martedì 13 gennaio 2015

Febbraio sarà il mese del dialetto “borghigiano”


"Tira e bastira", accogliendo le sollecitazioni di Rete Civica Fidenza e visto l'interesse riscontato anche in CC, l'assessore alla cultura Alessia Gruzza e la Giunta comunale hanno finalmente deciso e, all'inizio di febbraio, indicativamente il 7 febbraio, verrà convocato il Consiglio Comunale in seduta straordinaria a deliberare in ordine alla salvaguardia e valorizzazione del dialetto. 

La proposta non manca di fascino e rappresenta il coronamento di un un impegno di valorizzazione del patrimonio culturale locale che tanti borghigiani prima,  fidentini dopo, hanno contribuito a rendere possibile. 
Teniamo presente che oltre all'aspetto formativo didattico e strettamente culturale possono aggiungersi altre ricadute positive per la città, ma avremo, spero, possibilità di parlarne. 
La giunta, in clima di disgelo e rendendosi conto che il dialetto non è di destra né di sinistra, propone di dedicare un'intero mese, febbraio, al dialetto. 
Ora attendiamo l'ufficialità della cosa e il deliberato del "Cunsìlli Cumünäl" per "rivärgh a cò" (arrivarvi in fondo).

Stralciamo da una recente proposta di Rete Civica avente per oggetto “Salvaguardia e valorizzazione dei dialetti”  questa nota storica cui stiamo per aggiungere un altro capitolo:
  • Dopo l' Unità d’Italia la spinta risorgimentale ha condizionato fortemente anche il problema della lingua e del suo insegnamento. La dialettofobia allora dominante, gravava soprattutto sulla scuola elementare a cominciare dai primi programmi, quelli del 1860, continuando con quelli del 1867, del 1888, del 1894, del 1905. 
  • Dal 1900 escono le prime voci fuori dal coro. Si tratta in genere di linguisti, glottologi, storici, che hanno una visione più scientifica del problema e considerano il bilinguismo un “ valore e patrimonio da difendere e semmai, da ampliare “. Lo sviluppo delle ricerche dialettali: dialetto e folclore ha formalmente inizio con i programmi del 1923 di Giuseppe Lombardo Radice e  si sviluppa verso la fine del secolo un filone di studi che per un momento sembra  possa cambiare il rapporto sopra descritto fra  dialetto e scuola ; 
  • In quel periodo si moltiplicano  i vocabolari dialettali, le raccolte di novelle, canti, ecc.. e si cerca di convincere gli insegnanti che” si può insegnare l'italiano attraverso il dialetto” (filologo Ernesto Monaci). Giuseppe Lombardo Radice, il pedagogista più consapevole in questo senso, nel 1923 redige i programmi della scuola elementare (nell'ambito della riforma Gentile), con precise indicazioni riguardanti l'uso del dialetto in relazione all'apprendimento dell'italiano; in particolare si raccomandano esercizi di traduzione dal dialetto (poesie, racconti, canti popolari, ecc..). Sulla base di queste indicazioni abbiamo una vera e propria fioritura di sussidi didattici;
  • Purtroppo  il regime fascista ha manifestato un' avversione esplicita nei riguardi della cultura popolare e dei dialetti, quasi fossero resti di un mondo povero di cui ci si debba vergognare. Quindi  nel 1934 i programmi di Lombardo Radice vengono svuotati dei loro contenuti più innovativi, sopprimendo ogni riferimento positivo al dialetto;
Questa cartina "politica", tratta da "Viaggio nella storia. Grande Atlante Storico del mondo" TCI-La Repubblica. 1997, ricostruisce le suddivisioni territoriali dell'Italia settentrionale nel Basso Medioevo (1000-1200 circa).  Borgo san Donnino è al centro della mappa, il blu con cui è individuato politicamente  il suo territorio è anche un'isola linguistica. 

La voce "dialetto" viene dal greco diàlektos che significa semplicemente modo di parlare e nella comunità ellenica, i greci, distinguevano già sette diàlektoi. Anche questo è vero relativamente perché, la poetessa Saffo di Lesbo, scriveva in un dialetto eolico ed Omero, in un dialetto??? (annotazione di Claretta Ferrarini)

8 commenti:

  1. Omero scriveva in un dialetto ionico.

    RispondiElimina
  2. Grazie di cuore, Ambrogio, per aver dedicato tanto del tuo spazio al nostro dialetto.

    RispondiElimina
  3. Clary, dacci sotto, fatti valere, perché te lo meriti, ampiamente!

    RispondiElimina
  4. Finalmente saremo un pò meno ignoranti e non perderemo la nostra identità. Dopo tanti anni di lavoro la Claretta vedrà realizzarsi il suo sogno: Il "Burag" non scomparirà.

    RispondiElimina
  5. Il sindaco di Busseto proporrà, ai vicini di Borgo, come ha fatto per il suo paese, anche dei corsi di lingua "islamica"?

    RispondiElimina
  6. Meno male che c'è l'assessore GRUZZA. se no davvero non so chi altri avrebbe avuto il coraggio politico di introdurre un mese intero di riflessioni pubbliche sul dialetto. Queste sono le cose che resteranno.

    RispondiElimina
  7. Non sarà solo un mese di riflessioni (il dialetto è conoscenza e non mera filosofia), ma saranno organizzati: spettacoli, recital e concerti di eccellenti musicisti che, che hanno coniugato la buona musica, al dialetto. Dicono qualche cosa nomi come: Davide Van De Sfross e Chi Delinquênt äd Mòdna?

    RispondiElimina