giovedì 13 novembre 2025

Ricordo di Claudio Saporetti:

Claudio Saporetti alla cerimonia di conferimento del
riconoscimento di "Burghžàn sträjè" dell'anno 2019 


Se ne è andato Claudio Saporetti, un fidentino straje', da sempre legato alla Sua Fidenza. E'stato un assiriologo, orientalista e archeologo italiano.
E' stato professore associato di assiriologia all'Università di Pisa, uno tra i massimi esperti mondiali di onomastica assiro-babilonese.
E' stato Dirigente di Ricerca al Consiglio Nazionale delle Ricerche e Commendatore al Merito della Repubblica. Ha lavorato per il Ministero degli Esteri alla catalogazione virtuale dei reperti dell’Iraq Museum di Baghdad e ha partecipato a vari scavi in Iraq.
È stato presidente dell’Associazione Geo-Archeologica Italiana nonché provetto alpinista.
È stato fidentino dell'anno nel 2019 con questa motivazione:
"Massimo esperto in assiriologia”: la definizione non rende merito al professor Claudio Saporetti. Di stupefacente versatilità e originalità, nel suo lungo cammino di studioso e docente, ha cambiato in modo sensibile i connotati stessi della sua disciplina e del modo con il quale oggi guardiamo alla storia e allo sviluppo dell'archeologia classica, dell'arte medievale, degli studi biblici. Fidenza, riconosce lo studioso umanissimo, ironico e paziente insieme, nei confronti di chi si approccia alle discipline alle quali si è dedicato.    Il Suo Borgo, per la manifesta passione per la teoria e il gusto dell'applicazione, lo riconosce come Homo Sapiens e Homo Faber".
Così voglio ricordarlo oggi a nome del Suo Borgo.
12 novembre 2025                                                             MP



Claudio tra gli anni cinquanta e sessanta, coagulando attorno a se un agguerrito gruppo di fidentini, allora universitari, formò quell'esperienza pilota che va sotto il nome di UNDIAR (Unione Dilettanti Archeologi). 
Al termine dell'esperienza universitaria, come era normale allora, i più cercavano soddisfazione professionale altrove, Milano ma non solo Milano. Così a Pisa Claudio iniziò la carriera in ambito universitario e si dedicò alla ricerca archeologica e allo studio delle civiltà mediorientali, antica Assiria in particolare.
Ci aveva già lasciato studi, pubblicazioni, articoli sull'amata Fidenza che già aveva indagato nei segreti più riposti, ma, abbastanza recentemente, ha voluto dare forma organica a tanto materiale pubblicando uno scorrevole studio sul medioeve del nostro, suo, Borgo.
 E' stato quindi anche un bravo divulgatore e, sempre in questi ultimi anni, presso l'Oratorio di San Giorgio di Fidenza, le sue conferenze chiudevano le iniziative dell'annuale Festa della Storia.
Ci soffermiamo ora su una sua idea maturata molto precocemente: dotare Fidenza di un Museo, che egli stesso racconta.


Un Museo a Fidenza

Tanto, tanto tempo fa (siamo alla fine degli anni ’50) ha operato, grazie ad alcuni giovanissimi fidentini, una associazione di ricerche storico-archeologiche che si chiamava UNDIAR (Unione Dilettanti Archeologi).
La sua attività era soprattutto dedicata alle ricerche su Fidenza e sul suo contado: ricerche che a quel tempo erano pubblicate, almeno in parte, su alcuni giornali, in particolare sul “Risveglio” e sul “Resto del Carlino” (Sezione Parma). C’è stata anche un’eco nel mio volumetto Nei misteri di Fidenza e del suo territorio. Sulle orme dell’UNDIAR, pubblicato nei «Quaderni Fidentini» N. 22, una ventina di anni dopo (1983).

Tra le prime “fisse” dell’UNDIAR c’era l’idea di un Museo fidentino, che in mancanza di locali avevamo identificato nei matronei del Duomo, unificando così (un po’ ingenuamente) i tesori “laici” e quelli religiosi.

Il 14 Novembre del 1959 usciva così un articolo, corredato da varie figure (l’”acquasantiera” dell’interno, un’altra acquasantiera della cripta, l’arca quattrocentesca, la Madonna antelamica che allora stava ancora sul campanile).
A caratteri cubitali, si intitolava “L’UNDIAR fidentina spera nella creazione di un Museo”. C’era scritto:
“Fidenza è troppo importante per essere priva di un Museo archeologico: è una verità riconosciuta da molte autorità competenti … (È) una questione che si trascina da molto tempo. Abbiamo picchiato a tutte le porte, siamo entrati, si può dire, da tutte le finestre, e non abbiamo ricevuto altro, quando è andata bene, che astratti ed alati incoraggiamenti … “. 
Pur avendo, tra questi incoraggiamenti, quello, più concreto, del Vescovo di allora, non siamo stati particolarmente aiutati in altre sedi. La nostra ripetuta richiesta preso il Comune (“vorremmo permetterci di rivolgerci all’Amministrazione Comunale, chiedendo se da parte sua non fosse possibile ottenere un ambiente”) è stata sempre disattesa, diciamo pure ignorata. L’articolo si chiudeva con l’elenco dei preziosi reperti che vi potevano essere contenuti, compresi manoscritti e bolle.

L’idea veniva ribadita con un altro articolo (stessa sede) del 19 Gennaio 1961, un po’ sconsolato ma non pessimista: 
“ … le piccole ricerche che dovevano servire da corona e da interesse per questa realizzazione più grande (= il Museo), non sono morte e se non altro rimarranno positive in quanti vi hanno partecipato. È per questa convinzione che ci sentiamo in diritto, ancora e forse ancora di più, di ribattere quel chiodo che non si vuole approfondire, ma che penetrerà di certo completamente, anche se forse in un giorno lontano”.
Sulla base di un libro in cui l’idea del Museo veniva ripresa da Costa e Ponzi, ribadivo il concetto molto dopo, in un articolo sulla “Gazzetta di Parma” del 28 Novembre 1982.
Chissà che non sia arrivato oggi (“giorno lontano”, dopo quasi 40 anni), il momento di quella realizzazione. Qualcuno della vecchia UNDIAR non c’è più, ma chi è rimasto ne rimarrebbe certamente commosso.

Claudio Saporetti

2 commenti:

  1. Mi dispiace molto. Lo vidi alla sua ultima conferenza in San Giorgio.

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  2. Beato colui del quale le opere continueranno a parlare alle menti anche dopo la sua morte.
    Sia pace al suo spirito!

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