Due storie diverse raccontano i due fidentini che martedì prossimo 29 gennaio riceveranno dal prefetto la Medaglia d'Onore della Presidenza della Repubblica, medaglia conferita ai deportati militari o civili nei campi di concentramento nazisti. Questo sito e quelli ad esso correlati hanno dato sempre puntuale resoconto dei conferimenti a concittadini, in calce rimandiamo ad alcuni dei post precedenti.
Arnaldo Vascelli: "Cantavo e i tedeschi mi davano del cibo"
Verrà conferita martedì, alle 11, durante la cerimonia in Prefettura, a
Parma, la medaglia d’onore come riconoscimento al sacrificio, anche al fidentino
Arnaldo Vascelli in quanto deportato in un campo
di lavoro in Germania. Arnaldo Vascelli, «Aldo», 97 anni, che nonostante l’età
avanzata è ancora molto presente, ha voluto raccontate la sua esperienza.
«Quando è iniziata la guerra nel 1940, il 10 maggio, sono stato richiamato
e inviato a Piacenza al IV Artiglieria Pesante. L’otto settembre del 1943 sono
stato preso prigioniero dai Tedeschi e sono stato deportato in Germania il 18
settembre del 1943. E quindi sono stato portato in un campo di lavoro: mi hanno
cambiato destinazione tre volte. I primi quaranta giorni sono stato a
raccogliere patate in un’isola del Mar Baltico, forse Sanit. Quindi ci hanno
trasferito nel bacino della Rhur. La città in cui eravamo si chiamava Mannheim.
Tutte le notti c’erano bombardamenti, perché in quel posto sorgevano le
fabbriche di armi della Krupp. Noi eravamo ai forni e facevamo le molle per i
cannoni. Era un lavoro molto faticoso e se uno si addormentava o rallentava il
ritmo del lavoro veniva punito duramente. Poco lontano da lì sapevamo che
uccidevano gli ebrei».
Mi associo senza ombra di dubbio all'Eroe ex IMI Sig.Bruno Ramenzon.Il risarcimento è sacrosanto e la Germania deve pagare, mentre lo Stato Italiano non deve essere connivente con la Germania.Dare o non dare l'indennizzo è diventata una melina nel tempo, in attesa che gli ex IMI scompaiano tutti.Io spero che i figli ed i nipoti coninuino nella battaglia in difesa dei sacrifici, dei loro padri e dei loro nonni. Così faro io figlio del Soldato Cavacece Carlo classe 1913 deceduto in un lager AEL d'Austria. Lo Stato italiano era a conoscenza della morte di mio padre sin dal 27 gennaio 1945 in seguito a dichiarazione dell'Ambasciata Italiana di Berlino, che pero' lo cataloga come lavoratore italiano all'estero, e non come un Soldato chiamato a difesa della Patria, e ne dichiara il decesso, avvenuto presso “l'impresa Arbeitserziehungslager” Dionisen di Bruck (an der Mur, Austria), il 14 novembre 1944; morte avvenuta per TBC polmonare.
RispondiEliminaQuesto documento e' stato tenuto negli archivi di Stato per 68 anni e mai comunicato alla mia famiglia: per dimenticanza, negligenza, o volontà' da parte del Ministero della Difesa.
Con questo documento, ingenuamente, ho fatto richiesta danni all'OIM e nei motivi del rigetto, si giustificano che la morte di mio padre è avvenuta prima dell'anno 1999. conlusione è colpa di mio padre che è morto nel lager, non dei tedeshi che lo hanno condannato ai lavori forzati, con morte certa.Inoltre la domanda d'indennizzo è tardiva (l'anno 2001 è la datta ultima per le istanze).Anche nel secondo motivo di rigetto è mia responsabilità della domanda tardiva, non dello Stato Italiano che ha tenuto nel cassetto la lettera di decesso di mio padre per 68 anni.