giovedì 17 maggio 2012

Romolo e Remo rifondano Fidenza



Sappiamo tutti come è andata a finire, non tanto a Roma, ma qui a Fidenza: costruzioni vuote, verde distrutto, i migliori terreni agricoli urbanizzati, quartieri poveri di servizi, scheletri di edifici iniziati e sospesi. 
I due documenti, ripresi dal "Blog fidentino" documentano la base ideologica del disastro, sono incomprensibili ma capaci di produrre un risultato, un qualsiasi risultato ed a noi è capitato il peggiore


Parlare della “città che cambia” per chi si occupa del disegno urbano e dei processi di trasformazione  fisica dall’interno della macchina comunale, significa cercare di delineare un percorso logico di approccio ai problemi urbani che leghi la nostra esperienza a quelle di altre città.

Può essere utile cercare di fare un’analisi degli strumenti già in atto in un momento delicato e nuovo per il Comune “quale coordinatore e partner di operatori privati nell’attuazione di programmi complessi: parliamo ad esempio del PRU area Stazione”.
Il primo punto sul quale soffermarsi è il quadro di  riferimento in cui si sono costruiti gli accordi territoriali (gli interventi sulla zona monumentale del Duomo, il Programma di recupero Urbano dell’Area Centrale); ed il quadro di  riferimento sul quale si sono costruiti 
gli accordi per l’attuazione del PRU  sull’area stazione (“I nuovi Terragli”).
Valutare questi aspetti significa dar conto di una precisa idea di città, della consapevolezza del ruolo di Fidenza nel contesto  territoriale, delle conseguenze sul piano morfologico e formale delle scelte di una città che gli strumenti di pianificazione di “area vasta” individuano quale polo ordinatore, e che il PTCP della Provincia di Parma ha confermato recentemente. In questo quadro ruolo di riferimento primario è stato svolto dal PRG, il piano “Gabrielli”, che ha posto con chiarezza il tema del “rango” della città mettendo a 
centro due obiettivi:
-definire il limite della città, in particolare a sud dove sono concentrate le espansioni residenziali cercando di recuperare in un disegno coerente, episodi edilizi diversi e frammentati;
- porsi l’obiettivo del riordino funzionale e fisico-morfologico della città esistente da riqualificare e valorizzare. 
Il piano Gabrielli individua in modo innovativo le aree di riqualificazione intorno alla Stazione e coglie in modo sistematico che il riscatto della città e la sua crescita si gioca nelle aree già edificate. La prima fase di attuazione del PRG, successiva all’approvazione definitiva del dicembre 1996 vedeva l’avvio solo di interventi di ricucitura o completamento di tessuti edilizi nelle aree esterne, mentre nelle aree di riqualificazione le difficoltà operative (frammentazione della proprietà, attività insediate, assenza di coordinamento tra interventi pubblici e privati, rendite di posizione da parte di alcuni proprietari) sembravano insormontabili. 
È una fase in cui il Comune sviluppa interventi parziali sulle aree centrali anche utilizzando le possibilità offerte da finanziamenti regionali e nazionali. 
È utile ricordare la prima fase del PREU ed i finanziamenti giubilari che portano ad un’azione coordinata con la Curia Vescovile sull’area del Duomo. 
Da qui nasce un insieme di interventi che vede in poco tempo il recupero dell’area archeologica e di Piazza Grandi, della Torre Medievale e di Casa Cremonini (progetto originario dei Prof.ri Natalini e Savi), la realizzazione del Museo Diocesano ed il  recupero del matroneo nord. Si assiste ad una crescita di consapevolezza sul tema del recupero urbano che porta nel 1998/99 ad inserire nel PREU l’Area centrale della città con il sistema di Piazze in successione che connota fortemente la città di Fidenza e su cui 
prospettano importanti fabbricati pubblici. Viene ripreso il tema del concorso di progettazione (di circa 10 anni prima) sul tema delle piazze, senza seguito operativo ma ancora attuale per i temi urbani che poneva. 

