La chiesa è dietro al TIR non sul TIR, l'effetto ottico
può trarre in inganno anche i meno sprovveduti.
Le foto successive non lasciano dubbi in proposito.
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Era il luogo che precedeva l'ingresso di Borgo San Donnino e poi di Fidenza. Da lì transitavano i parmigiani verso Borgo, lì ponevano i loro accampamenti con propositi punitivi, lì restavano inchiodati quando la resistenza si faceva dura, e così la chiamarono Co' duro in omaggio agli assediati.
Ma i simboli non restano tali, e oggi è il cemento a dare consistenza al luogo nel caos urbanistico di questa parte della città, e la chiesa è diventata un dettaglio anacronistico. Chi arriva, senza sapere, si chiede come mai l'abbiano costruita proprio in quel luogo e s'infila nell'imbuto del traffico. Da lì per arrivare al centro rotonde e svincoli di circonvallazioni interne, in alternativa tristi tangenziali che portano la dove prima si andava per via diritta. Solo gli zingari riescono sempre a trovare un luogo in cui accamparsi, perché, loro, la storia se la portano addosso.
Noi eventualmente la inseriamo nelle guide pieghevoli della Via Francigena facendocene vanto dopo aver fatto tutto il possibile per suggerire di passare oltre.
La chiesa romanica di Coduro esisteva prima della chiesa di S. Caterina a Parola, come si rileva da un atto del notaio parmense Isolino Isoleri del 1347. Sorse presumibilmente nel sec. XI in uno dei punti che costituivano un passaggio d’obbligo per i pellegrini che si recavano a Roma percorrendo la via Romea o Francigena; a ciò si conforma l’erezione a lato di essa, sotto lo stesso titolo di S. Leonardo, che è il protettore dei prigionieri, di un ospedale destinato in un primo tempo ad ospitare ed assistere gli ex carcerati ed in seguito divenuto luogo di sosta anche per i romei. Nella bolla di papa Celestino III del 4 maggio 1196 si fa semplicemente menzione della chiesa e dell’ospedale di S. Leonardo, mentre documenti ecclesiastici parmensi sin dal 1230 fanno distinzione tra l’Hospitale de Coduro e l’Ecclesia S. Leonardi de Coduro. L’ospedale fu soppresso nel 1424 in forza di un breve apostolico che ne destinava i beni alla mensa prepositurale di San Donnino; il provvedimento dovette tenere anche conto del fatto che l’assistenza ai pellegrini era assicurata a Borgo da vari ospedali ivi esistenti, tra i quali quello di S. Lazzaro distava circa un chilometro da Coduro; e che, oltre Coduro, sulla via Romea altri ospedali erano dislocati lungo il percorso normalmente seguito dai pellegrini. Si tenga anche presente che un ospedale, pur’esso citato nella bolla di Celestino III, era situato nella vicina villa di Parola, che allora non aveva alcuna chiesa e che faceva parte della parrocchia di Rovacchia o Coduro. Questa, seppure retta da un sacerdote che non risiedeva in luogo stabilmente ma nella vicina città, era importante ed estesa giungendo in prossimità dell’oratorio e dell’ospedale di S. Lazzaro in parrocchia di S. Michele Arc.; il suo territorio si restrinse entro gli attuali confini dopo l’erezione in parrocchia di Parola e la cessione di una porzione territoriale alla parrocchia cittadina di S. Giuseppe Lavoratore.
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