lunedì 6 gennaio 2025

I tre Cercatori con buona scorta di cammelli

 I re magi: chi erano davvero? - Foto di OpenClipart-Vectors da Pixabay

"I magi questi (s)conosciuti. Si potrebbe titolare così l'atteggiamento generale nei confronti dei "misteriosi" personaggi che il 6 gennaio portano i doni a  Gesù Bambino, la cui carta di identità "ufficiale" (contenuta nel Vangelo di Matteo) è stata arricchita nel corso dei secoli da una lunga, fantasiosa e multiforme tradizione. Dunque conosciuti, anzi conosciutissimi, perché in ogni presepe che si rispetti non mancano mai, ma al contempo anche sconosciuti, perché nell'immaginario collettivo i confini tra realtà e invenzione sono spesso molto labili." 

Inizia così l'articolo che il quotidiano l'Avvenire dedica alla straordinario, remoto, evento che ricordiamo oggi 6 gennaio, giorno dell'Epifania del Signore.

La Cultura stenta di fronte a questa manifestazione che Matteo riprende nel Vangelo come compimento di una lontana promessa. 

In questa inedita composizione di Don Lino Cassi, indimenticato pastore della parrocchia di San Michele di Fidenza, possiamo apprezzare una lettura dell'evento inconsueta, dove i "Magi" un poco si confessano e si interrogano, di fronte a così straordinario segno del cielo. Non più magi ma  ricercatori accumunati dalla Speranza. 


I TRE CERCATORI

Erano partiti i tre Cercatori
con buona scorta di cammelli
carichi di sacche vuote.
«Che fatica e quale tormento
queste sacche!
Come pesa il vuoto sul nostro cammino!
Ad ogni istante
mette in gioco nuove ragioni
per rinunciare.
Eppure, questo vuoto è un grido
un desiderio che non ci dà pace.
E così siamo ancora per strada.»
«Forse lo dobbiamo
a ben nascosti piccoli tesori:
brilla l’uno come un furtivo raggio
strappato al sole;
profuma l’altro, lieve avvolgendo
uomini e cose;
trattiene il terzo quanto è corruttibile
dal precipitare rapido
nel suo destino.
Il loro nome comune, però,
è speranza.»
Erano partiti fidando in una luce
apparsa all’improvviso nella notte.
Una stella esplosa,
forse vicina al nulla;
o una pioggia di frammenti alla deriva:
o un normale fenomeno celeste
senza messaggi impellenti.
E allora perché partire?
Pazzia? Incoscienza? Azzardo?
O che altro?
«Non fu solo quella luce in cielo
che ci spinse a partire,
ma quella che ci accese il cuore:
come un richiamo di amore,
un’attrattiva arcana
che non ammette
indugi o rimandi.»
Giunsero alla grande città
che le tradizioni legavano
al segno loro apparso in cielo.
N’ebbero presto conferma.
Dai primi incontri con gente alla buona
si resero conto
che il loro cercare
li accomunava ad una secolare attesa.
«Ci trovammo a vivere situazioni inquietanti
e quasi assurde.
Noi cercavamo di parlare, interrogando,
di qualcosa che in fondo ci era del tutto ignoto.
E quanti prestavano attenzione alle nostre domande
sembravano capire che cosa cercavamo.
Ma opposto era l’animo.
Ciò che per noi era slancio, spinta a faticare,
passione di trovare,
per loro era stanca rassegnazione,
delusione amara,
morta speranza.»

Lino Cassi 

1 commento:

  1. Grazie sempre, Ambrogio; anche per questo momento di meditazione quasi preghiera, pubblicata allo scoccare della mezzanotte, con le liriche di Don Lino Cassi.
    Lui aveva ben chiaro nel cuore quello che cercavano i Magi: nella sua vita, l' aveva trovato da tempo...

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