Queste esperienze sono caratterizzate da una crescita di complessità e da alcuni elementi comuni:
• sono esperienze parziali e rivolte quasi esclusivamente ad aree già pubbliche o di grandi 
istituzioni; 
• l’operatore privato, quando ne è previsto il coinvolgimento, interviene sempre ex post o come semplice finanziatore di interventi già definiti. 
Queste caratteristiche testimoniano una certa difficoltà nel coinvolgere le aree private in un mix più equilibrato tra ridisegno degli spazi aperti e caratteri tipologici e compositivi dei fabbricati circostanti. 
Tra il 1998 e il 99 vi è un punto di svolta importante  per capire la maturazione di una strategia di azione completa sulla città costruita che, muovendo dal PRG punta a costruire le condizioni per una concreta attuazione delle sue previsioni. 
Ricordiamo i seguenti passaggi: 
• nel 1998 esce la L.R. 19/98 sulla riqualificazione  urbana che, dopo le esperienze dei singoli programmi, costituisce un quadro di riferimento unitario sotto l’aspetto procedurale ed uno stimolo importante ad intervenire sulle situazioni più complesse; 
• nel 1998/99 vengono costruiti gli accordi per la realizzazione della nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità (oggi Alta Capacità) dove scelte infrastrutturali importanti diventano attuabili in tempi certi (si pensi allo svincolo intermedio sulla tangenziale nord, al nuovo sottopasso pedonale sotto la Stazione ferroviaria che semplifica i collegamenti tra le due parti di città e facilita lo scambio intermodale tra i diversi mezzi di trasporto); 
• progressivamente si coglie come la trasformazione della nuova linea ferroviaria in quadruplicamento veloce della linea storica Milano-Bologna sia destinata a valorizzare il ruolo delle interconnessioni e delle aree adiacenti alle stazioni interessate, tra cui Fidenza; 
• le esperienze già attuate di interventi pubblici sulle aree e sugli spazi della città esistente spingono l’amministrazione a rivolgere quote rilevanti della programmazione delle opere pubbliche sulle aree centrali; 
• al PRG si affiancano strumenti di settore che afforzano il carattere di quadro di riferimento dello strumento urbanistico confermandone indirizzi ed obiettivi. 
È in questa situazione che il Comune di Fidenza si avvia a dicembre 1999 a definire ai sensi dell’art. 2 della L.R. 19/98 gli ambiti territoriali da assoggettare a riqualificazione urbana. 
Si può, quindi asserire che a Fidenza l’individuazione degli ambiti e la successiva predisposizione dei programmi di riqualificazione abbiano già un quadro strutturale in cui inserirsi, definito in primo luogo dalle scelte di un PRG di “nuova generazione” e dai 
piani settoriali che da queste scelte si sono mossi  (PUT e Piano dei Servizi in primo luogo). 
In questa situazione l’opportunità di affrontare in modo organico i temi sottesi alla riqualificazione urbana rappresenta per la città di Fidenza l’occasione per: 
-mettere a sistema le previsioni di un PRG “giovane” capace di assumere il tema della riqualificazione della città esistente come riferimento del proprio operare; 
-analizzare le difficoltà operative incontrate per l’attuazione degli interventi previsti dallo strumento urbanistico generale e mettere in atto strategie in grado di superarle grazie all’azione integrata di più soggetti pubblici e privati; 
-concepire il PRG non come “gabbia” immodificabile, ma come strumento di riferimento 
da sottoporre a verifica, modificare o integrare per dare attuazione alle previsioni contenute ed ottenere i risultati attesi; 
-intervenire su tutti i sistemi che necessitano di azioni di rilancio e “rivitalizzazione”, quando non in condizioni di evidente degrado; 
-agire con una politica integrata che veda la definizione della “qualità urbana” come risultato di una molteplicità di fattori e componenti mutuamente connessi. 
I programmi di riqualificazione urbana che si attiveranno si inseriscono coerentemente all’interno degli indirizzi e delle strategie già rimarcate, divenendo strumento operativo e stimolo nel raggiungere nuovi obiettivi. L’analisi morfologica della città edificata, l’esame della qualità edilizia, l’evoluzione dello sviluppo urbano e delle infrastrutture, le relazioni sociali ed economiche fra le diverse parti dell’edificato, il rapporto fra le funzioni, le debolezze del sistema urbano, sono stati i riferimenti per attivare il processo, sono stati gli elementi che hanno portato ad individuare tre ambiti del territorio comunale da sottoporre a riqualificazione: 

1. La zona centrale in cui si finalizzeranno interventi di recupero dell’area della stazione e delle piazze centrali, di valorizzazione dell’asse storico della via Emilia, di razionalizzazione i collegamenti fra la città e la zona a nord della ferrovia aumentando la 
permeabilità tra le due parti e di riqualificazione di parti urbane nate in modo casuale e disordinato; 
2. La zona produttiva a nord della ferrovia caratterizzata da insediamenti, in parte dismessi, privi di qualità con opere di urbanizzazione spesso inadeguate e con alcuni gravi fenomeni di inquinamento del terreno e delle prime falde confinate;
3. L’ambito di ricucitura del tessuto di espansione residenziale in cui creare le condizioni per costruire un “sistema urbano” relazionando le parti di città attraverso la viabilità, gli spazi pubblici e gli interventi di riqualificazione all’interno dei tessuti deboli caratterizzati da casualità insediativa e scarsa qualità architettonica.

