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martedì 27 aprile 2021

Fornovo 27 aprile 1945, la "Sacca di Fornovo"

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Sera del 27 aprile 1945, trattativa di resa, il Gen. Carloni 
a colloquio con Otto Fretter Pico
 

In occasione del 76° anniversario della Festa della Liberazione il Comune di Fornovo ha ricordato la battaglia dell'aprile 1945. 
I combattimenti, che vanno sotto il nome di “Sacca di Fornovo”, sono senza dubbio l’episodio militare di maggior rilievo delle giornate 24-30 aprile 1945 nella nostra provincia.

domenica 16 aprile 2017

Aprile 1945 - La sacca di Fornovo

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I combattimenti che vanno sotto il nome di “Sacca di Fornovo” sono senza dubbio l’episodio militare di maggior rilievo delle giornate 24-30 aprile 1945 nella nostra provincia. Al termine della sacca concorsero in misura decisiva la truppe del Corpo di Spedizione Brasiliano (F.E.B) comandate dal Mar. Mascarenhas des Moraes. I combattimenti, che si svolsero dal 26 al 30 aprile, si conclusero con la resa di tutte le forze chiuse nella sacca.
Nella battaglia gli italiani si trovarono nei due opposti schieramenti. A fianco delle truppe germaniche i Bersaglieri Repubblicani che, con onore, affrontano la loro ultima battaglia, vedi e leggi: "I Bersaglieri Repubblicani chiudono il conflitto".

Sera del 27 aprile, trattativa di resa, Gen. Carloni 

a colloquio con Otto Fretter Pico

venerdì 24 aprile 2015

La Resistenza e gli Internati Militari Italiani

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Copertina della rivista dell'ANPI del 1996 in cui
troviamo riprodotto un quadro di Ettore Ponzi

La verità non si insegna; bisogna scoprirla, conquistarla. Pensare, farsi una coscienza. Non cercare uno che pensi per voi, che vi insegni come dovete essere liberi. Qui si vedono gli effetti: dagli effetti risalire alle cause, individuare il male. Strapparsi dalla massa, dal pensiero collettivo, come una pietra dall’acciottolato, ritrovare in se stessi l’individuo, la coscienza personale. Impostare il problema morale. Domani, appena toccherete col piede la vostra terra, troverete uno che vi insegnerà la verità, poi un secondo che vorrà insegnarvela, poi un quarto, un quinto che vorranno tutti insegnarvi la verità in termini diversi, spesso contrastanti. Bisogna prepararsi qui, ‘liberarsi’ qui in prigionia, per non rimanere prigionieri del primo che v’aspetta alla stazione, o del secondo o del terzo. Ma passare ogni parola loro al vaglio della propria coscienza e, dalle individuate falsità d’ognuno, scoprire la verità” G. Guareschi, Diario clandestino, 158-159

domenica 17 aprile 2011

Albania 1943: il Cappellano Militare Cap.no Domenico Cavanna

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L'auriga Cap.no Cavanna ed Ettore Ponzi il 24 04 1942 a Pestani Ocrida (Macedonia)
Premessa
Inquadrato come Cappellano Militare il prete fidentino Domenico Cavanna condivise con Ettore Ponzi la Campagna di Grecia e il periodo successivo di relativa pace a Coriza ed a Ocrida. Uniti oltre che dall'appartenenza allo stesso corpo militare anche dall'essere concittadini. Alcune foto in mio possesso testimoniano questo legame di amicizia. Il destino li separò nei mesi precedenti l'armistizio che li colse distanti, Ettore a Berat in Albania, Cavanna nella zona macedone a Castoria dove la pressione militare veniva principalmente esercitata dalle bande titine che quindi già nella seconda metà del 1943 cercavano di creare le premesse per espandere il progetto della nuova e grande Jugoslavia verso sud. 

mercoledì 19 gennaio 2011

La Campagna di Grecia della primavera del 1941

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La piana verso la città di Struga a nord del lago d'Ocrida, teatro della battaglia dei giorni fra il 7 e l'11 aprile 1940.

