Una volta era festa grande
Una volta era festa grande, quando eravamo più o meno tutti “rurali”. Era come il giorno di Natale. Le “rasdore”avevano un bel da fare, potevano fare in grande perché gli uomini in quell'occasione non brontolavano, ci tenevano al Santo! Avevano appena macellato il maiale, la gallina per il brodo c'era e gli agnolini si potevano fare. Era d'obbligo la torta di Sant'Antonio, che allora non si chiamava “crostata”. Ogni famiglia aveva la propria ricetta, ma tutti, per quanto poveri fossero, ci tenevano a scongiurare la possibilità che “crollasse la casa”! Chi, almeno quel giorno, non aveva un uovo, un po' di farina, due cucchiaiate di zucchero e una bottiglia di marmellata brusca di prugne? (non c'erano i vasetti Bormioli, ma bottiglie tappate con pezzi di tutoli del granoturco) Il bello era in chiesa. La statua del Santo che di solito era appena dentro dalla porta di sinistra, un po' abbandonata, ma pronta per una preghiera frettolosa, era davanti alla balaustra, quasi nascosta dalle candele. Il sagrestano aveva il suo bel da fare per accontentare tutti, avanti e indietro dal campanile in cui teneva le candele. Non erano mai abbastanza grosse per la grazia richiesta, si aprivano i gonfi portafogli oppure si frugava nella tasca interna del “gaban”dove insieme al calendarietto profumato del barbiere c'erano l'immagine del Santo e la modesta offerta per la candela. La messa era solenne, quindi “cantata”, i confratelli erano vestiti con le tonache bianche strette con il cordone e la mantellina rossa, il coro era pieno di cantori, l'organo cominciava a suonare e i chierichetti avevano acceso l'incenso. La chiesa era piena di uomini, anche quelli che di solito giravano alla larga, quel giorno andavano a messa, fossero padroni o “bovari”non importava, quel giorno erano lì insieme. Tutti volevano che le mucche restassero sane, facessero tanto latte e nascessero vispi vitelli.
Che poi stessero attenti alla celebrazione non si sa. Chiacchieravano fra loro di frumento, di latte, di tori... però erano lì con la loro Fede e la speranza che la messa contasse tutto l'anno. |
Bene! Facciamo tesoro della Memoria! Forse in un tempo non lontano le nuove generazioni andranno a cercare traccia di un passato per capire dove sia andata la loro vita e trovare una speranza per andare avanti nel vuoto in cui sono stati lasciati.
RispondiEliminaMarisa, il suo racconto è bellissimo.
RispondiEliminala foto del Santo si trovava in tutte le stalle!
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