Nell’individuazione degli ambiti sono stati assorbiti di riqualificazione urbana tutti gli strumenti esistenti ed è stato costruito il piano strategico al quale è ancorato il lavoro sulla città. Da quel momento esiste un punto di riferimento dinamico che si pone ad una scala intermedia tra l’apparato normativo del PRG e la strumentazioneurbanistica attuativa. Il lavoro di questi anni (2000/2002) conferma come si stia operando su tutti e tre gli ambiti, non solo sull’area centrale. Il Consiglio Comunale sta approvando il piano direcupero e riconversione produttiva sulle aree di via Marconi, un passaggio epocale nelle dinamiche di trasformazione urbana. Si sta dando assetto al sistema di spazi pubblici nel tessuto residenziale attraverso la successione di giardini disegnati mutuamente connessi tra loro. 
Qui il carattere decisivo lo giocherà la capacità di ripensare ruolo e funzioni dell’attuale attraversamento urbano della via Emilia con scelte che uniscono al disegno della strada e degli attraversamenti occasioni per architetture importanti ai suoi lati. Il piano strategico (definito con gli ambiti da assoggettare a riqualificazione) è stato il riferimento  nel costruire gli accordi territoriali per l’attuazione dell’area commerciale integrata del casello autostradale; e ad esso occorre riferirsi nel ridefinire interventi minori ma rilevanti quali il recupero dell’area  ex Esso di via Gramizzi.
Gli ambiti sono stati il riferimento nel costruire l’accordo di programma con gli altri enti ed i soggetti privati, attraverso le procedure negoziali previste dall’art. 3 della L.R. 19/98. 

Accanto al piano strategico, fondamentale per il PRU è stata la definizione dei caratteri morfologici ed architettonici fondamentali dell’intervento che assumono carattere vincolante attraverso la predisposizione di un piano-guida condiviso da tutti i soggetti coinvolti. 
Questa è un’altra novità rilevante; troppe volte nella costruzione della città contemporanea le continue varianti e semplificazioni hanno portato a risultati concreti diversi o peggiori. Guardando con curiosità ad un’esperienza unica come quella di Salisburgo negli anni ’80 ed a scelte più circoscritte di altre città, in particolare europee, è stato conferito carattere cogente al disegno architettonico e regolato normativamente il confronto tra operatori ed estensori del piano-guida. 
Ultimo aspetto su cui soffermarsi è il nuovo ruolo nelle operazioni di trasformazione urbana che deve svolgere il pubblico, in rapporto anche alla capacità di rispondere alle esigenze e necessità degli operatori privati.
L’ente pubblico deve infatti dimostrarsi interlocutore serio e credibile rispetto agli operatori privati, e non può più trincerarsi dietro un mero compito di rilascio dei provvedimenti autorizzatori.