La rottura del fronte greco a Struga
Ettore Ponzi partecipò alle operazioni di guerra svoltesi alla frontiera greco-albanese, dal 23 marzo al 23 aprile 1941. La divisione di appartenenza l'Arezzo era dislocata nel sud-est dell'Albania e fronteggiava le armate greche saldamente attestate presso il lago D'Ocrida e nella città di Struga. Queste località in territorio macedone erano state occupate dall'esercito greco alla fine del 1940 dopo la vittoriosa offensiva contro l'esercito italiano. Con l'intervento tedesco nello scacchiere balcanico meridionale le sorti della Grecia erano segnate e gli italiani ripresero l'offensiva. La divisione Arezzo incontrò tuttavia una forte resistenza. 
Nella battaglia dei giorni fra il 7 e l'11 aprile l'80^ Legione Camicie Nere d'Assalto, comandata dal Console Secondo Meneghetti, pur essendo di riserva, si portò in prima linea per aiutare altri reparti in forte difficoltà e in procinto di ripiegare. Il giorno 11 aprile la legione produsse un vittorioso contrattacco che cambiò le sorti della battaglia che sembrava compromessa. Il Console Meneghetti alla testa dei suoi soldati rimane mortalmente ferito e, trasportato all'Ospedale da Campo n° 119, tre giorni dopo muore. Alla sua memoria, per questo episodio, fu decretata la medaglia d'oro al valore militare.

La tomba del Console Secondo Meneghetti ad Ocrida


MOTIVAZIONE DELLA MEDAGLIA D’ORO

“Comandante di una Legione Camice Nere di riserva divisionale, determinatasi una sacca nella prima linea, in seguito a preponderante attacco nemico, prontamente si lanciava alla testa dei suoi uomini e animosamente contrattaccando, dopo accanita lotta, volgeva in fuga l’avversario. Mentre esposto alle offese nemiche, impavidamente ed abilmente guidava le sue camice nere all’inseguimento, cadeva mortalmente ferito. Durante il trasporto al posto di medicazione, dava prova di magnifico stoicismo, rivolgendo ogni suo pensiero all’azione in corso ed alla sua legione. Nell’imminenza della fine, si dichiarava lieto del suo sacrificio ed inneggiava alla Patria. Figura eroica di comandante intelligente ed ardimentoso, esempio delle più alte virtù militari.”

Karakol - Struga - Ohrida (fronte greco) 7- 11 aprile 1941



IL CONSOLE MENEGHETTI E LA FIGLIA NORA

Secondo Meneghetti nasce a Ravenna il 25 marzo 1893 da Gaspare e madre ignota. Per le particolari condizioni famigliari a cinque anni viene ospitato in un collegio a Trieste, allora considerato territorio estero.  Pur avendo vissuto l'educazione e la giovinezza in territorio austriaco, i forti sentimenti patriottici lo riportano in patria per arruolarsi volontario nell'Esercito Italiano. Nel 1916 è prima soldato poi Aspirante Ufficiale nel 68° Reggimento Fanteria e nel 1917 viene promosso anticipatamente a Sottotenente per meriti di guerra per le brillanti operazioni condotte sul Mrzli e nella Conca di Plezzo. Nel 1918 passato in forza al 30° Reparto d'Assalto prende parte alla battaglia di Vittorio Veneto. Con la conclusione della guerra viene assegnato al Quartier Generale del Governatorato della Venezia Giulia in Trieste, la città della sua gioventù, dove nel maggio 1920 consegue la promozione a Tenente. Incline alla vita militare inoltra domanda per rimanere nell'Esercito in Servizio Permanente Effettivo e nel biennio 1924-1925 presta servizio prima nel 9° poi nel 3° Reggimento Alpini. Entra poi nella Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale. Mobilitato nel 1935 per la Campagna in Africa Orientale  è poi promosso Console (grado della milizia parificato a colonnello) ed assume il comando della 101^ Legione Libici. Decorato di una croce di guerra al valore militare viene rimpatriato nel 1937. Con l'entrata in guerra dell'Italia nel giugno 1940 gli è affidato il comando dell'80^ Legione Camicie Nere d'Assalto e nel marzo 1941 parte per il fronte greco-albanese. Un mese dopo, nella battaglia dei giorni fra il 7 e l'11 aprile alla testa dei suoi uomini guida un vittorioso contrattacco ma nel successivo inseguimento rimane mortalmente ferito.
Nora Meneghetti figlia di Secondo Meneghetti nell'aprile 1945 era Ausiliaria della RSI a Parma. Prelevata dai partigiani  alla fine dell'aprile 1945, Nora fu rapata, condotta per le strade e uccisa insieme ad altri nello stadio Tardini. La motivazione addotta fu quella di essere una cecchina, ma in realtà fu presa in casa dove si era nascosta in un armadio. Probabilmente insieme a lei fu uccisa un'altra ausiliaria, la professoressa Alfonsina Caramelli "cecchina", mentre Nora non aveva mai sparato. Episodi impuniti come questo erano purtroppo a quel tempo ed anche dopo, consuetudine, e troppo spesso rimossi dalla memoria collettiva.