Dai restauri del Battistero della Collegiata di Zibello riemerge con più chiarezza la delicata e variopinta impronta di Girolamo Magnani che dal 1869 avvolge le forme architettoniche e gli spazi interni del tempietto rinascimentale, già mausoleo dei signori di Zibello, diventato poi cappella di san Vincenzo Ferrer e di san Carlo Borromeo e solo a partire dal ‘700 adibito sede del fonte battesimale.
Come ben sanno gli studiosi, le origini dell’edificio risalgono, infatti, al primo Cinquecento, essendo stato eretto da Clarice Malaspina per accogliere le spoglie del giovane consorte, il marchese Federico Pallavicino, secondo signore di Zibello, prematuramente scomparso nel 1502.
Il paziente lavoro di pulitura e di recupero delle decorazioni ottocentesche, svolto con perizia e infinita pazienza da Roberta Dallaturca, ha inoltre portato al recupero di alcune tracce superstiti della primitiva decorazione ad affresco: un motivo fitomorfo con palmette intrecciate su un fondo blu intenso.
Nonostante l’esiguità del reperto, si tratta di una scoperta davvero emozionante, che conferma l’eccezionalità stilistico architettonica del piccolo edificio, il cui impianto bramantesco riflette chiaramente il gusto colto e raffinato delle corti del rinascimento lombardo.
Nonostante l’esiguità del reperto, si tratta di una scoperta davvero emozionante, che conferma l’eccezionalità stilistico architettonica del piccolo edificio, il cui impianto bramantesco riflette chiaramente il gusto colto e raffinato delle corti del rinascimento lombardo.
Splendido esempio di mecenatismo pallaviciniano (come la coeva cappella della Madonna della Ferrata del Duomo di Fidenza destinata anch'essa ad ospitare il fonte battesimale e a essere ridipinta dal Magnani), il tempietto-battistero merita dunque di essere ulteriormente studiato e fatto conoscere.
Ma prima di riparlare delle tempere ottocentesche, va ricordato che la pulitura e restauro dei preziosi dipinti sono stati preceduti da una serie di impegnativi interventi strutturali, realizzati nel corso del 2015 dall'architetto Sauro Rossi in collaborazione con l’architetto Christian Prati della Soprintendenza ai Beni Architettonici di Parma e l’Ufficio Tecnico della Diocesi: certamente il modo migliore per ricordare a duecento anni dalla nascita la figura del grande artista fidentino e rendere omaggio in modo tangibile alla sua arte.
Le decorazioni del Battistero non costituiscono tuttavia un episodio isolato. Come documentano le ricerche di Umberto Primo Censi promotore dell’iniziativa di restauro insieme al parroco don Giannino Regolani, la presenza dell’artista fidentino va senz'altro estesa alle due cappelle laterali (1859) , dedicate rispettivamente al Crocefisso e a San Carlo Borromeo eletto a patrono della comunità gibellina; per non dire poi della grande tela del Calvario, scenograficamente impostata da Girolamo Magnani come un grande sipario per essere esposta nel mezzo del santuario della Collegiata durante la Settimana Santa.
Sempre al Magnani, almeno in veste di consulente-suggeritore, vorremmo attribuire anche la scelta di collocare sulla facciata in cotto rosso della chiesa quattrocentesca le due grandi statue barocche di san Pio V e santa Rosa da Lima provenienti dal soppresso convento domenicano; con una sorta di piccolo baldacchino o cornice neo gotica incavata nelle lesene, le due sculture in pietra bianca rafforzano in chiave quasi metafisica il dialogo tra la chiesa e la piazza del sagrato, testimoniando per di più un capitolo molto importante della storia religiosa di Zibello.
Anche il piccolo battistero della vicina Chiesa di Pieveottoville, con i suoi esuberanti ornati floreali, può gloriarsi dell’operato di Magnani, decoratore e scenografo amatissimo da Giuseppe Verdi; allo stesso Magnani si devono poi gli splendidi paesaggi dipinti sulle pareti di Villa Bocchi, di cui hanno scritto Giuseppina Allegri Tassoni, Roberto Tassi e Maurizia Bonatti Bacchini.
Sulla feconda attività svolta dal Magnani in altre chiese e dimore gentilizie della Bassa resta ancora molto da conoscere: come a Fontanellato, nella parrocchiale di Santa Croce, dove l’artista borghigiano, ancora studente all’Accademia segnalato da Paolo Toschi al conte Luigi Sanvitale, ha lasciato l’importante ma quasi del tutto ignoto ciclo decorativo della ex cappella dei Consorziali.
Ma soffermiamoci ancora brevemente sulle inedite pitture di Zibello. Si tratta, come abbiamo detto, di delicatissime tempere, molto segnate dal tempo.
Il restauro di Roberta Dallaturca le sta rendendo finalmente leggibili, nonostante la scarsa consistenza dello strato pittorico e le non poche problematicità dovute all'abitudine di Magnani di sperimentare sempre tecniche nuove.
I dipinti, come ricorda l’iscrizione marmorea all'interno del Battistero, furono inaugurati nel 1869. Artista versatile e fecondo Girolamo Magnani da sfoggio della sua straordinaria abilità di eclettico compositore attingendo con disinvoltura ai vari stili del passato, con un repertorio ricchissimo di forme e colori, caratterizzato da notevoli effetti chiaroscurali e trompe l’oeil, proprio come a Fidenza, a Parma ecc.
Da notare, in particolare, nel tamburo della lanterna, gli otto ovali monocromi, con angioletti oranti, che mimano vari moti di devozione e raccoglimento, immagini esemplari che sembrano uscite dai vecchi libri di preghiere. Nei pennacchi, non ancora restaurati, sono riconoscibili tre volti di evangelisti, concepiti come vigorosi ritratti accademici.
Non meno interessante è infine la finta lastra marmorea (non ancora restaurata) che simula un bassorilievo raffigurante il Battesimo di Cristo, con le acque del Giordano che scorrono tranquille tra le rive ubertose di un improbabile paesaggio padano.
Guglielmo (Mino) Ponzi
Nessun commento:
Posta un commento