La foto mostra il brano dell'Albizzi riferito al miracolo di Borgo, tratto da una
stampa del 1510 custodita nella Biblioteca Nazionale di Brera in Milano.
La presenza dei francescani a Borgo san Donnino è durata circa seicento anni. Angela Leandri per i caratteri de "il Risveglio" ne traccia la geografia dei luoghi. Nel cuore dei fidentini rimane tuttavia indelebile il ricordo del primo di questi luoghi, quello dell'eremo della Zappella, dove già all'inizio del XIII secolo avrebbero dovuto trovarsi non più di quattro frati secolo stando alle esortazioni di Francesco sul comportamento di frati negli eremi.
Una presenza quindi umile non “una casa comoda” come fu definito il convento che poi fu eretto lungo l'attuale via Bacchini.
Alla ricerca delle testimonianze superstiti di conventi francescani scomparsi con la guida di Angela Leandri
Andato distrutto nell'ultima guerra ma poi ricostruito, l’oratorio della Zappella a Fidenza, a breve distanza dalla strada che porta a Salsomaggiore, si erge semplice e disadorno contraddistinguendo un luogo che non ha mai visto venir meno la propria memoria, grazie all’eccezionalità di un evento che lo ha segnato diversi secoli fa ed è rimasto vivo nel tempo.
Fu lì, infatti, che san Francesco di ritorno dalla Spagna operò nel 1215 il “miracolo del moltiplicato pane” per i suoi religiosi compagni. Il notevole prodigio, di cui ricorre quest’anno l’ottavo centenario, è ricordato da numerosi storici.
Allora erano alcune piccole casupole a definire l’umile convento che si distingueva fuori le mura della città di San Donnino offrendo ricovero ad una piccola comunità di frati conventuali.
Si racconta che “giungendovi il Santo Padre a sera avanzata, que’ poveri frati non avendo pane per rifocillare se stessi e il Santo Ospite, col medesimo si posero in orazione e ne ebbero dal cielo il necessario alimento”.
La chiesa di S. Francesco
I religiosi ottennero in seguito di avere sede all’interno dell’abitato, in “una casa comoda” messa a disposizione dai “pii borghigiani per il bene dei Frati” (cito da un’antica carta), dove poi venne eretto un vero e proprio convento, soppresso agli inizi dell’Ottocento dai francesi.
Della chiesa annessa dedicata a S. Francesco, che sorgeva sull’area dell’attuale teatro Magnani, ci restano splendide opere: il quadro raffigurante S. Giacomo in gloria con i santi Bonaventura, Chiara, Apollonia e Lucia di Antonio Maria Formaiaroli e l’altro con S. Francesco che riceve le stimmate della rinomata pittrice bolognese Elisabetta Sirani, visibili rispettivamente in S. Pietro e nell’ex chiesa dei Gesuiti a Fidenza; il S. Antonio di Padova in adorazione del Bambino di Carlo Angelo Dal Verme nella parrocchiale di Parola.
(Foto a sinistra) - Per lungo tempo il vecchio convento fu utilizzato come caserma, negli anni sessanta fu poi abbattuto per dar spazio a moderne costruzioni. Rimane solo la facciata in gran parte rifatta.)
Il vecchio oratorio della Zappella
“La chiesuola di S. Francesco detta di S. Franceschino della Zappella” rimase anche dopo il passaggio dei frati in città; inizialmente insieme ai fabbricati attigui, poi scomparsi, adibita a ospedale, ma infine ricostruita.
Una lapide affissa sopra il suo ingresso all’esterno ricordava che l’edificio era stato eretto dalla Comunità di Borgo nel 1640.
Lo storico Pincolini, che scriveva intorno al 1750, menzionava l’oratorio tra i luoghi pii come “lo Spedale di S. Francesco della Zappella per le donne, fuori Borgo”.
Di questa chiesetta, restaurata e ampliata nel 1782, e riportata al suo originario stile gotico nel 1907, resta la statua lignea ottocentesca di S. Francesco genuflesso in atto di ricevere il pane dal cielo riposta nell’oratorio attuale.
