Ricordo di Don Amos a un anno dalla sua
morte.
Dicembre … è già passato un anno.
Vorrei ricordare
Don Amos e dire che mi è mancato, semplicemente. Credo non solo a
me, visti i tanti fiori continuamente posti davanti alla sua tomba.
Ci ha lasciato il 30 del mese, dopo tante sofferenze che hanno minato
e trasformato il suo corpo già esile, assistito amorevolmente dalla
sorella Roberta e dalla nipote Angela, in casa di Carla.
Mi sono mancate
tanto le sue parole di conforto in alcuni momenti, perché lui sapeva
capirmi, mi leggeva nel profondo e, prevedendo addirittura quello che
gli avrei detto, riusciva a farmi cambiare punto di vista e accettare
la realtà valorizzando le cose positive. Per me è stato un grande
dono e di questo ringrazio il Buon Dio: sapeva accogliermi con
dolcezza, sapeva ascoltarmi, sapeva partecipare alle mie pene, poi mi
diceva che aveva pregato per me, un tempo per le mie mani,
ultimamente anche per i miei occhi. Mi aveva pure consigliato un
esame medico che si è rivelato importante per la mia salute.
Mi è mancato
molto, moltissimo, il suo appoggio di studioso anche se, comunque,
l’ho sentito vicino mentre lavoravo al libro sull'Abate Zani. Ho
avuto, infatti, aiuti considerevoli, insperati e gratuiti. Quante
domande, però, gli dovevo ancora porre, che rimarranno tali! Con lui
il mio lavoro sarebbe stato migliore, anche se amava più Giuseppe
Verdi, come lui nato alle Roncole, che Pietro Zani. La sua conoscenza
era vasta, la sua memoria straordinaria, la sua disponibilità
completa, il suo entusiasmo fresco come quello di un bimbo,
nonostante la sua vita fosse stata intrisa di dispiaceri. Non si
lamentava, però, tuttalpiù scrollava la testa e sorrideva. Riusciva
ad accettare le fatiche di ogni giorno con un abbandono fiducioso
all'abbraccio della Madonna di cui era un fervente e innamorato
ammiratore.
Battesimo di Gesù, Dino Mora Fornio |
Lo ricordo il 17
settembre precedente quando ricevette la Cittadinanza Onoraria dal
Sindaco Cantini. Era felice perché alla città di Fidenza aveva
dedicato con passione tante sue energie e pagine scritte. Lui amava
rovistare tra le vecchie carte e studiarle per scoprire il nostro
passato, tra quelle gioiva ma perdeva il senso del tempo. Vero topo
d’archivio, una volta è rimasto fin chiuso dentro. Nel ricevere
l’onorificenza, per la prima volta, l’ho sentito elencare alcune
sue opere e azioni. Già molto provato dal male, forse aveva capito
che era l’ultima occasione per rammentare pubblicamente il suo
impegno religioso e amorevole per la storia e l’arte di Borgo, poco
riconosciuto. Nessun prete era presente a quel Consiglio Comunale.
Fuori, nel cortile del Municipio, sono riuscita, con mio grande
piacere, a fotografarlo sorridente.
Lo ricordo nella
Chiesa di Chiusa Ferranda, dove talvolta assistevo alla sua Messa
domenicale dopo aver saputo che non stava bene. Là c’era meno
gente che a Bastelli, per cui era più probabile riuscire a
parlargli. Durante la celebrazione era attorniato da diversi
ragazzini-chierichetti, qualcuno un po’svogliato per la verità,
che lui sapeva coinvolgere prendendoli gioiosamente per mano nel
momento della recita del Padre Nostro. Era bello vederli insieme a
semicerchio attorno all’altare! Alla fine, da uno di loro faceva
augurare il “Buon pranzo!” come aveva insegnato Papa Francesco.
Ricordo le sue preghiere accorate per la salute e per il lavoro dei
parrocchiani e sempre un pensiero ai cari defunti.
Non ero mai
entrata in quella Chiesa e quando lo feci, provai un senso di
desolazione e di abbandono. Un’improvvida tinteggiatura color
caffelatte mi dava tristezza, il quadro sopra l’altare maggiore
(San Giovanni Ev. e Santi, forse di Luca Casana) addirittura senza
cornice, solo lo splendido gruppo ligneo della Madonna di Caravaggio
mi aveva aperto il cuore alle bellezze che potevano esserci un tempo.
Battesimo di Gesù, Dino Mora Chiusa Ferranda |
Sulla parete sinistra, vicino
all'ingresso, un tondo, stranamente, aveva attirato la mia
attenzione. Il Battesimo di Gesù che vi era dipinto, mi era
famigliare. Quelle figure risolte con fluide e veloci pennellate, io
le avevo già viste. Possibile? Si: le avevo viste nella Chiesa di
Fornio, affrescata dal prof. Dino Mora nel 1910, e ammirate durante i
grandi festeggiamenti del centenario. Allora il Mora ha decorato
anche la Chiesa di Chiusa Ferranda!
Artista eclettico
e fantasioso, non si contano le sue opere: i fidentini hanno anche il
grande privilegio di avere un rarissimo sipario comodino nel Teatro
Magnani, proprio dipinto da lui, ultimamente rimesso in luce.
Chissà il
tormento di Don Amos nel vedere la Chiesa che gli avevano affidato,
così trascurata, negli occhi la sua, di Sant’Anna di Bastelli, che
aveva fatto rifiorire nel corso degli anni con diversi e vivaci
interventi pittorici e che desiderava tanto fosse eretta a Santuario.
Non lasciava comunque trapelare a
parole il suo dispiacere e già si era messo in pista per farla
restaurare…
Battesimo di Gesù, Oreste Emanuelli Bastelli |
Lui che amava
tanto l’arte e che fin da quando faceva il prete-operaio, quasi non
mangiava per comprare qualche quadro. Lui che avrebbe voluto scavare
tutto il sottosuolo di Fidenza e dintorni e scrostare tutte le pareti
antiche, memore che talvolta può capitare di svelare un tesoro, come
quando, sempre attento a ogni lavoro, “si accorse di qualcosa” e
riuscì a fermare il piccone prima che si smantellasse il muro con lo
splendido affresco di San Giorgio; o quando per preparare il fondo a
un nuovo dipinto nella sua Chiesa, si scoprì “Il Battesimo di
Gesù” di Oreste Emanuelli, che era stato ricoperto perché fatto da un
comunista.
Ora il progetto di
restauro è portato avanti da Don Gianemilio e Don Amos, non Mons.
Amos come diversi scrivono (non era tipo da Monsignore!), sarà
contento lassù. Speriamo che dopo i consolidamenti strutturali e la
sistemazione del sagrato si possa intervenire anche all’interno per
liberare le eventuali decorazioni del Mora per quanto rimane. Di
solito il prof. colornese firmava le sue opere: a Fornio firma
proprio l’ovato del Battesimo, forse il brano migliore, con la
sigla “D. M. 1910” e il “nodo Savoia”.
A Chiusa, dove la scena è riproposta con piccole varianti, non
compare la firma, forse che il pezzo migliore è nascosto in altra
parte della Chiesa sotto il color caffelatte? Sicuramente il nostro
Don da lassù lo potrebbe indicare, ma per il momento rimane a
guardare in silenzio.
Fidenza 13 dicembre 2014
Mirella Capretti
Grazie Mirella
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