giovedì 13 marzo 2025

Anno 1751 – I giustiziati di Castione Marchesi

Fotografia di Paolo Panni


Nel “Fatal Libro dei Giustiziati” che inizia le sue documentazioni dal 1659 circa ed è in parte riportato nel volume “La forca d’bretta – Storia del bandito Berretta e cenni sui condannati a morte in Parma dal 1659 al 1858” (Nota 1) a cura di Ferruccio Botti (ed. Battei) è riportato anche un fatto accaduto in quel di Castione Marchesi, in seguito al quale tre persone del luogo furono condannate alla pena capitale. Un fatto, ad oggi, sconosciuto ai più.
Eccone i contenuti:

“Angiola Borlenghi, di 21 anni circa, impiccata insieme con Antonio Borlenghi, di anni 34 circa, entrambi di Castione Marchesi, tutti e due rei confessi. 
Per quanto riguarda Angiola Borlenghi di parricidio premeditato, insidioso e, di lei mandato, commesso da detto Antonio Borlenghi di Gio, e della Francesca jugali (coniugata) Borlenghi di lei genitori.
Per quanto riguarda Antonio Borlenghi di esecuzione di detto mandato contro i predetti jugali (coniugi) Borlenghi, e di attentato omicidio per mandato della stessa Angiola in persona di Giuseppe Borlenghi, suo unico fratello il quale, benché ferito, si salvò fuggendo. 
Il tutto fu commesso la notte del 10 ottobre 1751 e non ebbe tempo di eseguire l’altro premeditato colpo di avvelenare anche la propria moglie, perché prevenuto a tempo dalla giustizia, cui fu preso.
Per altro l’idea era, con la morte di tutti e due (lusingavagli di eseguirla senza venir, né l’uno, né l'altro, scoperti) stabilire sponsali nozze tra loro e farsi infine disposticii (per disponibile) padroni della sostanze e dei detti jugali Boglenghi. 
Alli suddetti tre rei nelle ore 21 di ieri, martedì fu data la funesta nuova di morte sul patibolo a mano del carnefice, in pubblica piazza, col di più alli due Borlenghi del successivo taglio delle loro teste, dopo esserle trasportate al luogo del delitto in due gabbie di ferroi. 
Ad un tale annunzio nulla si turbò detta Angiola a differenza degli altri due che furono sulle prime più sensibili, giusto il solito dei condannati, e preso questa nelle mani il Crocifisso diede nel tempo stesso segni di vera rassegnazione, anzi, qualche ora dopo di essere nella conforteria, manifestò il desiderio di voler essere cresimata, al quale effetto (…) il vescovo Monsignor Marazzani (Monsignor Camillo Marazzani, nobile piacentino, nacque nel 1711 e morì nel 1760 e fu vescovo di Parma, diocesi dalla quale in precedenza dipendeva Castione) con somma benignità, fu subito al confortatorio a confortarla di un tal sagramento, che lo ricevette con tutte le disposizioni e con un esteriore giubilo, e ne fu madrina certa Maria Villani della vicina Santo Spirito, capitata a caso. La medesima Angiola, insieme con gli altri due, nelle loro rispettive conforterie separate, in questa mattina, dopo udita la santa Messa, e ricevuta la santa Comunione sono state accettate nella nostra compagnia (per la sepoltura e le indulgenze in articulo mortis). 
Indi nell’ora terza a suon di renga (nota 1) in pubblica piazza sono stati appiccati un dopo l’altro a mano del carnefice e così nelle ore 21, recise prima le teste dal carnefice, in due gabbie di ferro, riposte, seco le tracce portandosele a Castione ed esposte alla pubblica vista nel sito ove furono commessi i loro enormi delitti.

Poi i loro corpi sono stati trasportati nelle solite forme al nostro oratorio (quello dell’arciconfraternita del SS.Nome di Gesù che prestava la sua assistenza ai condannati, ndr) con la successiva celebrazione dei suffragi. 
La loro rassegnazione a ben morire fu veduta in tutti, ma singolarmente nell’Angiola sin nel suo principio, progresso e fine si mantenne da forte costante con una ben viva contrizione e fu di tanta ammirazione e consolazione al popolo spettatore che scemò nell’animo di ognuno l’orrore che erasi concepito in sì enorme parricidio”.

Eremita del Po, Paolo Panni


Nota 1: "La forca d' Bretta. Storia del bandito Berretta e cenni sui condannati a morte in Parma dal 1560 al 1857" di Ferruccio Botti. La 1° edizione, edita dalla tipografia Benedettina (Parma) è del 1958, l'ultima da Battei (Parma).  La prima parte è dedicata interamente alle vicende del bandito Berretta; il resto del libro raccoglie notizie di vario genere: spigolature dal "Fatal libro dei giustiziati". Vi troviamo donne e uomini condannati a morte ma anche il racconto della congiura dei Landi e della congiura dei feudatari.    La 3° edizione si presenta con nuovi capitoli e molte nuove illustrazioni, la 4° è illustrata da disegni di Carlo Mattioli e introdotta dalla presentazione di Gianfranco Fiaccadori. 

 Nota 2: rengo réngo s. m. (o rénga s. f.) [aferesi di arengo] (pl. m. -ghi). – Nome dato, in alcuni comuni del Veneto, alla campana che un tempo convocava il parlamento (arengo).


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