Il convento dei Frati Minori Osservanti
Del tutto inedita appare invece la testimonianza restituita dalle carte d’archivio per un altro luogo francescano, non altrimenti noto, un tempo esistente a Borgo ma poi scomparso, di cui non resta più nulla.
Era un “ospizio” gestito dai frati Osservanti che sorgeva nei pressi del Duomo (“positum et situatum in Burgo S. Donnini in Vicinanza S. Donnini non longe distante ad ipsa Ecclesia pro comoditate ipsorum Fratrum”) decorato con pitture.
Era stato fondato dal canonico don Giovanni da Noceto per rogito del notaio Lorenzo Cassi sotto il 18 luglio 1505. Ne abbiamo un’idea precisa grazie alla descrizione resa da certo Livio Arcari di Borgo San Donnino il 23 aprile 1629: “I confini dell’Ospicio di Borgo erano ad Oriente una strada contro alla Casa del Ven. Consorzo di S. Donnino, verso mezzo giorno la via comunale contro alle Case de Signori Boccabianca, et Brioschi, verso occidente il viazzolo stretto contro le case del Sig.r Benedetto Rossi, e verso settentrione un’altra via pubblica contro le case fuora di Battista Soldo, e Madonna Maria Ferrarina. Et era la parte ortiva circondata di mura, che si univano con i muri dell’istesso hospicio siche era serato di mura d’intorno. Aveva questo luogo due entrate l’una alla via meridionale per la quale era et di presente è dipinto un S. Francesco in estasi, e verso la via orientale al finir della Casa, e principiar del horto un’altra porta per quale si entrava, e fra poco a mano sinistra s’entrava sotto una loggia in volta, qual era in essa casa, o hospicio verso detto horto, e nel cantone di detta loggia pure a mano sinistra ad entrar per questa porta vi era il suo pozzo.
Aveva camere da basso a mano dritta ad entrare per la porta meridionale, e si camminava per un andito, e si perveniva ad una scala di quadrelli, per quale si ascendeva alle parti di sopra, e nella parte inferiore a man sinistra di detto andito vi era una saletta, e luogo per la legna, e cantina. Di sopra vi era una camera grande da fuoco, che aveva le finestre a mezzo giorno, e dalle altre parti vi erano celle, come son quelle de Frati della Famiglia Osservante. Come pure sotto la loggia vi sono dipinti dei Santi con l’abito di questa Religione.”
Questo convento, ancora esistente nel Settecento, venne ceduto a privati con l’obbligo di mantenerlo. Frate Luigi Fedele da Villanova intorno al 1769 scriveva che “era nel luogo stesso dove è la Casa de Sig.ri Rossi nella Vicinanza di S. Donnino. Il Sito era in Isola, con sua buona abitazione, civile a piano, e di sopra, con suo orto, ed altri servizij bassi”.
Angela Leandri
Molto, ma molto interessante, sia sotto l'aspetto storico che sotto quello linguistico-dialettale. Si notino, infatti, alcuni termini ancora in uso nel nostro vernacolo: "serato" = sarè, cioè chiuso; "man sinistra" = man mänsen'na, cioè a sinistra: "man dritta" = man drìtta, cioè a destra; "andito" = àndit, cioè corridoio di accesso; "quadrelli" = quädrèj, cioè mattoni. Grazie.
RispondiEliminaLo studio del card. Bessarione (che ho ma non so dove tra le mie fotocopie) tratta della Zapella e dei Frati Terziari Francescani De Penitentia Nuncupati (quella della Supra Montem per intenderci!)
RispondiElimina....
cone studioso-devoto di S. Corrado piacentino dell'Ordine della Penitenza Terziario avevo approfondito la faccenda, partendo dal Capitolo del 1280 di Piacenza...
complimenti e se racimolo qualcosa dalle mie scartoffie lo segnalo immediatamente!