Fidenza. Il PRU sull’area stazione. Alcune riflessioni. Per fare il punto della situazione sull’attuazione del PRU sul nodo stazione a Fidenza non si può no n partire da alcuni tratti distintivi e specifici del programma che lo hanno contraddistinto fin dalla prima fase di costruzione dello stesso. Innanzitutto la dimensione unitaria di riflessione sulla città: le possibilità offerte dalla Legge Regionale 19/98, infatti, sono state l’occasione per una rilettura strategica ed unitaria degli obiettivi del piano Gabrielli (approvato a fine 1996) che, per la prima volta a Fidenza, tiene insieme e lega strettamente, in una visione globale della città che parte dalla sua forma fisica, le politiche della riqualificazione della città costruita e la costruzione della forma urbana con la precisa delimitazione della stessa verso la campagna. Le strategie della riqualificazione sono quindi parte integrante delle strategie di piano ma risentono ancora di un quadro strumentale ed operativo tradizionale. Ecco che in questo contesto si sviluppano le esperienze parziali dei PREU sugli assi della ricostruzione post bellica e sull’area centrale della città caratterizzata dal sistema delle piazze. Ma è con l’individuazione degli ambiti della riqualificazione urbana e poi con la prima perimetrazione dei programmi attuativi al loro interno, che la dimensione unitaria di azioni e politiche urbane sulla città costruita trova un suo momento cruciale. Non a caso diretta evoluzione di quella stagione di pianificazione operativa è il Contratto di Quartiere II che si intitola appunto “Fidenza: unico grande quartiere” che rappresenta un ulteriore avanzamento degli interventi della riqualificazione urbana su diversi ambiti e situazioni. Altro aspetto specifico è la centralità del disegno degli spazi pubblici all’interno del perimetro operativo del programma, non certo spazi di risulta ma generatori dei nuovi rapporti urbani tra le parti della città e con i nuovi fabbricati che delimitano il fronte della piazza stazione e degli altri spazi pubblici.

Ora nostro obiettivo non è certo riprendere i contenuti del Pru sul nodo stazione, già oggetto di riflessione in passato sulle colonne di questa rivista, ma porre in premessa l’attenzione su questi due aspetti aiuta anche a capire la forza e le difficoltà che il programma ha poi incontrato in fase esecutiva e costituisce anche un fondamentale patrimonio di conoscenza per le sempre più necessarie ed ineludibili operazioni sulla città costruita in grado effettivamente di incidere in profondità sul tessuto urbano. Il programma di riqualificazione, infatti, ha sicuramente goduto nella sua fase iniziale di formazione e di costruzione delle partnership pubbliche e private della forza determinata da una visione unitaria della città, dal disegno innovativo degli spazi pubblici e del tessuto edificato e dall’essere parte di un progetto di costruzione di una nuova centralità urbana coerente con il rango ed il ruolo di polo ordinatore che alla città di Fidenza è riconosciuto dagli strumenti di pianificazione territoriale a partire dal PTCP. 

