lunedì 27 gennaio 2025

Il Carnevale smascherato 2. Effemeridi borghigiane di Fausto Negri

Il Carnevale smascherato 2

(Articolo precedente)

A Borgo San Donnino

Nel Duomo della nostra città, nella torre di destra, sopra la misura del Trabucco, una formella rappresenta “il volo di Alessandro Magno” i quale, per poter vedere tutto il suo grande regno, viene portato in alto sul suo trono da due grifoni che cercano di prendere due pezzi di carne posti su lunghe lance (forse un rimando simbolico all’Ascensione di Cristo al cielo)

I Borghigiani però, secondo una antica tradizione, hanno sempre interpretato questo bassoriliveo come “la Berta che fila”. I rigonfiamenti sulle cime delle aste venivano infatti interpretati come gomitoli di lana che venivano filati dalla madre dell’imperatore Corrado che si chiamava Berta.

Ebbene, come il Pincolini racconta, attorno a questo bassorilievo “facevasi, nella vigilia del Santo Protettore Donnino, pazze danze, schiamazzi, smorfie e grottesche forme di baldoria”.


Era forse un modo per irridere lo scorrere inesorabile del tempo. Comunque sia, anche i borghigiani seguivano l’antico detto latino “semel in anno licet insanire” (“una volta all’anno è lecito sballare”).

Alla leggenda si è aggiunta nel tempo una profezia, secondo la quale quando la formella sarà completamente distrutta, si verificheranno “lutti e rovine”.

Attenzione, il rilievo è già molto corroso!

Il nome della Rosa

Nel famoso romanzo di Umberto Eco “Il nome della rosa”, Guglielmo di Baskervill, interpretato nell’omonimo film da Sean Connery, arriva a capire che non è il Maligno a mietere vittime tra le mura di quell’abbazia ligure in cui è stato inviato come inquisitore, ma un libro, creduto perso da tutti: il secondo libro della Poetica di Aristotile. 

Jorge, il frate cieco, vuole dunque proteggere un volume di Aristotele poiché lo considera estremamente pericoloso per l’umanità. Il Filosofo greco, infatti, vi direbbe che la commedia e il riso sono fonte di conoscenza, una via di accesso alla verità. Ma ciò non è possibile – secondo il frate Jorge - perché il riso nasce dall’ubriachezza, dall’ignoranza e dal sovvertimento dell’ordine. 

Il riso è critica, e ironia, è decostruzione. Il riso è profondamente diabolico, quindi umano. Il bibliotecario vede nel riso “la debolezza, la corruzione, l’ insipidità [...] della carne”. Ed è proprio questo suo odio verso l’ilarità che sta portando la morte tra i monaci, sempre più atterriti.E se allora qualcuno avesse preso sul serio l’affermazione dello Stagirita e avesse cominciato a ridersi della verità presto o tardi si sarebbe finito per ridersi di Dio. Il riso libera dalla paura, mentre invece il rispetto della legge divina si fonda sulla paura, sul timor di Dio, afferma Jorge in un dialogo delirante nella stanza buia.

Per proteggere il manoscritto da mani indiscrete Jorge lo aveva trattato con un veleno potentissimo, sapendo che chiunque ne fosse venuto in possesso lo avrebbe letto con foga ma così si sarebbe avvelenato da solo. Jorge, per suicidarsi, inizia a stracciare e ingoiare le pagine avvelenate del libro, mentre Guglielmo cerca di strapparglielo di mano. Ne nasce una colluttazione durante la quale una lanterna cade sui manoscritti.

Il fuoco divampa subito tra le pergamene, i codici miniati e gli scaffali di legno antico. In poco tempo tutto l’Edificio diventa un’enorme pira in cui migliaia di preziosissimi libri, raccolti con fatica lungo i secoli, vanno in fumo. Il vento completa l’opera di distruzione dell’abbazia, portando il fuoco sulla chiesa e sulle altre costruzioni, mentre molti fuggono e altri perdono la vita.

L’Angelo che sorride

Angelo sorridente – Cattedrale di Reims

Se si pensa che nell’Alto Medioevo, sotto l’influenza del rigorismo monastico, il riso era severamente condannato, appare evidente come questa statua, posta fra i santi e gli angeli della Cattedrale di Reims, sia controcorrente e innovativa.

E’ la statua più contemplata e fotografata, di questa cattedrale francese, denominata “l'Angelo del Sorriso (Ange au Sourire)”, famoso per l'espressione enigmatica con cui guarda alla sua destra, e che ne ha fatto il simbolo della Cattedrale, di Reims stessa e della scultura medievale francese. Scolpito tra il 1236 e il 1245, fu decapitato dai bombardamenti del 19 settembre 1914, quando la testa si staccò e cadde al suolo da oltre 4 metri, spaccandosi in una ventina di pezzi. Ricomposto già nel 1926 e poi ripulito alla perfezione nel 2010, oggi l'angelo sorride ai visitatori come se nulla fosse successo, un vero simbolo di resilienza artistica, religiosa e umana.

