella
Però, però....il suddetto medico si beccò otto mesi di carcere, avendo ordito una congiura, al ritorno a Borgo, contro il barone di Sesnec, scherano di Carlo V. Lo salvò dalla prigione Ippolito Pallavicino, di Bargone. Era un medico antagonista e black-bloc!
RispondiEliminaGentili... e cari Borghigiani, vi chiedo di avere ancora un po' di pazienza, il libro che racconta la storia del vostro concittadino è in fase di stampa. Scrivo semplicemente per segnalarvi che, in realtà, Giuseppe Pallavicino non organizzò la congiura, ma la subì da parte del Seisnech, e proprio per rivendicare i diritti ad avere tasse più eque per Borgo San Donnino sul cui territorio quest’ultimo tiranneggiava.
EliminaTra le molte frasi significative a riguardo vi è quella inserita nella lettera che il Nostro invia a Ottaviano Pallavicino, da Cremona, il 3 gennaio 1552, dove a un certo punto scrive: "Il desiderio, qual io tengo di servire la mia cara patria, mi sprona ad entrare in qual si voglia pericolo, senza punto dubitare della mia vita. Questo deve fare ogni onesto cittadino".
Cordialmente, Ivano.