Fidenza, quindi, come centro e polo di riferimento di un vasto territorio in termini di servizi e di raccordo con i sistemi della mobilità di interesse generale. Su queste basi si è definito un rapporto tra Pubblico e Privato tra i più elevati a livello regionale per ricadute pubbliche derivanti dalla completa attuazione del programma; un dato di fatto che un’analisi serena e scientifica dei numeri e dei contenuti dei programmi ha già evidenziato in altre fasi in specifici studi ed analisi. 
Oggi, però, con il programma in fase di avanzata attuazione nella parte più direttamente a contatto con la stazione essendo già ultimati parte significativa degli interventi privati che determinano il nuovo fronte urbano lungo via Carducci ed essendo in fase di realizzazione l’interramento della viabilità di scorrimento al di sotto della nuova piazza e la ricomposizione degli ampi spazi pubblici che legano la nuova piazza della stazione pedonalizzata al centro storico ed al sistema delle piazze centrali, ritengo sia possibile in fase di monitoraggio rimarcare e sottolineare alcuni aspetti anche di criticità dell’esperienza e principalmente riconducibili alle seguenti tematiche:
- la coerenza tra tempi programmati e tempi reali di attuazione; 
-la dimensione della partecipazione alla definizione del programma e lo sviluppo di una costante e coerente azione comunicativa. 
Anche Fidenza ha dovuto procedere ad una riprogrammazione dei tempi di attuazione del piano inizialmente stimati e definiti come se tutti i raccordi operativi successivi all’accordo generale potessero poi trovare attuazione senza ulteriori difficoltà o intralci. 
Essendo oggi molto più consapevoli di quali erano i nodi da affrontare - dal raccordo con le modalità esecutive con cui le Ferrovie avrebbero attuato gli interventi di loro competenza, ai tempi di trasferimento delle aree di proprietà ferroviaria da dismettere, dai tempi di spostamento di attività e di costruzione di accordi specifici che affiancassero ai fondi del PRU altre risorse pubbliche alle modalità costruttive e di coesistenza di cantieri per la realizzazione dei nuovi edifici e per l’interramento della viabilità che, nel nostro caso, condividono una paratia di contenimento - tutto ciò deve essere meglio considerato sin dalla formazione del programma, elaborando un maggior numero di scenari alternativi ma raggiungendo il punto di equilibrio non sulla visione più ottimistica ma su quella dotata di maggiore realismo garantendosi in caso di uno scenario più positivo la possibilità di rimodellare anche gli accordi con gli altri partner del programma. Certo era per tutti noi (responsabili pubblici e privati) una prima esperienza di tale complessità e come abbiamo già evidenziato, al di là di essere impegnati anche nella rilevante fase che rimane da attuare a cogliere tutti gli obiettivi sottesi al programma la cui conclusione è prevista nel 2012, pensiamo si possano delineare alcune modalità operative tipiche delle politiche e degli interventi di riqualificazione urbana: 
-maggior dettaglio possibile già alla scala del programma/piano attuativo proprio per costruire lo scenario possibile (forse non il migliore ma certamente il più probabile) eventualmente da rimodellare anche in positivo nelle fasi successive; 
-identico impegno di tutti i partner/soggetti attuatori nella gestione del programma e nella realizzazione dello stesso se del caso distaccando al coordinamento dello stesso personale adeguatamente formato; 
- capacità e forza per ridisegnare con la massima trasparenza gli obblighi convenzionali a fronte di variabili che portano un peggioramento dei tempi di attuazione che, come in questo momento, vanno a coincidere con una fase di contenimento nello sviluppo del mercato immobiliare. 
Accanto a questo, un’operazione complessa ed articolata come quella del PRU sul nodo stazione a Fidenza deve essere accompagnata in ogni fase a partire da quella di formazione del programma per proseguire anche nelle successive fasi più delicate della costruzione dei nuovi assetti urbani, da un modello partecipativo che non sia rivolto solo a stimolare e facilitare la partecipazione degli operatori privati ma l’intera città. Vi è stato nel nostro caso un periodo lungo dove, concentrati sulle complesse operazioni di cantiere, abbiamo delegato a forme tradizionali questo rapporto e tutto si è risolto in un dibattito, ci sia consentito sterile, sull’opportunità di avere fabbricati alti dentro il tessuto edificato a Fidenza e sulla nostalgia e non sull’identità dei luoghi, sulla visione di città e sugli obiettivi - certo anche non condivisibili – di cui il nuovo assetto urbano è parte. 
Anche in questo senso l’esperienza fatta può aiutare per dare carattere di maggiore sostanzialità ai processi partecipativi e comunicativi nella formazione dei programmi partendo però da una condivisione delle regole del processo partecipativo e dal portare e sviluppare il confronto sulle idee di città e sui temi che le politiche urbane pongono sul tavolo. 
* Alberto Gilioli Dirigente Area Assetto del Territorio. del Comune di Fidenza dalla rivista “inforum” RER n°33 giugno 2009



2 commenti:

  1. Francus Decodificator Optimus et Maximus4 marzo 2014 alle ore 12:34

    Io ho capito tutto,a fondo e totalmente, anche se, per lo sforzo metabolico, sono qui ad annaspare, sul sofà, tra flatulenze e meteorismi, dovuti alla pesantezza grammatico.lessuial-sintattica dei documenti da decifrare. Voi, siete solo tutti degli invidiosi e gelosi dello stile neo-barocco e rococò dei redattori delle brevi e comprensibilissime note in questione, siete solo dei somari e bovini, analfabeti, studenti fuori corso dei piani bassi delle scuole italiche. Io, invece, ebbene, et in Arcadia ego! Ed ho frequentato anche l'Accademia della Melica, l'Ateneo l'Insipienza, di Roma, e la Scuola Anormale di Pisa, per cui posso vantare doti interpretative incommensurabili, al vostro confronto. Fra l'altro, chi ha stilato le due opere, ottime e massime, mangia come scrive: manicaretti unici, gourmandises griffate, bocconi e calici di nettare ed ambrosia; mica come voi, sgagnatori di salumi vari, di caplèt al formaggio e pan grattato, lasagne, tagliatelle al ragù, tracannatori di lambruscacci e fortane da osteria. Dio vi perdoni e vi accompagni sulle strade sconnesse del Sapere,amen! Chi volesse la traduzione dei documenti, la posso spedire, via mail, a casa, per un compenso modico.

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    1. Leggendo lo pseudonimo latineggiante in testa a questo commento ho pensato di essere ritornato su un blog di nostra conoscenza. Leggendo però il testo non ho più avuto dubbi sul tuo stile scribacchino: Franco Bifani, sei stato nominato! Ci sta, visto che è ricominicato il Grande Fratello, o no?

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