DUOMO DI FIDENZA - LE STATUE CHE SORRIDONO

Il nostro Duomo non smette di sorprendere. Le “pietre parlanti” non finiscono mai di inviare messaggi a chi le sa contemplare e “ascoltare”. Se il riso nel Medioevo era in qualche modo avversato o addirittura condannato, nel nostro monumento sono varie le rappresentazioni di bassorilievi “sorridenti”.

Cristo, visto dal basso, è Giudice Lo stesso Cristo visto di fronte, sorride

Il Cristo Giudice, al vertice del protiro centrale, costituisce la chiave di volta dell’arco e l’elemento centrale cui converge l’intero sistema iconografico della facciata.

Cristo, nelle sembranze dell’Eterno tra gli angeli, apre le braccia ai pellegrini rivestito del pallio regale, con l’aureola crociata, seduto su un ampio trono fatto ad arcobaleno. E’ il centro della storia, infatti con la destra tiene un cartiglio che indica l’Antica Legge (i Comandamenti), mentre alla sinistra il cartiglio rimanda alla prima delle Beatitudini del Nuovo Testamento. 

Visto dal basso è Giudice della storia: incute un certo timore. Visto di fronte, in vece, sorride. Non ha poi i piedi nudi, ma i calzari, come i pellegrini: è loro compagno di viaggio!



Sul frontone del portale di sinistra, un “egrotus”, cioé un ammalato ha il viso sorridente proprio di chi ha ottenuto la grazia della guarigione.

Sempre sul timpano del portale di sinistra è raffigurato l’Imperatore Carlo Magno, protettore di Borgo elevato a “città imperiale”. Anch’egli ha un viso sorridente.


Nella calotta della nicchia sopra al Re Davide è raffigurata la”Presentazione di Gesù al tempio”. Maria offre a Simeone il suo primogenito, Gesù (adulto, stempiato, con grandi orecchie perché ascolta il Padre). Questo bassorilievo, visto di fronte è serio, visto di lato sorride!



Oggi il Vangelo della gioia

La mancanza di gioia era proprio la contestazione principale mossa da Friedrich Nietzsche, pensatore rappresentativo dell’uscita da Dio del mondo moderno:  

«Le vostre facce sono state per la vostra fede più dannose delle vostre ragioni. Se il lieto messaggio della Bibbia vi stesse scritto in viso, non avreste bisogno di esigere così costantemente fede nell’autorità di questo libro».
Probabilmente aveva tutte la ragioni per dire questo: era infatti cresciuto senza padre, accanto ad una madre e ad una sorella che tutto il giorno ‘biascicavano’ preghiere accanto al focolare con facce tristi e abbacchiate.

Ma la storia cammina, e così pochi anni fa Papa Francesco ha scritto una Esortazione apostolica che porta il titolo “Evangelii Gaudium” (La gioia del Vangelo”) in cui, ai nn. 4 e 5 presenta una rassegna degli inviti biblici alla gioia.

La fede cristiana è realizzazione dell’umano e non fuga da esso. Il nome che il Papa ha scelto non è a caso. Infatti, San Francesco è stato rivoluzionario anche in questo. Per il Santo di Assisi la hilaritas acquisisce un’importanza fondamentale: egli la vede in un certo senso come un atto di fede. Dice: "Ci sarebbe ben poco da ridere, se Dio non fosse nato e morto per noi! Ma giacché Dio l’ha fatto, e io ci credo…";. Perciò egli raccomanda ai suoi fratelli: “nelle tribolazioni, di fronte a coloro che vi tormentano, siate sempre hilari vultu”. 

Il riso (o, per meglio dire, questo riso, il riso buono) diventa insomma uno stile di vita, uno dei tanti modi con cui il cristiano può testimoniare al mondo la sua fede e la sua gioia per la Resurrezione. E da lì, grazie alla popolarità del carisma francescano, questa nuova concezione del riso e della gioia cristiana si diffonde a macchia d’olio, influenzando (per fortuna!) il pensiero successivo… fino a Papa Francesco… il quale spesso esorta i credenti ad una testimonianza gioiosa: 

«Ci sono tanti cristiani con la faccia da funerale, la cui vita sembra un funerale continuo. Una volta ho detto che ci sono cristiani con la faccia da peperoncino in aceto: sempre con la faccia rossa e anche l’anima è così. E questo è brutto, perché si muovono meglio non nella luce della gioia, ma nelle ombre. Proprio come i pipistrelli, che riescono ad uscire soltanto nella notte ma alla luce del giorno non vedono niente. Possiamo dire che ci sono cristiani-pipistrelli, che preferiscono le ombre alla luce della presenza del Signore».

Poiché la distanza più breve tra due persone è il sorriso, poiché la gioia è contagiosa e il sorriso è ‘una curva che raddrizza tutto’, Papa Francesco darebbe sicuramente ragione a Chopin quando affermò che «chi non ride mai non è una persona seria».

Fausto Negri



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