Nella memoria di chi l'ha
conosciuto rimane ancora il ricordo di una persona schiva, umile ma non
arrendevole , povero e semplice , ma di spirito forte e tenace. Aveva un contegno riservato, le
sue parole erano misurate e soppesate, specchio di una riflessione e di un
pensiero che mirava alla chiarezza e all'essenziale.
Amava la verità e la cercava con
ansia e costanza, come metodo di indagine.
Nato ad Albareto di Fontanellato
il 28 marzo 1914, fu ordinato sacerdote il 4 luglio 1937. Fu subito insegnante in Seminario,
quindi Vicario Cooperatore nella Parrocchia di S. Pietro e in altre della
diocesi finché nel 1954 divenne Parroco di Cogolonchio.
La chiesetta dedicata a S. Giorgio
e la povera casa che lo ospitò, con i pochi abitanti sparsi per la collina
costituirono per trent'anni il suo “eremo”, luogo di preghiera soprattutto, di
studio e di riflessione teologica.
Quante volte il suo spirito avrà
attinto forza e vigore nella solitudine e nella meraviglia delle colline!
L'amore per la verità e la
fermezza di carattere hanno improntato il rapporto con gli altri: la
discussione tra opinioni contrastanti era dovere per il
confronto e la ricerca .
La passione per il latino, che
condivideva con l'amico Don Maffacini, lo accompagnò per tutta la vita. Aveva
familiarità con la metrica latina e le sue composizioni in distici, esametri...
uscivano dalla sua mente in modo naturale.
Si dedicò alla lettura e
all'interpretazione dei versi che nel 1200 Benedetto Antelami aveva scolpito
sulla facciata del Duomo. Il tempo purtroppo compie la sua opera inesorabile di
corrosione e non tutte le incisioni erano e sono ancora leggibili. Come egli
stesso spiegava molti si erano cimentati nella ricomposizione delle parti
mancanti, purtroppo spesso cadendo in errore per la scarsa conoscenza della
lingua e della metrica latina.
Con studio attento, avvalendosi
del confronto e della riflessione sui Sacri Testi (aveva frequentato i corsi
universitari di Teologia fino a conseguire la licenza presso lo Studio Teologico
Bolognese) egli ricompose i versi.
Le sue conclusioni, tuttavia, non furono
accolte benevolmente e gli furono opposte obiezioni da più parti.
Non si scoraggiò, anzi, si immerse
con fervore rinnovato nella sua ricerca finché rinvenne nell'Archivio Vescovile
il codice che confermava la sua ricostruzione e la sua interpretazione dei
versi soprastanti la “Presentazione di Gesù
al tempio” nella nicchia del profeta Davide:
DANS BLANDUM MURMUR FERTUR PRO MUNERE TURTURUna tortora che soavemente mormora viene portata come riscattoSUSCIPIT OBLATUM SIMEON DE VIRGINE NATUMSimeone prende in braccio il figlio della Vergine consacrato a DioVIRGAM VIRTUTIS PROTULIT FRUCTUMQUE SALUTISDio ha fatto sorgere lo scettro regale di potenza e il frutto della salvezzaVIRGA FLOS NATUS EST CARNE DEUS TRABEATUSDal ceppo regale è nato un fiore, Dio vestito di corpo umano
Il documento di A. Corini, che
egli aveva ritrovato, riporta le "Iscrizioni... estratte come esistono sulla stessa facciata".
“Quindi, oggi possiamo ancora conoscere il testo originale dei quattro esametri e li possiamo usare, letti o cantati, in lingua latina o italiana, nella S. Liturgia.” (don Enrico Conti)
La musicalità dei versi esametri
classici leonini (da Leonio, poeta del XII sec.) proviene dalla rima tra il
primo emistichio e il secondo: murmur- turtur, oblatum -natum, virtutis-
salutis, natus- trabeatus.
Con il medesimo fervore dello
studioso si dedicò sia al compito educativo, fu insegnante di religione negli
istituti cittadini, sia alla missione pastorale nella sua comunità.
Dalle numerose carte che egli ha
lasciato, come ricorda Don Amos Aimi, si conoscono i rapporti che l'umile chiesa
di Cogolonchio seppe mantenere con uno
dei grandi amori, dopo il latino, del Seminario di Fidenza: le Missioni.
Qui
maturò la sua vocazione la Serva di Dio Luisa Guidotti Mistrali, qui l'Azione
Cattolica, fondata nel 1933 da Pierina Belli e dalla contessa Cantelli,
continuava ad essere viva tra la popolazione.
Don Conti conobbe le sofferenze fisiche della malattia,
ma seppe rivolgere la sua attenzione benevola a chi gli stava intorno.
Ricoverato in gravi condizioni nel 1955, scrisse “una delle sue più belle
poesie” dedicata alle suore, Figlie di Sant'Anna, dell'ospedale di Fidenza.
Scende la notte sopra l'ospedale / mentre il frastuono cittadino tace;/ ogni infermo nel letto posa in pace: / par sol sentire lieve batter d'ale. / È la suora di veglia che già sale:/ appare qual visione non fugace, / con parole di fede e amor verace/ porta conforto ad ogni capezzale. / Passan lenti i minuti, lente l'ore. / Chi soffre leva grida di dolore. / Salgono al Crocifisso fra i tormenti, / quali preghiere, gemiti e lamenti. / Ringrazia l'ineffabil Provvidenza / chi è salvo per virtù di Sua Presenza.
Marisa Guidorzi
Non sapevo... Grazie per questo articolo. Davvero una notevole figura di uomo e sacerdote
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